“Effetto notte” di François Truffaut
Il cinema ritrovato, i classici restaurati in prima visione al Cinema Astra
Dopo avervi presentato il capolavoro di Godard, Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960), restaurato e proiettato al Cinema Astra il 12 ottobre, è tempo dell’opera maestra di Truffaut, che gli fece conquistare l’Oscar nel 1973: Effetto notte (La Nuit américaine, 1973), presentato al Cinema Astra nella versione restaurata il 26 ottobre.
Di cosa parla Effetto notte?
Con un inizio in medias res, il film narra la realizzazione della pellicola Vi presento Pamela, di produzione internazionale e con un cast che comprende attori francesi, italiani e americani. Il regista Ferrand (François Truffaut) si destreggia nell’avventurosa realizzazione della sua opera, il cui intreccio si basa sulla relazione d’amore tra la protagonista Pamela e il suocero.
Tra colpi di scena, tradimenti, relazioni amorose, problemi tecnici e di tempistiche, la creazione del film procede in un susseguirsi di avvenimenti a dir poco scombussolanti e che ne fanno rallentare il processo.
Come andrà a finire? Ferrand riuscirà nella sua impresa titanica?
Truffaut e il cinema: un amore senza fine
Come in un racconto a cuore aperto, François Truffaut ci presenta il processo di realizzazione di un film. Dal semplice contatto con gli attori, il girare una scena, il trucco, gli errori e i tagli, le prove, fino ad arrivare alla narrazione dei piccoli drammi umani, che caratterizzano il mondo del “dietro alle quinte” e che, spesso e volentieri, il pubblico dimentica. In un climax, infatti, le azioni e gli avvenimenti si susseguono senza freni e, proprio secondo i piani di Truffaut, il dramma umano trova ampio respiro anche al di fuori della mise en scène dell’opera concepita dal suo alter ego, il regista Ferrand: il difficile amore tra Alphonse (Jean-Pierre Leaud) e Liliane (Dani), l’arrivo della famosa attrice hollywoodiana Julie Baker (Jaqueline Bisset), la difficoltà nel recitare di Séverine (Valentina Cortese) a causa dei problemi familiari. In questo grande quadro, la famiglia del cinema si presenta nei suoi difetti e nelle sue virtù, nei drammi e nelle gioie, nelle vittorie e nelle sconfitte.
Ogni film di Truffaut è un’opera senza precedenti, basti pensare al suo esordio con l’indimenticabile I 400 colpi (1959) o il drammatico Jules et Jim (1962), tuttavia è proprio con Effetto notte che compie la titanica impresa di raccontare, attraverso la propria visione, che cosa significa fare cinema e che cosa è cinema. È stato emozionante vedere tutto il processo: come lavora il cast, come si costruisce una scena, quali sono i problemi che la troupe deve risolvere in poco tempo e le situazioni che si vengono a creare sul set. Ciò che colpisce lo spettatore è proprio il racconto a nudo di ciò che avviene, le difficoltà che si vengono a creare, gli attriti e le dispute, gli scontri, ma, oltre a ciò, anche le amicizie, i legami intensi, l’intesa e il profondo rispetto tra attori, registi, produttori e tecnici. È un racconto umano di vicende umane. Truffaut non fa altro che alzare il velo di Maya e scoprire la realtà del cinema, o meglio, ciò che sta dietro al cinema: le notti insonni, il cambio di programma, il tempo che scorre inesorabile e le scadenze col fiato sul collo del regista. Nonostante tutto questo affanno, però, Truffaut ci presenta il motivo di questa scelta: fa cinema perché ne è innamorato da fin che ha memoria. Nei piccoli sipari in bianco e nero e che scandiscono la tripartizione del film, infatti, si intravede una giovane proiezione del regista francese intento a “rubare” immagini, fotogrammi dei più grandi film a lui contemporanei.
Il vero effetto notte del cineasta: raccontare la Settima arte attraverso se stessa
Nel film, il cinema si racconta e si scopre, come in uno specchio, presentandosi allo spettatore in tutta la sua vera natura. Tra le numerose battute, una in particolare colpisce per portata e per impatto e, tra l’altro, è pronunciata proprio dal personaggio di Truffaut, il regista Ferrand:
“I film sono più armoniosi della vita, Alphonse: non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti. I film vanno avanti come i treni, capisci? Come i treni nella notte. La gente come me e come te, lo sai bene, è fatta per essere felice nel nostro lavoro del cinema”.
È una frase emblematica che rappresenta in toto ciò che il regista stesso pensa: i film non hanno intoppi, vero, ma con Effetto notte, il cinema scioglie questo dubbio e presenta le proprie fragilità umane. Nel complesso, essa rappresenta il cuore segreto del film, ma allo stesso tempo crea un ossimoro, poiché è vero che il film va avanti lo stesso, ma Truffaut presenta anche le difficoltà che il treno che corre nella notte può incontrare: un macigno, un’interruzione della ferrovia, una deviazione. Tutto può succedere sul set di un film, è un’avventura imprevedibile, ma intensa e di una bellezza sconfinata. Effetto notte è un’opera maestra e imprescindibile, assolutamente da recuperare. È un racconto che non si esaurisce nel semplice intreccio della storia, perché è molto di più: è cinema puro, il racconto della sua anima segreta.
A concludere la rassegna Il cinema ritrovato vi attende Mulholland Drive, il capolavoro indiscusso di David Lynch! La proiezione sarà al Cinema Astra nelle giornate del 15 novembre (alle 16.30) e del 16 novembre (nei due turni delle 16.30 e delle 21). Non mancate!
di Erika V. Lanthaler
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