Il vintage: uno stile dal fascino intramontabile a portata di click

Un breve percorso alla scoperta del vintage, dalle tappe fondamentali alle app che hanno incentivato uno stile cosi unico e amato

Le passerelle autunno – inverno 2020\2021 hanno visto come protagonista il vintage in tutte le sue sfaccettature. Dagli anni 20’ agli anni 90’, ogni capo e ogni stile caratteristico di quegli anni viene rimesso in auge: frange, bermuda di velluto larghi, camicie con ruches, top a fasce, sandali, e ancora, maglioni a collo alto e cardigan, tornano in modo prorompente anche  durante la Milano Fashion Week del 2020. Il vintage compare anche nelle sfilate primavera\estate 2021, che ci riportano  negli anni 80′ grazie alle maniche a sbuffo, i colori tenui e le trasparenze .

Il tuffo nel passato non si ferma a questi anni, ma continua il suo viaggio ritroso nella storia, fino ad arrivare agli anni 20′ con l’abito piumato,  un vero must have in quel periodo e rimasto intramontabile.

Questo stile è stato da subito accolto con favore dalle celebrities di tutto il mondo, che lo hanno fatto diventare un vero e proprio oggetto instagrammabile. Ma come nasce questo stile? Perché viene scelto?

Gonna midi in satin, la tendenza versatile e chic per l'estate 2020

L’evoluzione del vintage: dagli anni ’50 ad oggi

Questo stile nasce nell’America del secondo dopoguerra, dove povertà e sofferenza dilagavano nella società – non solo americana. Quando lentamente l’economia inizia la sua ripresa, le persone meno abbienti, per possedere oggetti e abbigliamento a poco prezzo ma di buona qualità, ricorrevano al mercato dell’ usato: in modo particolare tra gli accessorie più ricercati vi erano gli occhiali da sole.

Di importanza fondamentale per lo sviluppo di questo stile sono  gli adolescenti. In questo periodo i giovani infatti si presentano divisi in gruppi, ed ogni gruppo si identificava con un particolare genere musicale o modo di vestirsi, dovuti alla nascita di sottoculture giovanili, che hanno  coinvolto anche il mondo della moda. Da queste sottoculture nascono i primi mercatini vintage.

Il vero boom del vintage si ha tra 1960 e il 1970, periodo in cui si vengono a delineare idee anticonsumiste, promosse soprattutto dagli hippies. Essi, in linea con le proprie idee, proponevano l’utilizzo di abiti di seconda mano in modo da ridurre al minimo qualsiasi spreco. Questo modo di vestirsi divenne un vero e proprio stile, rivoluzionando il concetto di moda: non era più inteso come fenomeno riservato a una stretta parte di popolazione, ma qualcosa di accessibile a tutti.

Negli anni 70′ lo stile vintage inizia a spopolare anche in Italia soprattutto tra i giovani e tra gli artisti come Gabriella Ferri e Mara Venier. Quest’ultima, dato il poco successo riscontrato nel campo dello spettacolo, su consiglio di un’amica aprì un negozio in zona Campo dei Fiori, specializzato in capi usati, che chiamò Al tempo perso.

Negli anni 80’, la parole d’ordine è eccesso: attorno ad essa ruotano tutte le tendenze. La moda inizia ad essere sempre più diversificata e, proprio a causa di questa diversità, in questo periodo è più corretto parlare di stili.

Le persone diventano consapevoli del concetto di stile personale e dell’evoluzione e della personalizzazione dello stesso. Due sono i concetti chiave in questi  anni in relazione diretta con il mondo del vintage: la possibilità di guardare al passato per creare la moda del presente e la volontà di crearsi uno stile personalizzato sempre in continua evoluzione.

L’idea di vintage però, così come si conosce oggi, arriva con gli anni 90′. Questi anni si discostano dall’eccesso che aveva caratterizzato il decennio precedente, optando per uno stile più casual. Il vintage, da fenomeno di ribellione al consumismo, arriva a costituire un vero e proprio stile, fonte di ispirazione e di ricerca nel passato. Il culmine si raggiunse nel 2001, quando Julia Roberts ritirò  il suo premio Oscar indossando un abito da sera bianco e nero di Valentino, precedentemente indossato da Lorella Cuccarini al Festival di Sanremo del 1993.

Vent'anni fa agli Oscar - Il Post

 Vantaggi?

Oltre al fattore estetico, molti  sono i giovamenti che spingono sempre più persone a rivolgersi a questo tipo di mercato. Emerge infatti (da un piccolo sondaggio promosso dalla redazione) che  gli acquirenti più affascinati dai capi di seconda mano sono maggiormente ragazzi, under 30. Due sono principalmente i macro-vantaggi derivanti dall’utilizzo di capi di second-hand.

Il primo fra tutti i vantaggi  è il risparmio economico. Questo aspetto è evidenziato in un articolo de Il Post , che ha messo in risalto come il vintage funzioni proprio perché, pur avendo capi firmati, costano molto meno dei prodotti nuovi in commercio. Si legge: “La stylist americana Lauren Goodman spiega che i prezzi dei simbolo iconici di alcune aziende sono aumentati parecchio negli ultimi anni – portando l’esempio di una borsa di Chanel , la stilista continua nell’articolo – una borsa nuova di Chanel, ad esempio, viene rincarata ogni anno del 15 % conviene comprarne una usata che, pur aumentando di valore con gli anni, è più economica.”

Le risposte date hanno evidenziato che tra i motivi che spronano all’acquisto vi è quello ambientale, il 40% degli intervistati infatti dice di rivolgersi a questo stile proprio per “dare una mano a diminuire l’impatto sull’ambiente che la moda Fast-fashion ha sull’ambiente”. Comprare e vendere usato è un ottimo modo per creare un’ economia circolare evitando sprechi di risorse per produrre nuovi produrre nuovi prodotti e smaltire quelli quelli vecchi.  Acquistare usato rappresenta dunque una valida opportunità per ridare una vita a vestiti che altrimenti resterebbero inutilizzati facendo, allo stesso tempo, bene all’ambiente.

Tra le celebrities  che hanno deciso di adottare questo stile, troviamo la fashion blogger più famosa d’Italia,  Chiara Ferragni, che si rivolge al vintage soprattutto per quanto riguarda gli accessori: le borse,  che riesce ad abbinare ad outfit moderni, creano uno stile personale in cui coniuga il desiderio di rimanere ancorata al passato con quello di guardare oltre.

Simbolo del vintage è anche la protagonista  della nota serie Sex and City, Carrie Bradshaw.  Essa ha infatti sfoggiato più di una volta durante la serie abiti retrò, come un vestito floreale, trama che andava molto in voga  gli anni 50′.

Carrie Bradshaws Best & Worst Outfits | PEOPLE

Dove comprare?

Molti sono i siti e le applicazioni che stanno spopolando su internet e che promuovono l’acquisto e la vendita di capi vintage. Tra i più famosi si possono annoverare DepopQuesta applicazione – che nasce nel 2011 grazie all’imprenditore Simon Beckerman – permette di compare e vendere, in base alle proprie esigenze, capi  vintage e di seconda mano. Tra le piattaforme più usate per gli acquisti di questo genere permette di trovare prodotti in ottimo stato. Depop inoltre presenta una grande particolarità: permette di fare shopping direttamente dal guardaroba di alcune star molto conosciute.  Come testimonia in un articolo Vanity Fair  per esempio, ne fanno parte, Bella Thorne, Chiara e Valentina Ferragni, Lily Allen, Emily Ratajkowski e anche alcune showgirl italiane, tra le quali si possono citare Caterina Balivo e Alessia Marcuzzi.

 

Tra i negozi vintage online più popolari vi è inoltre Vinted, disponibile sia come sito, che come applicazione scaricabile su vari dispositivi. Anch’essa consente la compravendita di abiti usati e retrò  attraverso la creazione di una community accostandosi al meccanismo dei social network. L’utilizzo di questa piattaforma prevede la creazione di un profilo utente al quale aggiungere la lista dei vestiti che si vogliono vendere, correlandola di foto e descrizioni; una volta avuta la verifica da parte dell’acquirente si può effettuare l’acquisto e il bello è che le spese di spedizione sono sempre a carico di quest’ultimo.

Nonostante esistano molte altre applicazioni per lo shopping online di capi vintage, la maggior parte degli intervistati preferiscono rivolgersi a negozi fisici o mercati specializzati nella vendita dell’usato. Altri ancora, invece, trovano che il miglior luogo in cui trovare capi di seconda mano non siano altro che l’armadio della mamma o delle nonna.

di Anna Barbieri 

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