“Coming Out”: la difficoltà di uscire allo scoperto si racconta al Cinema

Il mondo LGBTQI+ mostra l'intimità dell'accettazione grazie a un documentario proiettato al Cinema Astra con il patrocinio del Comune di Parma

In occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia (17 maggio), come ogni anno, il Comune di Parma ha voluto promuovere la ricorrenza, finalizzata a coordinare eventi di prevenzione e contrasto di questi fenomeni.

Insieme alle associazioni LGBTQI+, l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune ha patrocinato anche iniziative volte alla sensibilizzazione della comunità cittadina verso questi temi. Tra esse, martedì 18 maggio al Cinema Astra, vi è stata la proiezione – a cura dell’Associazione 24FPS OBIETTIVO CINEMA – del documentario Coming Out (2018), un’opera sperimentale del francese Denis Parrot.

Un coro a più voci per un messaggio forte e chiaro

“L’ultima serata della rassegna “Questioni di genere”, che presenta prime visioni, documentari e incontri che toccano la tematica LGBT è stata a dicembre 2019. Nostra ospite era la regista Céline Sciamma. È stato circa un anno e mezzo fa: era un altro mondo”. Queste le prime parole di Michele Zanlari di 24FPS che ha introdotto la proiezione.

“Mancava molto organizzare una serata per poterci rincontrare in tanti e in compagnia di un grande film internazionale. Tuttavia, data la situazione attuale, si è pensato di fare il contrario: si è scelto di dare spazio a un piccolissimo film su questa tematica”.

Coming Out (titolo originale: Out) è un documentario francese di Denis Parrot. Il film è considerato un’opera sperimentale, in quanto il regista non ha effettivamente svolto delle riprese. Come spiega Zanlari: “Denis ha guardato 1200 filmati su YouTube, ne ha selezionati 19 e li ha montati insieme. Lui non ha diretto nulla, ma ha introdotto il proprio pensiero, affiancando le storie e unendole in un film”.

Il presentatore ha inoltre ribadito che la serata è nata con il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, in particolare dell’Assessorato alle Pari Opportunità. “Mi sembra un gesto incredibile da parte di un Comune, soprattutto nell’attuale periodo, provvedere alla proiezione di questo film, affinché il pubblico della città lo possa vedere”.

Dalla pagina Facebook del Comune di Parma

Zanlari ha poi spiegato che sono diversi i soggetti a far parte del tavolo antiomofobia per le Pari Opportunità del Comune di Parma, il quale si occupa di coordinare le iniziative a tema LGBTQI+. Tra questi vi è l’associazione L’Ottavo Colore. Nata a Parma nel 2007, essa si occupa di promozione sociale, con l’obiettivo di combattere l’omo-trans-bifobia, attraverso la sensibilizzazione e l’informazione, per la piena integrazione di tutte le persone etichettate, per orientamento sessuale o identità di genere, come “diverse”.

Come portavoce di questa associazione, Giulia Ricci ha contribuito con un intervento (redatto a quattro mani insieme a Dorian Leva). Ricci pone l’attenzione sul tema principale del film: “Il coming out è una questione personale, quindi, soggettiva e diversa per ognuno di noi. Il problema più comune a cui si va incontro è la percezione data dalla società che, come sappiamo, è eterocisnormata [ossia, vi è la convinzione che l’eterosessualità e le persone la cui identità di genere corrisponde al sesso attribuito loro al momento della nascita siano l’unica norma N.d.R.]. Conseguentemente, esiste anche una stereotipizzazione del coming out, ma anche di definizione dell’orientamento sessuale e/o identità di genere”.

Oltre a evidenziare le problematiche che ruotano attorno a questo importante momento della vita di molte persone, Ricci ha concluso aggiungendo che “non è un percorso scontato. In qualsiasi situazione, ci vuole coraggio a fare coming out. Soprattutto, ci devono essere anche le condizioni di sicurezza per poterlo fare. Il coming out non ha un’età e non vorremmo esistesse un’aspettativa, una spettacolarizzazione al riguardo. Non dovrebbe esistere proprio perché esso non è dovuto. E, per questo motivo, anche l’outing [cioè il rendere deliberatamente pubblico l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona senza il suo consenso, N.d.R.] è una pratica condannabile“.

Chi esce da un armadio… e chi vi entra

Una scena tratta dal documentario

Come già anticipato, l’opera prima del montatore e artista di computer graphics, Denis Parrot, è un collage di video privati, reperiti da YouTube. In essi, ragazzi e ragazze di tutto il mondo (dall’Australia al Sudafrica, dalla Gran Bretagna al Giappone) fanno coming out, escono allo scoperto. Si tratta di un’abbreviazione dell’espressione coming out of the closet, letteralmente “uscire dall’armadio”, nel senso di dichiarare volontariamente la propria identità di genere o la propria omosessualità.

Si vedono giovani, in particolare adolescenti, che si filmano all’interno delle proprie abitazioni per raccontare la loro esperienza. C’è chi ha già fatto coming out, chi deve ancora farlo e chi attiva la videocamera per riprendere il fatidico momento: alcuni si “rivelano” (o provano a farlo) attraverso una telefonata e altri, invece, si siedono faccia a faccia con i propri parenti, soprattutto uno o entrambi i genitori, ma, ad esempio, compaiono anche un fratello minore e una nonna. Inutile dirlo, le reazioni sono delle più varie: c’è chi accetta senza riserve, specificando che “non cambia nulla”, chi è sorpreso e sbalordito, chi addirittura inveisce, alzando le mani.

Particolare attenzione è riservata ai protagonisti. Entrando a contatto (quasi) senza filtri, con le loro emozioni e i loro stati d’animo, gli spettatori nel corso dei brevi, ma intensi 64 minuti di durata del film, vengono catapultati nel loro universo.

“Sono la mamma di un ragazzo omosessuale e questo film è bellissimo e terribile”. Queste le parole di Michela Munarini, che sottolineano l’impatto della pellicola su chi ha vissuto realmente ciò che essa racconta. Con suo marito Corrado Contini, Munarini ha dato vita nel 2015 al primo gruppo di genitori cristiani di figli gay nato in Italia e chiamato DAVIDE (oggi esso è collegato agli altri presenti sul territorio nazionale). Tramite riunioni per la condivisione e il confronto, l’obiettivo è sostenere le famiglie attraverso il dialogo e lo scambio di opinioni.

“Quello che stiamo cercando di fare, in quanto genitori che abbiamo preso consapevolezza della bellezza dei nostri figli, è accompagnarne altri lungo questo percorso. Perché quando un figlio esce dall’armadio, spesso ci entrano i genitori, che non sanno cosa fare e vanno nel panico. Il fatto che possano parlare e confrontarsi con altri – e non vergognarsi o sentirsi in colpa – credo che sia la strada per cambiare la mentalità”.

In riferimento alla pellicola, inoltre, Michela Munarini ha aggiunto: “Mi ha colpita vedere come alcuni genitori proiettino le proprie aspirazioni sul figlio, come il ‘non diventerò mai nonna’. La sessualità non è una scelta e dobbiamo imparare a cambiare atteggiamento nei confronti dei figli. Essi vanno accettati e amati così come sono. Spesso ciò non avviene e questo è un problema, che esiste ancora di più in un contesto di fede. Anche noi partecipiamo al tavolo del Comune e, in quanto genitori cattolici, ci stiamo battendo moltissimo. Non bisogna dimenticare che anche il riconoscimento sociale della coppia omosessuale dà dignità all’amore“.

di Federica Mastromonaco

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