Il Bruco e l’obbligo di essere “crocerossine”

Cosa accomuna la società attuale con un "Bruco"?

Il Bruco, Suehiro Maruo, Coconino Press

Suehiro Maruo si ispira al racconto dello scrittore Edogawa Ranpo del 1929 per creare il manga “Il bruco”. L’edizione italiana è stata pubblicata nel 2012 dalla casa editrice Coconino Press, tre anni dopo l’originale. 

Il bruco è un manga che si caratterizza per il suo genere ero guru (unione dei termini inglesi: ero da “erotic” e guru da “gurutesuku/grotesque”) ovvero la combinazione tra erotismo ed elementi macabri

All’interno del Bruco

Nelle prime pagine il lettore viene catapultato nel dialogo tra la protagonista Tokiko e l’ufficiale superiore Washio: “Non è cosa da tutti. Per tre anni con quell’invalido… senza un filo di scontentezza sul volto. Hai gettato via completamente i tuoi desideri… prendendoti cura di lui con perseverante pazienza. Anche se è una cosa che vien da sé, visto che sei sua moglie…questa…non è cosa da tutti.”

Tokiko è la moglie dell’invalido tenente giapponese Sunaga che, reduce della guerra russo-giapponese, torna a casa senza gambe, braccia, udito, voce. Scrive su un taccuino tenendo in bocca una matita per farsi comprendere da Tokiko, ma sembra essere chiaro che il principale mezzo di comunicazione fra i due è il sesso. Sunaga è stato amputato anche di quelle caratteristiche che contraddistinguono gli esseri umani dagli animali, riducendosi a fare grandi abbuffate di cibo e a ricercare rapporti sessuali morbosi e perversi. Il marito, infatti, seppur privo di qualsiasi arto, non è evirato e questo sembra voler significare che, grazie al suo organo genitale, può ancora esercitare la supremazia sessuale del maschio e quindi il potere sulla donna. 

Il Bruco, Suehiro Maruo, Coconino Press

Prima che avvenisse l’incidente, Sunaga era una figura importante nell’esercito giapponese e la sua vita era gratificante e appagante, mentre sua moglie versava in uno stato psicologico sofferente per l’incapacità di avere figli e la suocera la considerava un fallimento, una persona “amputata” a causa di questa “incompletezza”. È interessante notare che Tokiko, in questo periodo di difficoltà, non ricevette l’aiuto del marito e nemmeno si aspettava di riceverlo: “Ti spedirono in Siberia…e io rimasi di nuovo sola”. Quando i ruoli si invertono, Tokiko non è posta davanti alla scelta di essere o meno l’infermiera di suo marito: è dato per scontato e implicitamente obbligatorio che debba ricoprire quel ruolo in quanto moglie (vedi frase riportata in alto tra Tokiko e Washio). 

Tokiko non ha più un’identità, è un involucro senza vita propria, acconsente ai desideri e alla tirannia del marito con fare distaccato e rassegnato. “Questo povero invalido…un ammasso giallo di carne…un misero bruco…mi ci sto trastullando anche stasera. Mi chiedo quanto siamo ripugnanti.” 

Le illustrazioni raffigurano una progressiva intensificazione dello sforzo di Tokiko nel sopportare di essere socialmente costretta a prendersi cura del “Bruco”, rinunciando alla propria vita per dedicarla a lui, abbandonata perfino dai cognati: “Abbi cura di mio fratello minore. Immagino incontrerai diverse difficoltà. […] Ci dispiace ma noi dovremmo rientrare a casa. Non so quando potremo tornare la prossima volta. Addio.”

Sunaga è consapevole che la sua esistenza dipende dalla moglie e proprio per questa incapacità di accettare l’inferiorità e l’impotenza, le indirizza degli sguardi d’odio e di disprezzo. Un giorno Tokiko stremata dalle continue vessazioni e da quegli occhi costantemente puntati su di lei, glieli cava. Il marito comprende di aver ridotto sua moglie a una schiava e di essere un ostacolo per la sua libertà, quindi decide di suicidarsi. 

Una storia contemporanea 

Il Bruco, Suehiro Maruo, Coconino Press

Questo manga rimane tutt’ora attuale: la bambina che viene educata alle buone maniere, al prendersi “maternamente” cura, fino a diventare una donna che annulla la propria identità per dedicarsi “all’altro” ed è la norma aspettarsi che sia questo il ruolo della madre, della sorella, della compagna, della moglie.

La scrittrice americana Andrea Long Chu nel suo libro “Femmine” sembra descrivere la figura di Tokiko e di tutte noi: “Per quel che qui ci riguarda, definirò come femmina qualunque operazione mentale che sacrifica il sé per far spazio ai desideri di un’altra persona. Questi desideri possono essere reali o immaginari – i bisogni sessuali di un fidanzato, una serie di aspettative culturali, una gravidanza – ma in ogni caso il sé viene svuotato, trasformato nell’incubatore di una forza aliena. Essere femmina è lasciare che un’altra persona desideri al posto tuo, a tue spese. Ciò significa essere femmina, se non sempre doloroso, è sempre dannoso.” 

Leggendo questo manga, ci può essere un grande coinvolgimento emotivo, soprattutto per chi vive in prima persona le tematiche trattate. E sicuramente se si analizza “Il Bruco” solo in maniera asettica, senza chiedersi cosa ci sia di veramente ripugnante e inaccettabile in questa storia, si perde gran parte del contenuto. 

di Elisa Carlino

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