Comunicare la scienza: l’importanza di competenze ed etica con la senatrice Elena Cattaneo

La senatrice e professoressa Elena Cattaneo all'inaugurazione del master in Comunicazione scientifica: come creare uno spazio di fiducia verso la scienza e abbattere la falsa informazione

 

Ha preso ufficilmente il via il nuovo master dell’Università di Parma, Comunicazione Scientifica, con la lectio magistralis “Comunicare la scienza: l’importanza di competenze ed etica”  della professoressa e senatrice italiana Elena Cattaneo. 

L’ultimo dei suoi scritti, ‘Armati di coscienza‘, è testimonianza delle sue ricerche fatte nel tempo e della costante dimostrazione di etica e competenza che tanto la distinguono e che le hanno sempre permesso di seguire il suo primo interesse ovvero “raggiungere il bene della società e conseguentemente il bene delle persone”. 

Dopo i ringraziamenti, il rettore Paolo Andrei ha ricordato il profondo e costante impegno dell’Ateneo per la ricerca e il ruolo significativo che la Cattaneo ha avuto all’interno della società, soprattutto nel periodo della pandemia.

 

Elena Cattaneo: esempio di etica e competenza nella ricerca scientifica

Descritta come personalità unica, con un profondo impegno e capacità per essere al servizio delle persone, Cattaneo “ha svolto un lavoro costante per raggiungere e realizzare un miglioramento delle condizioni di vita”. Impegno che le ha permesso di ricevere diversi riconoscimenti: tra cui la validità del metodo stamina o di alcune tipologie di ricerca come l’agricoltura biodinamica o la realizzazione e messa a punto degli Human Technopole (strutture all’avanguardia per la facoltà di scienze umane).

Obiettivo principale non solo del master, ma anche della stessa Cattaneo, è quello di armarsi il più possibile di scienza, nel senso di conoscerla nel più dettagliato possibile, per essere poi in grado di distinguere l’elemento scientifico da ciò che viene scambiato per tale.

Il rettore riporta anche un paragrafo del libro della senatrice ‘Armati di scienza, dove riprende alcune parole del giornalista Pietro Greco: “La scienza per essere utile a tutti, non ultimi i rappresentanti delle istituzioni che si trovano a dover prendere posizione anche su temi non di diretta e immediata comprensione, ha bisogno di una cinghia di trasmissione solida e documentata disposta a chiamare le cose con il loro  nome anche quando non suscitano simpatia. L’informazione non deve perdere l’allenamento al controllo delle sue fonti, allo studio di ciò di cui si parla, all’analisi dei dati, alla ricerca dei termini corretti . E’ questo il metodo che le permette di differenziarsi da forme di comunicazione prive di verifica che confondono, quando non ingannano, chi legge e chi ascolta.”

Ed è proprio tra queste parole che ritroviamo il vero significato e obiettivo del master.

Presentazione del Master in Comunicazione Scientifica

Susanna Esposito, presidente del master insieme a Vittorio Gallese, ricorda che il master è stato proposto da parte del dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma con un approccio multidisciplinare, che ha coinvolto anche i dipartimenti delle discipline umanistiche sociali e delle imprese culturali; scienze degli alimenti del farmaco e scienze chimiche della vita e della sostenibilità.

“Il master mira a divulgare le idee della scienza ai non esperti; lavoro svolto da chi ha un’idea vasta di tutti gli aspetti della scienza e che gli permette di esporre a persone di diversa estrazione. Ciò che ci ha insegnato la pandemia da Covid-19 è il bisogno e la necessità di divulgare informazioni corrette con un metodo rigoroso, senza cadere nella superficialità o nell’esagerazione”, spiega la professoressa Esposito.

La proposta formativa ha lo scopo di comunicare bene la scienza con messaggi efficaci e positivi, pur se difficile da comprendere a primo impatto. Tutto ciò, però, può essere possibile con l’aiuto di professionisti esperti in diversissimi ambiti, che tra loro mostrano eterogeneità e interdisciplinarità. Quest’ultimo aspetto lo si può ben vedere anche attraverso le iscrizioni al corso, provenienti tutte dai più vari ambiti, come ad esempio: scienze biologiche, chimiche e naturali; scienze di comunicazioni, lettere e filosofia e lauree umanistiche; ambito sanitario, farmaceutico e infine ambiti giuridici-economici e di ingegneria e veterinaria.

Le lezioni si svolgeranno interamente in e-learning, escludendo la prima lezione svolta questo stesso giorno e “coinvolge oltre 100 docenti professionisti d’eccellenza per preparare i discenti ad entrare nel campo della comunicazione e del giornalismo scientifico usando diversi mezzi di comunicazione”.

La professoressa Esposito cita, infine, il filosofo francese Claude Lévi-Strauss: “Lo scienziato non è l’uomo che fornisce le vere risposte, ma quello che si pone le vere domande”, per puntualizzare come l’obiettivo formativo del master non è quello di insegnare cose di scienza, ma quanto piuttosto come parlare di essa. Per fare ciò sono necessarie competenza ed etica, di cui la prima porta credibilità, aspetto fondamentale quando si parla del contesto odierno. Grazie a questo master si capirà come “non esiste alcun dogma o verità che non si possa contestare o mettere in discussione, perché non esiste esperto le cui parole non debbano essere verificate”. 

Prima di cedere la parola alla senatrice, si riflette anche su come sia necessario “riconoscere nel metodo scientifico sperimentale la modalità regina con cui produrre mattoni di conoscenza con cui edificare la nostra società”. Ognuno di questi mattoni incarna infatti una conoscenza singola che con il tempo continuerà ad essere verificata per permettere alla società un costante aggiornamento per il miglioramento delle condizioni di vita.

Per ulteriori informazioni : https://www.mastercose.unipr.it/

“Bisogna partire dalla conoscenza della scienza”

“Ho sempre pensato che la comunicazione sia il collante della società.” Così inizia il suo intervento la senatrice Elena Cattaneo al momento della lectio magistralis, sostenendo in questo modo l’importanza che quest’ultima ha come “mezzo civile e sociale”. Continua ribadendo che studiosi e intellettuali hanno la possibilità di utilizzare la comunicazione in modo libero, approfondito e documentato, senza dimenticarsi però di contrastare le opinioni errate.

“Per comunicare la scienza bisogna conoscere la scienza”, come prima di parlare di qualsiasi cosa bisogna conoscere e studiare, interessarsi ed entrare davvero in quel determinato contesto che ci si troverà a vivere. Dietro alla scienza troviamo la domanda, che guida il metodo scientifico sperimentale, lo stesso che aiuta ogni scienziato. Proprio come la scoperta dei buchi neri avvenuta nel 2015, esempio che la professoressa usa per argomentare il proprio discorso mentre cerca di spiegare come sia fondamentale evitare di dogmatizzare o mitizzare il lavoro degli scienziati o gli scienziati stessi. Invita a ricordare che anche loro sono cittadini e quindi esseri umani che possono commettere sbagli o fallire, seppur mostrando coraggio di osare e faticare per realizzare la propria ricerca. “Non concentriamoci solo sul risultato dell’applicazione del metodo, ma anche su quello che troviamo in mezzo e che l’ha reso possibile”. Tutto ciò consegna a noi la consapevolezza di quello che uomini e donne sanno raggiungere. 

Per sostenere ulteriormente il proprio punto di vista, poi, la Cattaneo riflette su più ambiti della scienza di suo personale interesse, tra cui la geologia, il regno animale  e lo studio delle scritture antiche per dimostrare come la costante che li accomuna è l’utilità dello studio di ciò che si potrà applicare un domani.

Il metodo

“La grandezza della scienza sta nel suo metodo”: la senatrice sostiene che studiare la scienza significhi studiare prima di tutto il suo metodo, senza dimenticare la necessità di tempo che ne consegue. Lo stesso tempo che ha portato alla realizzazione di alcune ricerche scientifiche e al loro miglioramento con il passare degli anni, accettando però responsi che non riflettono le proprie aspettative.

Questo famoso metodo sperimentale sembra a volte completamente fuori dalle nostre vite, quando in realtà è in tutto ciò che circonda e che ci riguarda. “Noi usiamo la scienza senza sapere che fa parte ogni secondo della nostra vita”, e anche grazie appunto a quest’ultima e all’arrivo di metodo e conoscenza, abbiamo potuto costruire una società organizzata. Ma per farlo è stato fondamentale il tempo.

La nozione di tempo è essenziale perché  durante questo abbiamo potuto sviluppare, a partire dai primi ominidi, il concetto di spirito e pensiero critico, della logica, il ragionamento e il fare le cose secondo un pensiero razionale. Essenziale, infatti, le differenze che vengono poste tra due periodi: prima e dopo il metodo. Il tempo ha permesso dei miglioramenti, delle trasformazioni sociali e umane che hanno creato il metodo che poi ha guidato ogni conoscenza fino ad oggi. 

Ma “quanto è effettivamente noto questo metodo?”. Sfortunatamente, “pochissimo”.

Cattaneo fa alcuni esempi, tra cui le parole di Donald Trump riportate in un articolo di un giornale americano, dove l’ex presidente degli Stati Uniti chiedeva alla scienza di sbrigarsi a trovare le cure e i vaccini per il Covid-19 o ancora, riportando un’esperienza personale accaduta in Senato, quando era stato votato il caso stamina in cui si era incolpata la scienza per non aver lavorato in fretta e fatto il suo dovere per tempo, come se dovesse “spicciarsi” per una qualsiasi ingerenza politica. O in un altro caso, quando era stato richiesto alla scienza, da un ministro italiano, di avere certezze inconfutabili, come se fosse un oracolo o senza essere in grado di accettare poi i risultati delle ricerche scientifiche perché non rispettano le idee o i canoni desiderati.

Ed ecco che arriviamo al problema principale. La mancanza di comunicazione tra scienza e persone.

Come dare spazio alla narrazione di “fatti alternativi” 

Ad un’errata conoscenza del metodo o della totale negazione della sua esistenza ne consegue la nascita o la divulgazione di informazioni falsate o di quelle che vengono definite “fake news” e che aumentano la disinformazione all’interno di una stessa società, proprio com’è avvenuto durante la pandemia

L’esempio nominato dalla professoressa Cattaneo è la definizione di “fatti alternativi”, sostantivo che ha trovato la sua genesi nell’America di Trump, o meglio dalle parole del portavoce della Casa Bianca che affermava come “la cerimonia di insediamento del Presidente Trump è quella a cui hanno partecipato più persone nella storia di queste celebrazioni.” Una chiara falsa informazione se osserviamo le foto rappresentanti la stessa cerimonia ma con l’insediamento di Barack Obama. 

Ciò che viene scambiato per fatti alternativi” altro non è che falsità, narrazioni e aberrazioni che “arrivano per fare presa, manovrando e sollecitando le nostre emozioni” e alla fine alimentare anche le più sottili paure o stereotipi, come quella tipica verso i migranti o più genericamente verso il diverso.

Cosa fare per migliorare il livello di comunicazione

La professoressa Cattaneo, dopo aver posto tanti quesiti, cerca di suggerire alcuni metodi per migliorare la comunicazione scientifica e quale tipo di atteggiamento avere verso quest’ultima: 

  • Imparare a non confondere opinioni, certezze, probabilità;
  • Prendere coscienza e consapevolezza dei nostri limiti e dei nostri pregiudizi poiché il nostro cervello è tutto fuorché perfetto, guidato costantemente dagli istinti e dagli impulsi; 
  • Continuare a studiare, educarci e documentarci, perché è uno dei tanti modi per alimentare la parte razionale del cervello che servirà anche per migliorare la comunicazione;
  • Continuare a porsi domande e non dare per scontato nessun dato scientifico, né tantomeno considerarlo come certezza assoluta ; 
  • Ricordarsi della responsabilità pubblica e politica (non solo dell’Università ma anche dell’individuo stesso) che servono per affrontare il baratro disinformativo, aspetto che accresceranno maggiormente gli iscritti al master;
  • Per citare anche Ramon Kahal , si dovrebbe cominciare a raccontare non solo il “risultato delle opere scientifiche, ma quanto più l’origine di queste, gli errori, i dubbi, le domande, i passi falsi della scienza”, così da diventare una vera e propria opera pedagogica da cui imparare veramente;
  • Migliorare nell’uso di parole corrette e specifiche, nel porsi le domande giuste, nel sapersi spiegare e nel non generalizzare, come ci hanno insegnato Pietro Greco e Rossella Panarese.

In conclusione Cattaneo ha mostrato l’opera di J. Méndez Blake, “L’impatto di un libro” (2007) per mostrare come posizionando un libro al di sotto di una serie di mattoni posti a formare un muro, questo possa avere un impatto tale da deformare il cosiddetto “muro della non conoscenza”. Una metafora che si concentra su come il peso della conoscenza possa formare una prima gobba nei nostri pensieri, mettendoli a dura prova anche imparando ad alimentare e a diffondere il sapere e perciò di “dare spazio alla scienza e far crollare invece il muro della diffidenza”.

di Giulia Fontanesi

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