The House of the Farmer: “Una mostra da vivere” a Palazzo dell’Agricoltore

Un'installazione immersiva dove protagonista non è solo il contenuto, ma anche il palazzo nella sua interezza. Un edificio che negli anni ha vissuto tante vite e presto verrà rigenerato nuovamente per essere un B-corp hotel

Inaugurata a Parma “The House of the Farmer”, la mostra che porta la monumentale opera scultorea site-specific dell’artista inglese di fama internazionale Mike Nelson all’interno di Palazzo dell’Agricoltore.

L’esposizione, curata da Didi Bozzini, trasmette vari messaggi parlando di natura e rispetto dell’ambiente, temi importanti per Alessandro Chiesi e Davide Bollati, proprietari rispettivamente del gruppo farmaceutico Chiesi e Davines, nonché coloro che hanno acquistato nel 2020 l’edificio storico e che presto gli daranno nuova vita con un progetto di rigenerazione.

Da sinistra: Davide Bollati, Mike Nelson, Didi Bozzini, Alessandro Chiesi

Uno sguardo sulla mostra

La mostra occupa cinque piani dell’edificio, più i sotterranei. Il visitatore entrando nell’edificio ripercorre la storia della sua costruzione avvenuta nel 1939, in quanto protagonista della mostra non è solo il contenuto, ma anche il palazzo nella sua interezza, che negli anni ha vissuto tante vite.

L’edificio fu sede dell’organo di direzione delle attività agricole, luogo in cui il lavoro dell’uomo sulla natura, diveniva esercizio del potere politico, in questo caso di quello fascista. E’ in questo contesto che la mostra di Nelson è stata ideata in modo da trasportare il visitatore nella storia del palazzo. L’edificio diventa anch’esso una scultura in cui entrare, da visitare ed esplorare. Pavimenti, scale, pareti, stanze vengono invase da Nelson con materiali naturali, presi da una collina ligure di 6mila mq che doveva essere convertita da natura selvaggia a frutteto, quindi per uso agricolo.

Ci sono rocce, tronchi d’albero, rami e radici: l’intero fianco di una collina. Tutto ciò è stato trasportato all’interno del palazzo per diventare un tutt’uno con l’edificio e con la sua architettura. Un percorso mentale e materiale nella memoria, un intreccio tra riflessione, fantasia, natura e cultura.

Come dichiara il curatore Didi Bozzini: “Questa è un’opera da percorrere integralmente per essere compresa, non ci sono regole da seguire per capire la mostra, ma andar dentro e osservare”.  Riprendendo poi un concetto di Antonio Negri sul rapporto Biopolitico, Bozzini sottolinea il “rapporto strettamente plastico che si lega all’architettura del luogo, ma sopratutto, assolutamente non casuale”.

“C’è qualcosa di molto viscerale nello ‘sgombero’ di uno spazio – dichiara Mike Nelson – gli oggetti assumono una particolare importanza che fino a quel momento era rimasta nascosta. Lo strappo alla campagna può essere visto come un gesto violento in qualche modo collegato al palazzo con un passato totalitario e un promemoria della disumanizzazione dell’agricoltura da parte della meccanizzazione nel XX secolo. Il recupero di questi elementi naturali, inseriti in questo contesto, sembrano apparire commoventi in un simile edificio”.

Davide Bollati paragona la mostra a “un prisma e un caleidoscopio con relative esplosioni di colori dati dalla luce naturale che attraversa l’edificio”. Molteplici poi le riflessioni e connessioni che si possono fare, “questa non è una mostra monotono o incomprensibile, ma si apre a una serie di riflessioni  – politiche, sociali, industriali e ambientali – ed ha varie chiavi di lettura”.

Alessandro Chiesi svela inoltre quale sarà la mission dell’edificio una volta che sarà rigenerato: “Un luogo di cultura, di ospitalità. Infatti, attraverso un processo di restyling, il palazzo diveterà un hotel rigenerativo, non voglio chiamarlo semplicemente hotel. Stiamo lavorando per trovare una chiave nuova, innovativa, che unisca la sostenibilità con la capacità di rigenerare la città, che significa sostanzialmente coinvolgere le persone che possano venire a visitarlo e tutta la città, affinché si possa trovare in questo qualcosa di nuovo. Le potenzialità ci sono, bisogna solo trovare la chiave giusta, iniziando da questa mostra”.

La storia di Palazzo dell’Agricoltore

E’ nel marzo del 1928 quando Carlo Pareschi – segretario della Confederazione nazionale fascista degli agricoltori – annuncia di volere promuovere a Parma la costruzione di una Casa dell’Agricoltore, che al suo interno possa ospitare le istituzioni agricole dell’intera provincia.

Nel 1939, grazie all’interessamento di Guido Marasini, presidente dell’Unione provinciale fascista degli agricoltori, prende avvio la costruzione della Casa dell’Agricoltore, con la clausola che venga corredato di un rifugio antiaereo a protezione della popolazione degli ormai prossimi bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

Palazzo dell'Agricoltore Parma

Palazzo dell’Agricoltore, ph. Carlo Gardini

L’area destinata ad accogliere il palazzo si trova nelle vicinanze della chiesa di Sant’Alessandro e su quel terreno si ergevano i resti di quello che era un monastero, già in larga parte demolito agli inizi dell’Ottocento per lasciare spazio alla realizzazione del Teatro Regio di Parma.

Palazzo dell’Agricoltore viene edificato quindi in piazzale Barezzi come esempio di architettura imponente del periodo fascista. Nel corso degli anni ha ospitato la Banca nazionale dell’Agricoltura, il Consorzio della Bonifica Parmense, associazioni di categoria e il Provveditorato agli studi. Poi l’edificio è stato abbandonato e lasciato in disuso fino al 2020 quando è stato acquistato da una società privata con lo scopo di riqualificarlo e restituirlo rigenerato alla città, affinché recuperi quel ruolo reale e simbolico di sinergia tra il contesto urbano di Parma, la natura e il territorio che lo circonda.

L’edificio di eleva su sette livelli, con una superficie l’ora complessiva di 9mila mq. È presente un cortile interno, su cui si affacciano alcuni balconi e finestre. Tra le caratteristiche che lo distinguono vi è una splendida terrazza che offre una panoramica mozzafiato della città, un soffitto in vetro a doppia altezza e tutti i piani decorati con tessere di mosaico originali. Infine, nel seminterrato, un grande rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale.

Grazie a un progetto di restauro, il palazzo diventerà un hotel innovativo e rigenerativo, primo in assoluto in Italia con la certificazione B-corp, un riconoscimento riservato alle sole aziende che si dedicano alla sensibilità sociale e ambientale. La realizzazione del B-corp hotel dovrebbe iniziare nel 2022 con l’inaugurazione, si spera, nel 2024.

Informazioni utili

L’installazione è visitabile dal 24 settembre fino al 12 giugno 2022. La mostra resta aperta al pubblico sabato e domenica dalle 10:00 alle 17:00 con ingresso gratuito ma consentito solo alle persone in possesso della certificazione verde Covid-19 (Green pass), che però non è obbligatorio per i bambini al di sotto dei 12 anni e per soggetti esenti in base a idonea certificazione medica.

Il numero massimo di visitatori all’interno del palazzo è di 100 persone per volta ed è accessibile anche alle persone con disabilità.

di Simone Puccio

Foto di Jacopo Agnesini 

 

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