Udu e Counseling Unipr: la prevenzione psicologica è importante

Aveva invitato i familiari alla laurea, ma aveva sostenuto solo pochi esami. Il suicidio di uno studente di UniBo ha riacceso l'attenzione sul sistema scolastico e sull'importanza della prevenzione

Venerdì 8 ottobre uno studente universitario si è tolto la vita a Bologna, gettandosi dal ponte di via Stalingrado. Il giovane pescarese aveva annunciato ai genitori che quel giorno si sarebbe laureato, ma si è reso poi introvabile. Nel pomeriggio i familiari hanno denunciato la scomparsa ai carabinieri che hanno avviato subito le ricerche, allarmati da alcuni particolari: la casa vuota, le chiamate senza risposta, un messaggio ambiguo inviato alla fidanzata e nessun amico invitato alla discussione di laurea.

Il ragazzo, iscritto alla facoltà di economia, in realtà aveva sostenuto pochi esami e non c’era nessuna laurea in programma. Ha poi scritto a un amico di trovarsi nel ponte, ma quando le forze dell’ordine sono giunte sul posto era già troppo tardi. Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di un gesto volontario.

Questa vicenda – non unica – ha riacceso il dibattito sulla prevenzione dei suicidi fra studenti, soprattutto nell’ambito universitario.

Paura di fallire e università: il pensiero di UDU Parma

Secondo i dati Istat sono circa 4 mila i suicidi in Italia ogni anno: il 5% riguarda giovani sotto i 24 anni: tanti quindi, si legge nell’articolo, i liceali e studenti universitari che hanno deciso di togliersi la vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i suicidi si collocano al secondo posto tra le cause di morte nella fascia d’età dai 15 ai 29 anni. Ma per quali ragioni?

La scelta di una facoltà sbagliata, l’ansia di doversi laureare nei tempi prestabiliti, la pressione degli esami, la delusione, il forte senso di responsabilità e un modello di istruzione da cambiare sono solo alcune delle cause.

Abbiamo chiesto un’opinione a Roberto Panzera, coordinatore di UDU Parma. “L’università dovrebbe formare delle menti consapevoli e critiche e non costruire delle competizioni, perché spesso veniamo messi in un sistema che ci impone di essere migliori del collega”. Una competizione malsana che non mira al miglioramento individuale, ma al superamento del prossimo.

 

 

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Il cambiamento deve partire proprio dalle Università che, secondo UDU, dovrebbero mostrarsi maggiormente attente verso questo tema, tenendo in considerazione il fatto che ogni studente ha una situazione e una condizione personale diversa.

Come riconosce anche Panzera, la risoluzione non è facile e il problema è radicato non solo nel modello di istruzione, ma anche nella società. É per questa ragione che l’Unione degli Universitari si sta impegnando in numerose campagne di sensibilizzazione, sfruttando soprattutto i canali social. Nel sito di Udu è presente, inoltre, un questionario per comprendere la vita degli studenti durante l’emergenza Covid.

La pandemia, infatti, ha peggiorato una situazione già precaria provocando un senso di isolamento, forte stress, disturbi d’ansia, del sonno e depressione: per questa ragione risulta fondamentale un supporto psicologico efficiente. “La salute mentale – continua Panzera – è una priorità e il counseling dev’essere uno dei servizi principali.”

Counseling UniPr: parola agli esperti

Ne abbiamo discusso anche con professionisti del counseling dell’Università di Parma, gli psicologi Sara Aschieri, Claudia Cotti, Maria Angela Pala e Francesco Sulla. Questi esperti ritengono che alla base dell’idea del suicidio nei giovani ci siano la totale assenza di visione di possibilità, la carenza di comunicazione e di speranza per il futuro. In questo senso un gesto estremo viene visto come mezzo per evitare il dolore, la frustrazione e l’ansia quotidiana.

È possibile rintracciare già nei primissimi passi del percorso scolastico – e nello stretto rapporto che c’è tra apprendimento ed emozioni – le ragioni per cui lo studio possa trasformarsi in incubo: “Una delle difficoltà della scuola e della vita è sicuramente la paura di fallire.”, spiegano gli esperti.

Uno studio del 2015 dell’American College Health Association ha mostrato che il 54% degli studenti universitari ha espresso un’ansia schiacciante, sia a causa del duro mercato del lavoro, che di una crescente pressione di adempiere ai proprio obiettivi per garantirsi la formazione post-laurea o il lavoro desiderato”.

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Da non sottovalutare il concetto di performance, nel senso negativo del termine; il rischio è di considerare il processo di apprendimento come una corsa al 30 e lode in tempi da record, dimenticando molti elementi importanti intrinsechi, tra cui la crescita personale e delle capacità emotive e critiche, della relazione con il contesto universitario e di altre competenze trasversali.

“Chiaramente – proseguono gli psicologi – il ruolo dell’università nel prevenire e arginare il fenomeno di suicidio negli Atenei è centrale, ma non separato/isolato da quello degli altri sistemi significativi di appartenenza: va da sé, quindi, la necessità di pensare a soluzioni integrate con altre istituzioni e vari organismi della rete sociale, per mettere il focus anche sulla promozione dell’inclusione sociale e della promozione del benessere psicologico e della qualità di vita nella comunità accademica”.

La nostra esperienza presso il Servizio di Counseling psicologico dell’Ateneo di Parma è, in linea generale, più positiva rispetto ai dati statistici, che mostrano come un terzo degli studenti italiani che necessitano un supporto abbia difficoltà nel riscontrare una figura professionale a cui rivolgersi, a causa dei tempi di attesa prolissi o nella mancata conoscenza del counseling universitario. Seppur con flessioni inevitabili nei periodi di maggiore richiesta, tendenzialmente i tempi di attesa nel nostro servizio sono stati contenuti nell’arco di 20 giorni/un mese”.

La questione della tempistiche di intervento è una delle più delicate. Non sempre riescono ad essere rispettate e a volte non sembrano sufficientemente celeri. Roberto Panzera di Udu ritiene che sia sempre possibile migliorare questo servizio: “Risolvere problemi di questo tipo dev’essere una priorità per l’Università e per lo Stato. Per i casi più complessi poi lo studente dovrebbe essere indirizzato presso dei centri specialistici”.

Altre volte invece le tempistiche riescono ad essere ridotte tramite un primo incontro conoscitivo per valutare l’entità della problematica esposta, seguita da eventuali colloqui d’emergenza, in cui si affianca allo studente un counsellor.

tristezza

La pandemia ha provocato un impatto emotivo importante, limitando le relazioni interpersonali (principale fonte di felicità e confronto) non solo a causa dell’eccessiva paura della contaminazione o di uno stato di confusione, incertezza e preoccupazione, ma anche di cambiamenti nei modi e nella libertà personale quotidiana.

Tutte queste sono fonti di stress intenso che sfociano nell’irritabilità, iperattività fisica, problemi di sonno e concentrazione, perdita di appetito o disturbi alimentari incontrollati, che possono avere gravi conseguenze a lungo andare. Limitare lo stress è possibile, dicono gli psicologi, prestando attenzione alla comunicazione in modo tale da evitare di chiudersi in sé stessi o di utilizzare toni aggressivi e scontrosi, trovando il tempo per dedicarsi ad attività piacevoli  in modo tale da ricaricare le energie.

Nonostante i molti interventi e iniziative di informazione e sensibilizzazione dei giovani rispetto al fenomeno, il lavoro di professionisti e psicologi e nonostante il supporto messo a disposizione dalla comunità e dagli Atenei, resta chiaro che il sistema scolastico va rivisto.

Tanta infatti è la rabbia – in primis degli studenti – davanti a storie come questa, che troppo spesso si ripetono. Lo si capisce bene dal post di uno studente, Simone Buonomo, diventato subito virale “Ognuno si prenda il tempo che vuole per raggiungere i suoi obiettivi e i suoi risultati. Fermiamoci. Finche siamo ancora in tempo. Fermiamo la competizione del sapere e la lotta tra poveri. Non si può morire così. Laurearsi in 5 anni non è un fallimento. Arricchire le proprie conoscenze con un po’ più di tempo non significa essere peggio degli altri. Il tempo è vita, non deve essere il motivo per cui togliersi la vita”.

 

 

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