I disastri naturali aumenteranno e sarà anche colpa nostra

Alluvioni e incendi sconvolgono Europa, Stati Uniti e Cina. Di cos'altro abbiamo bisogno per impugnare la causa del clima?

Case distrutte a Schuld, Germania (16 luglio 2021)

Sono oltre 180 le vittime e oltre 700 i feriti nel Nord Reno-Westfalia e nella Renania-Palatinato, gli stati della Germania occidentale più duramente colpiti dal maltempo nell’ultima settimana. Le piogge torrenziali, con una portata di acqua quasi del doppio superiore alla media mensile, hanno devastato interi paesi. L’alluvione che si è abbattuta il 17 luglio sulla provincia di Henan, in Cina, invece, ha costretto 200.000 persone ad evacuare, oltre ad aver prodotto decine di morti. Cosa sta succedendo? È il caso di preoccuparsi?

Allarme alluvioni: non si tratta del solito (e inascoltato) slogan di qualche attivista

Esondazioni di fiumi e frane le conseguenze di quelle che vengono chiamate flash flood, forti alluvioni che si verificano entro le 6 ore dal nubifragio, un fenomeno che non interessa solamente centri abitati vicino a corsi d’acqua importanti ma può aver luogo anche in aree con modeste risorse idriche. “Lì vivono anche molte persone anziane e nessuno di loro si ricorda una cosa del genere” così l’eurodeputata tedesca Alexandra Geese in un’intervista rilasciata a SkyTg24 commenta il disastro. “Certo, nel corso dei secoli calamità come queste possono esserci state, ma in Germania, dove non abbiamo esperienza di eventi di questo tipo, notiamo che stanno avvenendo sempre più spesso”.

Dopo che il Volme è esondato rompendo gli argini, la città di Hagen ha dichiarato lo stato d’emergenza: un episodio rarissimo e che difficilmente supera le quattro volte per secolo. Dieter Gerten, professore di climatologia e idrologia del cambiamento globale all’Istituto per la ricerca sull’impatto climatico di Potdam, e residente nell’area colpita, si è detto scioccato per la velocità di sviluppo nonché di estensione del fenomeno, previsto dagli scienziati ma non in tale misura. “L’evento di questa settimana è del tutto atipico per questa regione. È durato a lungo e ha interessato una vasta area”. I pericoli legati a nubifragi sono molti: tra questi allagamenti, inondazioni e frane la cui violenza non permette spesso alcun tipo di intervento immediato. A questi si possono aggiungere importanti contaminazioni delle vie idriche, a cui sommiamo gli ingenti danni a infrastrutture e agricoltura.

Cosa ci dobbiamo aspettare?

Di fatto, gli esperti sono d’accordo nel ritenere il disastro di luglio come destinato a non rimanere isolato nel tempo. “Con il cambiamento climatico ci aspettiamo che tutti gli eventi idro-meteorologici estremi diventino ancora più estremi. Ciò che abbiamo visto in Germania è sostanzialmente in linea con questa tendenza”- rincalza Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF). Negli ultimi sette anni abbiamo avuto le più alte temperature finora registrate e il primo indiziato al banco degli imputati è ancora una volta il riscaldamento globale. Da uno studio della National Center for Atmospheric Research (NCAR, Usa) si evince chiaramente come il cambiamento del clima abbia modificato l’andamento delle piogge nell’ultimo secolo.

Le precipitazioni sono progressivamente diminuite in alcune aree per intensificarsi in altre. In particolare, si prospetta un aumento fino al 7% delle piogge per ogni grado in più nell’atmosfera, dal momento che gli oceani evaporeranno in quantità sempre maggiori e il carico di umidità sarà più elevato. Per via della circolazione atmosferica, però, non avremo una distribuzione uniforme: per questo, come è possibile prevedere aumenti anomali in determinate aree, non è remota la possibilità che altre invece vedranno lunghi periodi di siccità. Questo anche per via del fatto che la temperatura media aumenta di due-tre volte ai poli rispetto all’equatore: tale condizione modifica velocità e portata delle correnti a getto presenti in atmosfera, così da ripercuotersi inevitabilmente sugli spostamenti delle perturbazioni.

Gli effetti principali si hanno sulle latitudini medie, dove le correnti d’aria si fanno più lente ma potenzialmente più violente per via del grosso carico di umidità. A questo bisogna aggiungere molti altri fattori, come ad esempio i cambiamenti che interessano le correnti oceaniche, i cui equilibri sono attualmente turbati dallo scioglimento dei ghiacci artici. Tra il 2004 e il 2013 le piogge estreme in tutto il mondo sono già aumentate fino al 7% e sembra che questa tendenza non subirà alcuna inflessione.

 

Vigile del fuoco in Montana, Usa (16 luglio 2021)

 

I paesi colpiti dalle potenti piogge dell’ultima settimana condividono il problema con Canada e Usa occidentali, dove un mese fa un’ondata di caldo che ha raggiunto picchi vertiginosi ha causato centinaia di vittime: 47 °C a Portland e 49,6 °C a Vancouver. Lì l’aria del suolo, scaldandosi, si era spostata in alto formando una cupola ad alta pressione che ha impedito il passaggio delle normali correnti a getto.

Dobbiamo aspettarci che anche episodi di questo tipo aumenteranno, come sottolinea Chelsea Harvey su Scientific American. In Siberia sono state registrate massime di 38°C, valori che proprio in queste ore stanno causando fitti incendi. Di questi si parla anche a New York, dove nelle ultime ore la protezione civile ha allertato la popolazione a causa della densa nube tossica proveniente dall’Oregon: il “Bootleg Fire” ha già distrutto quasi 1.500 chilometri quadrati di suolo. La causa è ancora una volta il riscaldamento globale: laddove gli incendi interessavano porzioni più contenute di territorio, con l’aumento delle temperature si sono andati a modificare i flussi d’aria, innescando continui cambiamenti nelle direzioni dei venti.

Come intervenire?

È del resto un problema che tocca tutti i paesi europei. Alla causa climatica vanno aggiunte componenti antropogeniche non meno importanti: la gestione dei canali idrici e l’urbanizzazione, vale a dire deviazioni dei fiumi, costruzione di dighe e argini, nonché opere sul suolo, come pavimentazioni e superfici impermeabilizzate che alterano o ostacolano il naturale drenaggio nel sottosuolo. Una cementificazione massiva, inoltre, spesso non ha risparmiato pianure alluvionali evidentemente poco consone all’insediamento. Esiste poi un problema legato ad una manutenzione disattenta e inefficiente. Allo stato attuale, nelle aree d’Europa più suscettibili di alluvioni non sono presi in considerazione i rischi di esondazione e i sistemi fognari urbani evidentemente non sono utili a far fronte alle emergenze.

In Italia il quadro non è ugualmente roseo, se pensiamo che abbiamo cementificato più del 7% del territorio nazionale, più del doppio rispetto alla media europea. Ecco allora che dovremo ripensare, nell’ambito della prevenzione, a urbanistica e a piani di emergenza adeguati a sostenere fenomeni naturali sempre più violenti e potenzialmente distruttivi.

Sistema di dighe nei Paesi Bassi

 

La Commissione europea il 14 luglio scorso ha presentato il pacchetto “Fit x 55”, un piano per ridurre del 55% le emissioni entro il 2030: tra le proposte contenute in esso, un maggiore uso di energie rinnovabili, strategie di diffusione dei mezzi di trasporto a basse emissioni, aumento delle politiche fiscali in linea con gli obiettivi fissati dal Green Deal.

Notizie rassicuranti ci arrivano anche dalla scienza: i ricercatori stanno lavorando a nuovi metodi di indagine matematici dei fenomeni estremi. In quella che si chiama “scienza dell’attribuzione”, oltre a quello probabilistico, che studia la probabilità di un dato evento in rapporto al cambiamento climatico, viene ora utilizzato anche il metodo “storyline“, che indaga gli eventi che si verificherebbero comunque, ponendoli in rapporto al peggioramento indotto dalle variazioni climatiche. Questi modelli, favoriti dal maggiore afflusso di dati ottenuti tramite stazioni di rilevamento, consentiranno di stimare sempre più accuratamente l’impatto degli eventi atmosferici.

di Maria Grazia Gentili

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