Nicaragua: Ortega sgretola la democrazia in vista delle elezioni presidenziali

Le elezioni del 7 novembre arrivano dopo le manifestazioni del 2018 ed il rafforzamento del regime guidato dalla famiglia Ortega che sta procedendo ad arrestare tutti i suoi oppositori politici

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Centinaia di arresti ai danni di politici e civili, manipolazioni del sistema giudiziario ed un bavaglio persistente ai dissidenti del governo: è questo il clima che precede le elezioni presidenziali del 7 novembre 2021 in Nicaragua, dove restano pochi dubbi sui papabili vincitori.

Il presidente uscente, Daniel Ortega (75 anni), ad agosto ha annunciato l’ennesima candidatura alla carica presidenziale, ed è davvero improbabile una sua sconfitta. Sará accompagnato dalla sua lady, Rosario Murillo (70 anni), vicepresidente dal 2016, per continuare  il regime familiare, rappresentato a livello partitico dal FSLN (Fronte Sandinista per la Liberazione Nazionale).

Le prossime elezioni arrivano dopo anni in cui il consenso del FSLN e del suo leader è in declino, in particolare il presidente Ortega ha avviato da anni una svolta autoritaria, modificando più volte la Costituzione con leggi ad personam, reprimendo duramente manifestazioni dissidenti, arrestando ed intimorendo gli avversari politici. Inoltre la pandemia da Covid-19 è stata gestita male dal Governo, in quanto è stata sottovalutata portando ad numero di morti notevole, come riportano diverse testate internazionali, mentre il tasso di vaccinazione è il più basso di tutto il Centro America, solamente il 5,5% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale.

Ripercorriamo quindi gli avvenimenti che hanno portato, dagli anni ’70 ad oggi, all’egemonia del presidente Ortega.

Dalla rivoluzione al primo Governo Ortega in Nicaragua

Il Fronte sandinista nasce come risposta militare e politica  alla dittatura di Somosa, il quale chiuse gli spazi democratici nel 1972, con il massacro del 22 febbraio. Esso nasce come risposta militare e politica della popolazione. Come ci spiega il dottor Cattaneo (nome di fantasia per tutelare la sua sicurezza)cooperante e filosofo italiano residente in Nicaragua da piú di quarant’anni: “Il successo del FSLN fu dovuto a congiunture favorevoli, con un movimento popolare forte e condizioni internazionali favorevoli. Dopo la vittoria del ‘79, ci fu una violentissima guerra civile tra i guerriglieri del FSLN e la controrivoluzione, guidata dagli ex militari del regime di Somosa, che terminó con la vittoria dei guerriglieri”. 

Dopo un governo provvisorio guidato dal FSLN vennero proclamate elezioni libere, che inaspettatamente vennero perse dal FSLN. Dopodichè seguirono tre governi di destra liberale, fino alle elezioni del 2006 che sancirono la vittoria di Daniel Ortega e del FSLN. In totale Ortega si é candidato per ben otto volte, arrivando a vincere le elezioni per quattro volte, l’ ultima volta nel 2016.  

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Manifestazioni di protesta a Managua (Nicaragua) nel 2018 – Fonte: 100% Noticias

Le manifestazioni del 2018 in Nicaragua

Le elezioni arrivano a distanza di più di tre anni dalle violente e tumultuose proteste di aprile e maggio 2018. Esse portarono a piú di 300 morti, la maggior parte giovani studenti, e piú di 100.000 esiliati. Le manifestazioni furono la risposta, all’inizio pacifica, alla riduzione del 5% di tutte le pensioni emesse dallo Stato.  La risposta violenta dapprima della Gioventù Sandinista, e poi dei militari e della polizia, alle manifestazioni dei giovani studenti provocò una reazione forte dell’intera popolazione e trasformò le manifestazioni contro l’abbassamento della quota di pensione ad una richiesta di democrazia nel Paese, che fece insorgere forme di opposizione contro il bavaglio con cui da troppi anni il Governo sandinista legava intere generazioni nicaraguensi. Vennero occupate le università del paese e le manifestazioni proseguirono fino alla fine di maggio, nel mentre aumentò la repressione dello Stato e con essa il numero di morti ed arrestati.

Come ci racconta Raul S., che ha vissuto questi avvenimenti in prima persona come studente attivista: “Quei giorni hanno portato un aggravamento della situazione democratica in Nicaragua, in quei giorni il governo Ortega-Murillo ha generato un sentimento di pessimismo nelle giovani e nei giovani nicaraguensi”. Dissidenza che si è diffusa poi al resto del popolo, dopo aver visto ammazzare e torturare le proprie figlie e i propri figli da un Governo che vent’anni prima avevano sostenuto, con le armi e non, durante la guerra civile. 

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Manifestazioni di protesta a Leon (Nicaragua) nel 2018 Fonte: 100% Noticias

In vista delle prossime elezioni del 7 novembre

Da inizio giugno del 2021, il regime orteghista ha iniziato a perseguitare ed arrestare i maggiori avversari politici, accusandoli di cospirazione contro lo Stato. In molti casi le condizioni degli arrestati sono rimaste all’oscuro. In questo modo è stata revocata la possibilità di partecipare alle elezioni ai maggiori leader dei partiti di opposizione. Il regime ha giustificato gli arresti affidandosi ad un testo adottato dal dicembre 2020, la “legge per la difesa dei diritti del popolo all’indipendenza, alla sovranità e all’autodeterminazione per la pace”, che vieta a chiunque venga considerato dal regime “traditore della patria” di candidarsi alle elezioni.
Inoltre una riforma del codice di procedura penale lo scorso gennaio ha permesso di allungare da 48 ore a 90 giorni il periodo durante il quale i cittadini possono essere mantenuti in detenzione pur senza essere incolpati.

 Un rapporto intitolato “Nicaragua, una crisi dei diritti umani irrisolta”, pubblicato nel luglio 2021 dall’Istituto Race and Equality, ha analizzato gli arresti dal 2018 a oggi, sottolineando la loro arbitrarietà e la mancanza di indipendenza della giustizia nel Paese. “Durante i processi dei prigionieri politici sono stati violati tutti i criteri di equità delle procedure e sono state calpestate le garanzie giudiziarie e i diritti umani fondamentali.
Le violazioni sono diverse: processi non pubblici, avvocati della difesa perseguitati, uso di falsi testimoni e false vittime da parte dei pubblici ministeri, ricorso eccessivo e diffuso alla custodia cautelare”, si legge nel rapporto. 

Mentre un rapporto condotto da Colectivo Derechos Humanos Nicaragua Nunca +, gruppo di nicaraguensi esiliati in Costa Rica, mostra attraverso delle interviste i racconti e le denuncie di oltraggio a diritti umani subiti dagli oppositori al regime. Le denuncia sono diverse ed includono: un uso sproporzionato di forza al momento dell’arresto, violenze ed abusi sessuali, torture all’interno dei centri di detenzione.

Come spiega il dottor Cattaneo, “alle prossime elezioni Daniel Ortega concorrerá contro partiti fantasma, con pochissima autonomia, dove il ruolo giocato da essi sará solamente quello di legittimare delle elezioni dal poco senso politico e sociale”. Infatti uno dei problemi sarà proprio la leggitimità delle elezioni, data dalla bassa affluenza alle urne. Ma d’altro canto il Governo si aspetta un’assenteismo massivo, per questo motivo si sta preparando cercando di creare l’ “illusione” di un’alta partecipazione. A questo proposito è stato dichiarato che diminuiranno le sedi elettorali, inoltre sarà proibito utilizzare smartphone durante il voto al di fuori delle sedi elettorali, evitando di diffondere immagini che mostrino la probabile poca partecipazione da parte della cittadinanza.

Inoltre è stato annunciato che nessun osservatore internazionale – nè l’Unione Europea nè le Nazioni Unite – presiderà le elezioni per legittimarle. A questo proposito Cattaneo specifica che “un intervento internazionale non è facile da attuare, in quanto le forze di opposizione sono ancora troppo poco coese per gestire un’eventuale transizione post Ortega, sarà fondamentale per l’opposizione dimostrare l’illegitimità e la bassa affluenza alle elezioni di novembre, in modo da far intervenire gli organi internazionali”.

Infatti, nonostante la dura repressione, l’opposizione sta cercando di unire le forze, provando ad avere una voce comune, ed è già pronta a gridare all’assenteismo e all’illegittimità delle prossime elezioni.

Sul ruolo degli organi internazionli è più pessimistico il parere di Raul che commenta come “gli organismi internazionali non hanno fatto e probabilmente continueranno a non fare nulla sulla questione politica in Nicaragua, si sono pronunciati poco sulla mancanza di diritti, alimentando il pessimismo della popolazione nicaraguense che si è vista abbandonata al regime”. 

I giorni delle manifestazioni, gli arresti, le minacce, gli esili forzati mostrano la fragilità della democrazia e dei diritti umani nell’ennesimo paese latino americano attraversato da derive totalitarie e violente da parte di presidenti che giungono al potere per poi restarci per lungo, troppo, tempo spesso attraverso anche la violenza. E ancora una volta c’è da interrogarsi sul ruolo dell’ONU e degli altri paesi per contrastre un’ulteriore violazione della democrazia.

di Antonio De Vivo

1 Commento su Nicaragua: Ortega sgretola la democrazia in vista delle elezioni presidenziali

  1. Complimenti, avete descritto molto bene la situazione politica, economica e sanitaria di Nicaragua. Mi dispiace tanto che dal Governo italiano non si fa sentire ante le violazione dei Diritti Umani.

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