Il Parma Film Festival attraverso le anteprime

Tra i tanti titoli, il resoconto di quattro pellicole che hanno particolarmente lasciato il segno

Logo del Parma Film Festival 2021

È da poco terminata la 24esima edizione del Parma Film Festival e, come ogni anno, si è colorata di significative opere, che hanno emozionato il grande pubblico. Tra le numerose proiezioni, quelle serali avevano un comune denominatore: essere anteprime.

Si è partiti con il Leone d’oro La scelta di Anne – L’Événement di Audrey Diwan, dopo di che, vi sono stati titoli come: Scompartimento n° 6 di Joho Kuosmanen, La persona peggiore del mondo di Joachim Trier, Un autre monde di Stephane Brisé, Anima bella di Dario Albertini, Illusioni perdute di Xavier Giannoli e Drive my car di Ryūsuke Hamaguchi.

Ognuna di queste proiezioni è stata unica, intensa e indescrivibile. Come sempre il cinema affascina proprio per la sua natura eclettica e ammalia lo spettatore, invitandolo tra le sue splendide trame.

La scelta di Anne – L’Événement, una storia di libero arbitrio

La scelta di Anne (fonte: comingsoon.it)

Primo film della settimana del Festival, La scelta di Anne si impone sul grande schermo come una narrazione potente, toccante e drammatica. È una storia di solitudine, dolore e coraggio, difficile da spiegare in poche parole.

Francia, 1963. Anne è una studentessa ordinaria dell’università di lettere, piena di sogni e con un futuro ricco di possibilità; tuttavia, tutto ciò si infrange quando scopre la propria gravidanza. Sola contro il mondo, la ragazza dovrà lottare con tutte le sue forze, sia per tenere nascosto il suo stato alla famiglia e nell’ambito universitario, sia per trovare una soluzione. L’aborto, ieri un po’ come oggi, era condannato dalla società e allora, nella maggior parte dei casi, si finiva in prigione. Anne si batte per trovare un’alternativa e lo fa da sola, scontrandosi con il muro dei pregiudizi, rischiando la vita per poter riappropriarsi del proprio corpo e, con questo, dei propri sogni.

Ciò che Audrey Diwan ha portato sullo schermo è una storia di coraggio e di libero arbitrio, talmente forte che squarcia il telo della finzione e colpisce la coscienza di ogni spettatore; è un racconto che va al di là del cinema e porta a una riflessione sulla dimensione del dolore umano. È una storia straziante, dolorosa e ricca di solitudine, perché Anne è da sola nelle proprie scelte e nel proprio percorso, dall’inizio alla fine.

La persona peggiore del mondo (?)

La persona peggiore del mondo (fonte: mymovies.com)

Julie è la persona peggiore del mondo, ma è davvero così? Ha alle spalle un percorso caratterizzato da un puzzle di scelte, di cambi di rotta e di passioni diverse ed è arrivata ai 30 anni senza capire bene in che direzione punti la sua bussola. Aksel, suo fidanzato molto più vecchio di lei, vorrebbe accasarsi, avere dei figli e una maggior stabilità, ma questo desiderio non fa altro che scatenare in Julie un allontanamento, che poi terminerà in tradimento (con un altro ragazzo) e, di conseguenza, della rottura del rapporto. Questa nuova relazione sarà la svolta decisiva? Julie troverà il proprio equilibrio?

Joachim Trier porta sullo schermo una storia comune, che colpisce lo spettatore per schiettezza e per realismo: il pubblico entra in empatia con Julie e la comprende e, anzi, la sua storia abbraccia lo spettatore perché racconta di un sentimento comune: il sentirsi persi, a trent’anni, e non aver ancora trovato la propria strada. È un racconto dolce, a tratti triste, ma familiare. È una storia commovente, ma genuina.

Drive my car, un viaggio interiore

Drive my car (fonte: ilmanifesto.it)

Ryūsuke Hamaguchi porta sullo schermo una storia che deriva da altri due racconti, qui intrecciati, tratti dal romanzo Uomini senza donne di Haruki Murakami: Drive my car (da qui il titolo del film) e Shahrazād. Come un tessitore al lavoro al proprio telaio, il regista crea una storia intima, introspettiva e intensa che lascia lo spettatore commosso e scosso dalla vicenda e dalla potenza dei personaggi.

In una babele di voci, lingue e gestualità diverse, Hamaguchi mette in scena la pluralità del sentire umano e delle difficoltà del comprendere l’altro, che, però, vengono superate dall’apertura del proprio cuore. La vicenda trova spazio e luogo (per la maggior parte del film) all’interno della Saab 900 rossa di proprietà di Yūsuke Kafuku, protagonista della storia. Quest’ultimo è un attore di teatro che, a distanza di due anni dalla perdita della moglie Oto, viene chiamato a Hiroshima per mettere in scena lo Zio Vanja di Čhecov. Qui, la produzione gli affianca un’autista, la giovane Misaki, affinché possa lavorare senza problemi.

Per chi non conosce Hamaguchi, è difficile pensare e immaginare un film che ha la sua principale realizzazione all’interno di un’autovettura. Tuttavia, quel semplice e piccolo spazio si annulla e diviene palcoscenico di sentimenti, emozioni, pensieri, dubbi e, soprattutto, storie umane. È un racconto che va al di là della semplice trama, è un viaggio interiore alla riscoperta e alla conoscenza di sé.

Anima bella, il racconto di una figlia

Anima bella (fonte: ansa.it)

Gioia, 18 anni appena compiuti, vive con il padre Bruno in un paesino del Centro Italia. La sua è una vita semplice, ricca di incontri e di amicizie. Tuttavia, il dolore si nasconde dietro l’angolo e, infatti, i debiti di gioco che Bruno aveva contratto in passato bussano alla porta, scagliando la piccola famiglia in un baratro dal quale è difficile uscire. Gioia, sacrificando sé stessa, decide di voler aiutare suo padre e prende i contatti con un centro di riabilitazione in città. Così ha inizio il lungo percorso verso la guarigione, ma sarà così semplice?

Anima bella è la storia di una figlia che ama suo padre e lo vuole salvare dalla malattia del gioco. É un racconto commovente e doloroso di una lotta contro una dipendenza: è il grido di una figlia che desidera con tutto il suo cuore che suo padre smetta di giocare. Gioia è ancora una ragazzina dal punto di vista anagrafico, ma è già donna. Decide di sacrificare la sua vita e partire per la città per poter trovare una soluzione, perché l’unico vero obiettivo è riavere il proprio papà. Affronta da sola il problema, è intraprendente, ma dall’animo fragile. È una storia che arriva al cuore e commuove per profondità e forza.

 

Questi sono solo quattro dei film che sono stati presentati al Festival. Ognuno di loro è stato un viaggio unico e indimenticabile. L’edizione 2021 è ormai giunta a termine, ma, in attesa di quella futura, l’augurio è di non smettere mai di lasciarsi coinvolgere e appassionare dalla grande magia del cinema.

di Erika V. Lanthaler

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