Perchè è giusto il riscatto gratuito della laurea

Si fa strada l'ipotesi di un riscatto della laurea gratuito. L'INPS ha infatti accettato la proposta, avvertendo però lo Stato sulle spese a cui andrebbe incontro

riscatto della laurea

Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha accettato la possibilità di riscattare gratuitamente la laurea ai fini pensionistici. Il dibattito è ancora in corso e il riscatto della laurea resta un’ipotesi. Ciò che rischia di ritardare questa decisione è, infatti, l’ingente spesa per lo Stato che ammonterebbe sui 4-5 miliardi annui.

Ma quanto pesa mediamente l’onere contributivo sul singolo studente per ogni anno di laurea? Siamo, in media, sui 5.264€ annui.

Cos’è il riscatto della laurea, a chi è rivolto e come funziona

Il riscatto del corso di laurea è un istituto che permette di valorizzare ai fini pensionistici gli anni impiegati nel corso di studi. Come si legge sul sito dell’Inps, il riscatto di laurea è valido a condizione che l’interessato abbia conseguito il titolo di studio.

Possono accedere a questo servizio anche i soggetti inoccupati che, quindi, non abbiano iniziato alcuna attività lavorativa in Italia. I periodi fuori corso o già coperti da contribuzione obbligatoria non danno possibilità di riscatto. Il cittadino laureato deve presentare la domanda di riscatto online sul sito dell’Inps e l’importo può essere pagato in un’unica soluzione o in un massimo di 120 rate mensili. Sul sito dell’Inps è disponibile un servizio gratuito che consente di simulare il costo che avrebbe il riscatto della laurea.

“Il riscatto della laurea ha due caratteristiche positive: incentiva il giovane e contribuisce all’aumento delle skills in un paese dove il tasso dei laureati è tra i più bassi dell’Ue. Oltre a pareggiare una sorta di discriminazione che potrebbe denunciare chi resta di più tra i banchi di scuola rispetto all’ingresso nel mercato del lavoro” ha affermato Tridico durante l’audizione alla commissione Lavoro della Camera.

Per approfondire il tema ne abbiamo discusso con il professore Mario Menegatti, direttore del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, che ha sottolineato l’importanza di questa proposta sotto molteplici punti di vista.

Uno di questi è proprio il valore simbolico che questa riforma avrebbe per “far comprendere a chi si iscrive all’Università che non sono anni persi, neanche dal punto di vista pensionistico. Uno studente è consapevole che non andando a lavorare subito dopo la scuola superiore rinuncia ad un’immediata retribuzione, ma almeno sa che quando andrà in pensione questi anni verranno conteggiati”.

Questo aspetto ricopre un ruolo cruciale in una fase storica come quella attuale, caratterizzata da un andamento del lavoro discontinuo in cui sono frequenti i momenti di incertezza. Il professore Menegatti sottolinea l’importanza della riforma anche “per un discorso di equità”, col fine di riconoscere l’impegno di chi si è speso per acquisire un titolo di studio, tanto importante per lo studente quanto per la società che necessita di una crescita del capitale umano.

Il riscatto gratuito della laurea permetterebbe, inoltre, di equiparare la legislazione del nostro paese a quella di molti altri. È il caso della Germania, dove il riscatto gratuito è possibile anche per due anni delle scuole superiori.

Utopia o proposta concreta?

L’approvazione o meno di questa proposta è sicuramente una scelta prettamente politica. È innegabile che sarebbe un costo ingente per lo Stato, ma porterebbe un ritorno in prospettiva.

“Se immaginiamo che il riscatto gratuito della laurea incentivi i giovani a studiare – continua Menegatti – questo può avere un effetto positivo sulla produttività. Potremmo avere un’economia più florida, grazie al fatto che i giovani sono stati incentivati a studiare. La riforma potrebbe sortire effetti positivi anche sulla società per due ragioni: crescita economica e i laureati avrebbero meno difficoltà quando andranno in pensione. Non sarà necessario, quindi, integrare le pensioni in futuro e creare meccanismi di sostegno”.

Sistema retributivo o sistema contributivo?

L’onere di riscatto dei periodi del corso di studi universitario è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema contributivo o con quello retributivo, a seconda del sistema in atto nel periodo da riscattare.

Il riscatto contributivo, attualmente in vigore in Italia e introdotto dalla Riforma Dini, è un sistema che si basa sui contributi versati durante la vita assicurativa. Ogni lavoratore ha una retribuzione, di cui una parte viene trattenuta dal datore di lavoro e versata all’istituto di previdenza.

Il sistema retributivo si basa invece sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività lavorativa. In Italia, questo sistema è stato abbandonato perchè tendenzialmente il lavoratore percepisce alla fine della sua carriera una retribuzione più alta, per via degli scatti di anzianità o semplicemente perché ‘fa carriera’.

La sua pensione, quindi, solitamente è superiore rispetto a quello che ha versato. Per il singolo, il sistema retributivo è dunque più vantaggioso, ma i conti non tornano allo Stato, che è costretto a ripianare.

Altre opzioni possibili secondo Menegatti

Rimanendo sempre nell’ambito delle ipotesi, il prof. Menegatti suggerisce due scelte intermedie: il riscatto della laurea fortemente agevolato (esistono già delle agevolazioni che potrebbero essere estese) e la possibilità che i contributi vengano riconosciuti esclusivamente per il calcolo dell’anzianità.

Quest’ultima ipotesi ha tre vantaggi: il valore simbolico, l’incentivo per gli studenti ad iscriversi all’Università e non ci sarebbe alcun impatto sulle casse dello Stato. Di contro, gli anni di studio non avrebbero alcun impatto sulla pensione del singolo e verrebbe meno la protezione per i giovani a contatto con un mercato del lavoro discontinuo. Come sottolinea il prof. Menegatti “Rimane la possibilità di andare in pensione qualche anno prima.

Questo riporta al discorso dell’equità perchè in fondo chi ha studiato si è impegnato ed è ragionevole che in un contesto di crescita dell’età pensionabile possa essere comunque un vantaggio. Un intervento sicuramento meno incisivo, ma pur sempre un primo passo in avanti”.

La possibilità del riscatto laurea a costo zero per ora è solo un’ipotesi, ma destinata a dividere fra chi la considera una spesa eccessiva per lo Stato e chi la ritiene una proposta necessaria.

Non ci sono dubbi che la riforma sarebbe dispendiosa, ma potrebbe anche essere un ulteriore incentivo per il proseguimento degli studi e riconoscerebbe l’impegno dei laureati nel conseguimento del titolo. Forse, investire sulla formazione dei giovani italiani non sarebbe una cattiva idea.

di Laura Ruggiero

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