Oro blu: la resilienza solo con vere scelte etiche. Il climatologo Luca Mercalli a Berceto

Al Festival dello Sviluppo Sostenibile di Parma un incontro per ribadire l'importanza dell'acqua e le responsabilità che la sfida climatica ci obbliga ad assumere

Si è tenuto il 5 ottobre nel Comune di Berceto l’evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile che ha avuto come ospiti il climatologo e divulgatore Luca Mercalli, il segretario generale dell’autorità di bacino distrettuale del fiume Po Meuccio Berselli e il missionario Padre Alex Zanotelli.

Al centro del dibattito una disanima dei principali rischi per le nostre comunità che vengono dalla scarsità dell’acqua e da disastri naturali quali piogge e alluvioni che colpiranno con sempre maggiore intensità molte aree del nord Italia. Per far fronte alle calamità servono piani di prevenzione e resilienza che vadano a ripensare tutta l’urbanistica locale ed è fondamentale ridefinire gli obiettivi verso la transizione ecologica e la progressiva diminuzione di gas serra. Tutto ciò è possibile solo convertendo il paradigma economico attuale e ripensando il nostro contributo politico in quanto cittadini attivi.

Due estremi dello stesso problema

Acqua pulita e servizi igienico-sanitari sono il 6° dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, un programma di linee guida per lo sviluppo sostenibile firmato da 193 paesi membri dell’ONU nel 2015. Non è un caso che si parli così tanto di questo bene, senza di esso non ci sarebbe vita. Utilizzando combustibili fossili, deforestando e intensificando gli allevamenti di bestiame l’uomo ha modificato i livelli dei gas presenti nell’atmosfera, determinando il cosiddetto effetto serra, la causa principale dei cambiamenti climatici. Le conseguenze di questo scenario per l’acqua possono essere molteplici, ma le più gravi sono la sua scarsità e i fenomeni atmosferici estremi: “Da un lato quindi troppa poca acqua, e dall’altro troppa” commenta Mercalli.

“Per quanto riguarda la prima – afferma Luca Mercalli – in Italia si sono verificati raramente episodi di megasiccità, che durano anni, ma possiamo vedere che già dopo pochi mesi gli effetti sono drammatici, specialmente in estate. Se un Paese come la California si è potuto permettere dal 2012 di tenere testa all’emergenza per quattro anni di fila, è solo perché la sua economia, tra le più potenti al mondo, ruota intorno alla Silicon Valley e non alla produzione agricola. In un paese povero la siccità vuole dire carestia ed emigrazioni”.

All’estremo opposto troviamo le alluvioni, problema più sentito in Italia, e in particolare nel nord. “Viviamo in un Paese – continua il climatologo – normalmente esposto a variazioni delle quantità di pioggia, ma ora il riscaldamento globale rende i rovesci più frequenti e intensi. L’aumento dell’umidità presente nell’atmosfera, e conseguenza di un mare più caldo, fa sì che in alcune regioni, come ad esempio la Liguria, le precipitazioni siano violente”. Se nell’arco di ventiquattro ore scende una quantità di acqua pari a quella media annuale il territorio non può in alcun modo difendersi. “Situazioni allarmanti anche dall’alta montagna, perché laddove nevicava un tempo, oggi si registrano con frequenza piogge abbondanti che contribuiscono alla porzione di bacino che determina le piene a valle”.

Non meno importante è poi l’innalzamento del livello marino, che deriva dalla fusione delle calotte polari: si stima che il livello si stia alzando di 3,7 mm all’anno. Delta del Po e Laguna di Venezia sono a rischio secondo questo scenario. Per fare un esempio geograficamente vicino, “se vogliamo evitare danni a persone, paesaggio e patrimonio storico-culturale – spiega il divulgatore – dobbiamo da un lato optare per una mitigazione dei fenomeni che si concretizza nell’applicazione degli accordi internazionali per ridurre le emissioni di CO2, e dall’altro prepararci a convivere con tali eventi, vista l’inevitabilità dell’aumento di 2 gradi °C e 50 cm del livello marino entro la fine del secolo”.

Acqua ed economia: criticità sul territorio

Sul bacino del Po si registrano 20 milioni di persone, si realizza il 40% del PIL nazionale e si consumano 20 miliardi di metri cubi di acqua. Il fiume ha permesso il progresso nella pianura padana e la vita delle persone dipende ancora da esso. Il cambiamento climatico ci impone un’accelerazione sull’adattamento. “Quello che sta avvenendo – sottolinea Meuccio Berselli – ci ha aperto gli occhi sul fatto che i fiumi vogliono il loro spazio e se non saremo noi a darlo se lo riprenderanno. Nella pianificazione non c’è mai un rischio zero, ma dobbiamo pensare un’urbanistica capace di contenere e limitare i danni delle piene. Questo si può fare solo con un patto sul territorio che è anche espressione di una posizione sul clima”.

È del resto allarmante lo scenario di un cuneo salino nell’entroterra del Po, ipotesi ad oggi possibile se il fiume non trasporta sufficiente quantità d’acqua o semplicemente il livello marino aumenta. Se si dovesse verificare un’emergenza simile, sarebbero a rischio intere colture e quindi la stessa economia del Paese.

“Dobbiamo – continua il relatore – sicuramente pensare anche ad un efficientamento delle reti idriche, ma è anche vero che gli italiani sono grandi consumatori di questo bene, avendolo dato sempre per scontato. Di qui la possibilità che quando avremo bisogno di correre ai ripari non avremo alcun mezzo per farlo”.

Sviluppo non è crescita

“È la prima volta che un papa usa l’espressione ‘diritto alla vita‘, – così commenta Padre Alex Zanotelli dopo aver letto le parole dell’enciclica “Laudato Si’ ” di Papa Francesco del 2015 – che in campo cattolico è usata per aborto ed eutanasia, per riferirsi invece all’acqua.” Di diritto in effetti si tratta, di un bene di e per tutti, ma con i rischi sopra paventati sembra che sempre meno persone avranno accesso ad acqua sicura e pulita. Del resto il divario economico che affama una fetta di mondo verrà inasprito a beneficio di coloro che hanno accesso alle fonti idriche. La corsa all’oro blu è una realtà consolidata e spesso questa azione si esplica sotto forma di tentativi di privatizzazioni. “Ecco che allora  – continua il missionario – bisogna che ci riappropriamo del nostro ruolo di cittadini che fanno sentire la loro voce. Se perderemo questa battaglia, avremo perso tutto. L’acqua nasce come dono e non deve essere mercificata“.

Oggi lo sviluppo è ancora un concetto praticabile. –  sottolinea Mercalli – Quello che non si può fare ancora è crescere. Dobbiamo investire sul welfare e poter garantire cibo e acqua, i servizi sanitari ed igienici, un’istruzione. Infine, dobbiamo riflettere sul superfluo che oggi non è più sostenibile. Quando oggi leggiamo la parola ‘resilienza’ sul PNRR, non è ancora resilienza fisica, ciò che invece le comunità dovrebbero auspicare da qui ai prossimi anni, se vogliono intervenire nella lotta contro il cambiamento climatico: programmi concreti, da attuarsi sul territorio, di gestione, recupero e efficientamento delle fonti idriche.”

di Maria Grazia Gentili

 

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