Jazz’on Parma Orchestra: l’associazione che punta a una big band stabile per arricchire la città

Tra i progetti dell'associazione culturale c'è la produzione di un disco con musica originale entro gennaio 2022. Attiva una campagna di fundraising per sostenere il progetto

jazz on parma

Esportare la cultura del jazz in tutte le forme ed espressioni: questo l’obiettivo che si è posta l’associazione culturale Jazz’on Parma Orchestra. Un obiettivo che parte “dalla necessità di una comunità”, spiegano i fondatori.

L’associazione è nata grazie alla volontà e la passione per il genere musicale del presidente Beppe Di Benedetto insieme a Inga UrsulskaPietro di Salvatore e Giulia Rigattieri. Già operativa da anni con laboratori di big band, da quest’anno Jazz’on Parma Orchestra punta ancora più in alto: mettere in piedi un’orchestra stabile di jazz a Parma, oltre a voler organizzare eventi e concerti.

JPO vuole collaborare con ospiti di fama internazionale, associazioni culturali – sia italiane che straniere – e associazioni di imprenditori dell’industria e dell’artigianato. L’associazione punta anche alla sinergia con importanti realtà della gastronomia e dell’agroalimentare che saranno l’asse portante attraverso il quale JPO vuole inserirsi negli eventi dell’ambito locale, nazionale ed estero, portando le eccellenze del territorio parmense ed emiliano al di là dei propri confini territoriali, culturali e sociali, creando nuovi interessi, sinergie e interazioni.

L’associazione si rivolge a musicisti (giovani e veterani), appassionati e professionisti, addetti ai lavori, tecnici dello spettacolo, media, istituzioni, mondo dell’imprenditoria, fruitori dei grandi eventi culturali di qualità, turismo, commercio e molte altre realtà non solo locali. Jazz’On Parma Orchestra offre quindi corsi e laboratori, ma anche attività editoriali e di comunicazione per diffondere la cultura musicale e in particolare del jazz in città.

jazz on parma

“Il jazz: espressione della società contemporanea”

Di Benedetto, trombonista noto in Italia ma anche all’estero, si è avvicinato al mondo della musica già in tenera età. Una passione che nasce e si sviluppa a 12 anni grazie al padre, che gli regalò il suo primo strumento, un trombone

Inizia così una ‘storia d’amore’ con la musica e in particolare con il jazz, caratterizzato dai suoi tempi non definiti e le sue forme spesso basate sull’improvvisazione, ma che ha bisogno di uno studio ben approfondito”.

“Quando ho iniziato a suonare in una big band ero invece al terzo anno di conservatorio. – continua Di Benedetto – Al mio fianco c’erano musicisti già affermati e grazie a loro sono cresciuto molto a livello professionale e da lì ho costruito la mia carriera”.

Negli anni Di Benedetto diventa anche compositore e arrangiatore, condividendo il palcoscenico con molti importanti artisti della scena nazionale ed internazionale come Eumir Deotado, Solomon Burke, Bob Mintzer, Burt Bacharach, Mario Biondi, Paul Anka, Dee Dee Bridgewater, Hengel Gualdi, Jovanotti, Antonella Ruggero, Fabrizio Bosso, Lorenzo Tucci, Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Claudio Filippini, Andrea Tofanelli, Massimo Manzi, Ellade Bandini, Christian Meyer, Michael Rosen, Ernesstico, Mark Harris, Luca Mannutza, Alessandro Magnanini, Tullio De Piscopo e molti altri.

Di Benedetto è stato  stato votato tra i primi dieci trombonisti jazz italiani dai lettori di Jazzit all’interno del concorso Jazzit Awards 2011 e 2013; ha collaborato anche con vari artisti in progetti discografici: per Jovanotti (Collettivo Soleluna, Jovalive 2002), Mario Biondi (I Love You More, If, Yes You Live, Due), Alexia (Gli Occhi Grandi Della Luna), Jazz Art Orchestra (8 ½ , Drums), Kikkombo (Freddo Freddo, Wild Bloom). Ha collaborato per qualche anno con varie produzioni televisive di Rai e Mediaset, è stato arrangiatore e direttore della CB Band Orchestra.

“Nelle arti durante il ‘900 abbiamo assistito alla disgregazioni delle forme – commenta Di Benedetto – pensiamo alla pittura dal cubismo in poi, alle forme che perdono regolarità in architettura, al gesto qui ed ora dell’action painting. L’irregolarità diventa cifra del ‘900 e la musica jazz ne fa un caposaldo della propria estetica. La narrazione del mondo attraverso i suoni del jazz, crogiulo di culture e di stili, è un unicum rispetto agli altri generi musicali. I momenti d’improvvisazione, una delle caratteristiche della musica jazz, permettono al solista e ai musicisti che lo accompagnano di raccontare con i suoni il momento”.

Dagli anni ’40 in poi, invece, “la musica afroamericana è sbarcata in Europa, e si è arricchita di tutte le caratteristiche delle musiche dei paesi europei. La musica jazz, quindi, accoglie ed elabora le caratteristiche individuali dei popoli”.  

 

Beppe di Benedetto

Jazz’On Parma Orchestra e i laboratori di big band

La big band di JPO ha una formazione classica del jazz: con cinque sassofoni, quattro tromboni, quattro trombe, chitarra, pianoforte, contrabbasso o basso elettrico, batteria, a volte un cantante o strumento solista. L’associazione offre laboratori di insieme, ma anche individuali. 

“I laboratori di big band e la nostra orchestra ci offrono e regalano molte soddisfazioni. – commenta Di Benedetto – Suonare tutti insieme, con un obiettivo comune, porta speranza per portare avanti questo genere musicale e farlo conoscere sempre a più persone”.

L’idea di fondare una orchestra stabile a Parma nasce infatti dalla considerazione che “non sono così diffuse in Italia, mentre in altri paesi d’Europa, come la Germania, ci sono e sono molto apprezzate”. 

Ma cosa s’intende con ‘stabile’? Orchestrali con uno stipendio che possono dedicare il loro tempo alla musica jazz facendo diventare una passione la loro professione. È un obiettivo ambizioso e per arrivare a ciò vi sono molti sforzi da fare. Per questo motivo tra i progetti imminenti c’è anche quello di registrare un disco di musica originale, quindi interamente di brani inediti, entro gennaio 2022. Per raggiungere l’obiettivo e trovare i fondi per permettere a un’orchestra di 19 elementi di lavorare JPO ha aperto una campagna di fundraising.

Il disco si intitolerà Sound Landscapes e verrà realizzato scegliendo “dall’archivio della nostra orchestra. – si legge sul sito – Abbiamo selezionato alcune partiture di brani originali scritti per la Jazz’on Parma Orchestra, fogli pieni di segni grafici trasformati in suoni e pronti per essere ascoltati e condivisi. I brani, di jazz contemporaneo, rappresentano un travolgente susseguirsi di colori, ritmi e atmosfere orchestrali, chiaroscuri, momenti di improvvisazione dei grandi solisti dell’orchestra”.

La musica che arricchisce la comunità

La pandemia da Covid-19 ha travolto il mondo della musica dal vivo, uno dei settori più colpiti insieme a quello degli spettacoli, portando alla luce tutta una serie di problematiche che erano già presenti. “Se i musicisti non hanno la possibilità di vivere facendo musica, – conclude Di Benedetto – smettono di scrivere e di produrre, dedicandosi ad altro. Per accrescere il livello e l’offerta culturale è quindi importante che anche il pubblico capisca l’importanza di sostenere gli artisti e progetti come questo”.

L’artista non solo ha bisogno di saper cosa dire e come dirlo, ma deve avere anche i mezzi per poter esprimere la propria arte. La musica ha infatti una importante funzione sociale perchè permette lo svilupparsi di momenti di aggregazione e favorisce anche lo scambio culturale. Attraverso note e testi, trasmette emozioni ma anche valori, assumendo un ruolo educativo. La musica, del resto, ha accompagnato la storia dell’uomo nel corso dei secoli, adattandosi alle diverse situazioni storico-sociali ed ha da sempre avuto anche un ruolo terapeutico, rilassando il corpo e la mente. Insomma, non ne possiamo proprio fare a meno.

di Azzurra Ratiba Mahammod

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