UniPr OnAir, il ricercatore Franco Lori: ” Vaccini anti Covid-19 funzionano. In arrivo nuovi farmaci antivirali”

“Eroe in Medicina” nel 2000 per i risultati nella terapia contro l’Hiv, in seguito alla pandemia si è impegnato nella ricerca di farmaci anti-Covid19

Il 2 dicembre si è tenuto l’ultimo appuntamento di UniPr OnAir di questa edizione 2021: Pier Giorgio Petronini ed Erminia Ridolo, docenti rispettivamente di Patologia generale e di Immunologia clinica presso l’Università di Parma, hanno discusso insieme a Franco Lori dell’Obiettivo Salute e benessere dell’Agenda ONU 2030, e in particolare si è parlato di Covid-19, vaccini e terapie. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Parma, Lori è ricercatore e amministratore delegato di Virostatics, azienda farmaceutica nata nel 2005 e attualmente impegnata nella ricerca di farmaci contro il SARS-CoV-2. Nel 2000 è stato insignito del premio internazionale “Heroes in medicine” per i suoi successi nella terapia contro l’HIV.

Salute infantile e materna, malattie come malaria e Aids, esclusa l’attuale emergenza sanitaria, sono le piaghe da debellare secondo l’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030. A un giorno dalla Giornata mondiale contro l’AIDS, vale la pena ricordare come questa malattia continui a preoccupare le maggiori autorità sanitarie del mondo. In particolare, la pandemia sembra aver contribuito in maniera allarmante alla diminuzione delle diagnosi da HIV (in Italia 47% in meno nel 2020 rispetto al 2019). Sempre nel 2020, 680.000 persone sono morte per cause correlate a questo virus. Tra i traguardi perseguiti dall’ONU entro il 2030, quelli di eradicare le epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate, “garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva”, “conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione da rischi finanziari” e “porre fine alle morti prevenibili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età”.

Il ricercatore Lori in questa puntata si sofferma però su un altro virus che sta vedendo impegnati i medici di tutto il mondo e sta stravolgendo la sanità dei paesi.

Covid-19: varianti e quarta ondata, quanto dobbiamo preoccuparci?

Oggi nel mondo distinguiamo quattro tipologie principali di vaccini contro il SARS-CoV-2: quelli a base di proteine virali, quelli a base di virus inattivato, quelli a vettore virale e quelli a mRNA. Questi ultimi stimolano una parte di risposta immunitaria che si basa sulle cellule, in particolare su quelle T CD4 e CD8, mentre i vaccini a base di proteine e di virus inattivato stimolano una risposta basata sugli anticorpi. Di fronte alle continue mutazioni della proteina Spike, il target degli anticorpi, ad oggi molti si dicono preoccupati per la possibilità che i vaccini risultino inefficaci con l’arrivo di una nuova variante.

Inoltre, un rischio finora ancora troppo trascurato dagli scienziati è il cosiddetto “peccato originale antigenico“, fenomeno che si verifica ad una seconda esposizione verso un patogeno che presenta somiglianze con quello originario ma non è identico: in questo caso, l’organismo utilizzerebbe una memoria immunologica invece di attivare una risposta di anticorpi con la nuova esposizione. Questa dinamica potrebbe spiegare l’inefficacia dei vaccini con l’arrivo di nuove varianti. Secondo Franco Lori questa ipotesi non è da scartare, come non è da scartare lo scenario opposto in cui l’organismo presenti una risposta esagerata. “Bisogna capire la variabilità di risposta ai vaccini. Per ora – commenta il ricercatore – questi rispondono bene anche con le varianti. Quel che va pensato, però, è una strategia nel caso in cui dovessero sfuggire al controllo vaccinale.”

Per quanto riguarda una quarta ondata, di fatto secondo Franco Lori è inevitabile. Quel che sappiamo è che ci vorranno anni per sconfiggere il virus e forse diventerà endemico. “La buona notizia – osserva l’ospite – è che abbiamo dei vaccini e sono in arrivo nuovi farmaci e terapie. Il trucco sta nel mantenere i tre principi cardine della difesa: prevenzione, profilassi e terapia. Se li separiamo, commettiamo un terribile errore.”

La scienza ci fa ben sperare

Ogni organismo risponde diversamente al virus. È possibile che si arriverà a individuare endotipi immunologici da associare a diversi pattern chimici, come non è remota l’idea che si troveranno dei biomarkers relativi al danno e ai fattori protettivi che ci potranno aiutare a capire come evolve la malattia. “Serviranno tecnologie – spiega Franco Lori – in grado di integrare biologia e immunologia con le potenzialità dei sistemi AI di incamerare quantitativi di dati sufficienti a confrontarle.”

Già rosee invece le prospettive per quanto riguarda i farmaci antivirali. Ad oggi esiste un solo antivirale, il Remdesivir, già utilizzato nel trattamento di malattie come l’ebola e da somministrare per via endovenosa. Sviluppato specificamente contro il coronavirus e in fase di sperimentazione, l’antivirale orale Molnupiravir potrebbe prevenire il 50% dell’ospedalizzazione. Ancora più efficace (si stima al 90%) ma ugualmente non ancora approvata da Ema, Aifa e Fda la pillola PF-07321332, il cui punto di forza risiederebbe nella combinazione dell’azione due farmaci sopra riportati. Per quanto riguarda le terapie con anticorpi, adesso si parla molto degli anticorpi monoclonali che secondo Lori potrebbero essere assunti dopo l’antivirale orale. “All’interno della terapia – prosegue il ricercatore – non si può prescindere dalla combinazione di questi farmaci. Lo stesso Remdesivir potrebbe rappresentare l’ultima chance in caso di ospedalizzazione.”

Per quanto riguarda la terza dose, l’immunologo non sembra aver dubbi: “I vaccini funzionano. Hanno funzionato durante le prime fasi in cui sono stati sperimentati, perché quando noi vediamo dei risultati su 30/40.000 persone con un’attività del 90-95% noi esperti del settore non abbiamo più dubbi, funzionano. Poi vediamo che gli ospedalizzati sono in gran parte persone non vaccinate, che i Paesi con il più alto tasso di vaccinati, Spagna e Italia, sono anche quelli con meno infezioni. Ricordiamo inoltre che i vaccini all’inizio sono stati approvati non tanto sulla base del numero delle infezioni, ma sulla progressione della malattia: oggi, con i vaccini, contagi e ospedalizzati non crescono con lo stesso ritmo” dell’anno scorso.

di Maria Grazia Gentili

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