Plusvalenze: cosa sono e come si calcolano

Dall'indagine sulla Juve al caso Chievo: la serie A affetta dalla malattia plusvalenze

L’indagine avviata dalla Procura di Torino, che punta a fare chiarezza sui i conti del club bianconero, sembra essere molto più complessa di quanto possa apparire a un primo sguardo. Sarebbero in realtà diciotto le società coinvolte nelle operazioni legate al caos plusvalenze su cui sta indagando la Covisoc, tra cui cinque club della massima serie.

Sotto la lente della Procura sono finite le ultime tre stagioni della Juventus e in particolare i 282 milioni di plusvalenze considerate sospette, utilizzate (secondo l’accusa) per sistemare i bilanci. 

Assieme ai diritti televisivi e ai ricavi commerciali e da stadio, i proventi per la gestione dei diritti dei calciatori rappresentano una delle voci più importanti nel bilancio di un club.

Cos’è e come funziona una plusvalenza

Per plusvalenza si intende un incremento di valore o una differenza positiva tra due valori dello stesso bene riferiti a momenti diversi. Di per sé non si tratta dunque di un termine con un’accezione negativa, né tantomeno di operazioni illecite, ma di uno strumento utilizzato dalle squadre per fare mercato.

Esistono principalmente tre tipi di operazione che possono generare una plusvalenza:

  • la cessione di un singolo giocatore, quando si incassa più di quanto lo si era pagato;
  • lo scambio tra due giocatori valutati diversamente dai due club;
  • lo scambio tra due giocatori ‘a specchio’, vale a dire valutati la stessa cifra dai club che se li scambiano.

Quest’ultimo tipo di operazione, specialmente quando le valutazioni date ai giocatori in questione sembrano sovrastimate (con i due club che si aiutano a vicenda a fare una plusvalenza), è quella finita sotto la lente della Procura.

Il tema delle plusvalenze è stato sempre molto delicato a causa della difficoltà nell’individuare dei criteri oggettivi per la stima del valore di un calciatore, che varia anche in poco tempo e sulla base del mercato e di tantissimi fattori che lo influenzano. Sul caso è intervenuto l’ex procuratore Pecoraro: “Le regole non vengono rispettate: manca il controllo di bilanci, fideiussioni, tutto. Ci sono grandi società che trovano club complici e fanno le plusvalenze”.

È un “intero sistema che è malato” sottolineano i p.m. Secondo la Covisoc sono 62 i trasferimenti sospetti – di cui 42 sono della Juventus – alcuni molto importanti come lo scambio Pjanic-Arthur con il Barcellona. Non solo Juventus, però, perché una compravendita è sempre il frutto dell’accordo tra due parti.

Nicolò Rovella © Genoa CFC

A fare diverse operazioni con il club di Andrea Agnelli è stato il Genoa: ha suscitato particolare scalpore l’affare Rovella, che ha permesso ad entrambi i club di sistemare i bilanci. Su questo scambio si è soffermata la puntata di Report del 6 dicembre 2021 spiegando, grazie all’aiuto del giornalista Fabio Pavesi, come il calciatore Nicolò Rovella sia passato dal Genoa alla Juventus per una cifra pari a 18 milioni di euro. Nello stesso lasso di tempo il Genoa ha comprato dalla Juventus due giovani calciatori: Manolo Portanova per il costo di 10 milioni ed Elia Petrelli per 8 milioni. In questo modo la somma raggiunge i 18 milioni che il Genoa doveva incassare per Rovella, soldi che non saranno mai trasferiti.

Questa operazione ha creato una plusvalenza ad entrambe le società, essendo tutti giocatori del settore giovanile dei rispettivi club: dato che nessuno dei club ha dovuto precedentemente pagarli questi creano una plusvalenza pari alla cifra a cui sono stati venduti. Se invece fosse stato fatto uno scambio alla pari, come dovrebbero essere quando vi è una valutazione pari tra due giocatori, non si sarebbe potuto iscrivere nessun flusso di cassa nei bilanci delle due società.

Non solo il Genoa. Anche la Roma è stata protagonista di uno scambio (Spinazzola-Pellegrini) in cui entrambi i giocatori sono stati sovrastimati per portare plusvalenze importanti nei bilanci delle due società.

Gli agenti sono fondamentali all’interno di questo sistema, strumenti essenziali per agevolare questi scambi fittizi. Nel caso Rovella, la Juventus ha incaricato l’agente Riso per la mediazione tra i due club, attribuendogli un corrispettivo di 1,7 milioni di euro. Giuseppe Riso è uno dei più importanti agenti italiani, uomo molto vicino all’ex amministratore del Milan, Adriano Galliani.

Il fenomeno della plusvalenza fittizia non è nuovo nel mondo del calcio. Come ha riportato la puntata di Report il sistema di plusvalenze era presente già nel 2006 durante Calciopoli, ma si parlava di cifre relativamente basse – intorno ai 5 milioni di euro.

Perché si ricorre alle plusvalenze?

Nel solo 2019 la Juventus ha generato 154 milioni di plusvalenza, la Roma 132, il Napoli 83, il Genoa 79 e la Sampdoria 53 milioni. Nei casi sopra elencati, le plusvalenze rappresentano dal 25% al 55% dei ricavi dei club. Questo significa che molte società, senza questo sistema fraudolento, sarebbero falliti o quantomeno ridimensionati. Il Genoa, ad esempio, nel 2019 ha fatturato 50 milioni di euro dai diritti televisivi, biglietti e sponsorizzazioni, ma ben 70 dalle plusvalenze. Un caso che non ha precedenti nel campionato italiano.

Il primo club italiano ad essere stato indagato è stato il Chievo Verona, ora fallito. Dai dati riportati da Marco Bellinazzo nel suo blog, mantenere il Chievo in Serie A negli ultimi 4 anni è costato 244 milioni a fronte di entrate ordinarie (diritti tv, contributi della Lega, botteghino e area commerciale) per poco più di 180 milioni. Un gap di circa 60 milioni compensate dalle plusvalenze da calciomercato per 60 milioni: 7,6 milioni nel 2014; 12,8 milioni nel 2015; 18,8 milioni nel 2016 e 21,5 milioni nel 2017.

Più di un terzo di queste plusvalenze, quasi 24 milioni, sono state realizzate cedendo giocatori al Cesena in operazioni anomale, sia per l’entità delle somme in gioco e sia per la qualità dei calciatori coinvolti. Il processo per la compravendita di calciatori a valori gonfiati fra Cesena e Chievo Verona si è concluso con una penalizzazione di tre punti ai veneti e tre mesi di inibizione al presidente veronese Luca Campedelli. Quest’ultimo, in merito all’esclusione del Chievo dal campionato di serie B che poi ha decretato il fallimento del club gialloblù, è stato intervistato da Report e ha citato una nota frase: “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”, lasciando intendere che il Chievo Verona sia stato l’unico club ad essere stato condannato, ma che la società veronese non fosse messa in una condizione peggiore di quella degli altri club, dal momento che molte società italiane faticano a pagare gli stipendi, a partire dall’Inter, squadra vincitrice dell’ultimo campionato.

La questione è complessa e dal mondo del calcio sembra che verranno fuori ancora molti scheletri dall’armadio.

Prendiamo ad esempio il bilancio della Juventus. Il club è finito sotto l’occhio del ciclone, ma con una condizione economica sulla falsariga della maggior parte dei club di A: infatti, leggendo i bilanci degli altri club della massima serie, nel 2019/20 solo otto squadre avevano chiuso il bilancio in attivo.

Il venire meno dei ricavi da stadio nella seconda parte della stagione 2019-2020 e per l’intera stagione 2020-2021 ha fatto sprofondare il bilancio già in crisi della Juventus dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Il club presieduto da Andrea Agnelli ha registrato una perdita di 299,6 milioni, nonostante i 215 milioni generati facendo ricorso allo strumento della compravendita dei calciatori e delle plusvalenze, dovendo così varare un nuovo aumento di capitale da 400 milioni.

La pandemia però ha influito solo in parte a questa discesa economica, poiché anche ipotizzando che i ricavi da stadio fossero stati in linea con quelli delle stagioni pre-Covid, difficilmente il club bianconero sarebbe riuscito a evitare le perdite importanti, senza dover richiedere degli aumenti di capitale – ossia chiedere ai propri soci di immettere del denaro per ricapitalizzare il club.

Come se ne esce?

Una soluzione auspicata dai club è stata la costituzione di una Superlega, di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi, che avrebbe fatto aumentare in maniera notevole i ricavi commerciali del club: proprio la Juventus era uno dei club fondatori del progetto (mai accantonato).

L’alternativa è quella di una riduzione importante del costo della rosa, in modo da renderla compatibile con i ricavi caratteristici. Una strada però impraticabile perché abbassare il valore della rosa significherebbe, probabilmente, rinunciare a vincere sul campo e quindi perdere i ricavi legati alle prestazioni sportive.

L’ex p.m. Pecoraro ha parlato anche delle denunce avanzate da lui stesso: “Mi sono trovato in difficoltà, il Tribunale mi respingeva sempre. Dicevano che non potevo essere io a stabilire il reale costo di un giocatore”. Difatti, ci si muove nel campo della soggettività, per cui è sempre difficile dire quale sia il reale valore di mercato di un giocatore. Tuttavia, Pecoraro aggiunge che: “Si devono stabilire dei parametri. Ora li chiamano algoritmi. Poi c’è una parte che deve essere lasciata libera, al mercato”.

Per porre rimedio a questo, la FIFA sta lavorando ad un algoritmo di matrice italiana per stabilire il valore economico oggettivo di un calciatore. Non è l’unica iniziativa che il governo del calcio mondiale sta prendendo sul tema. La federazione globale ha infatti aperto anche alla possibilità di istituire una camera di compensazione attraverso cui far passare tutti i pagamenti, in modo da garantire effettivi passaggi di denaro.

Daniele Leonardi

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