Russia-Ucraina: cosa sta succedendo?

La tensione cresce tra i due Paesi e la soluzione diplomatica sembra sempre più lontana: cerchiamo di fare chiarezza con il professor Catelli, docente di International Politics

Non che gli equilibri fossero particolarmente stabili, ma tra Russia e Ucraina tutto è peggiorato a inizio dicembre e nelle ultime settimane abbiamo assistito all’aggravarsi delle tensioni tra i due paesi.

Cosa è successo? Putin ha iniziato a schierare le proprie truppe al confine con l’Ucraina, in risposta alle esercitazioni militari della NATO nel Mar Nero, viste da Mosca come una minaccia. Tra dicembre e gennaio sono stati schierati 140mila uomini e preparate esercitazioni congiunte con l’esercito bielorusso. A seguito di questa minaccia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, hanno spostato le proprie truppe nei territori polacchi e romeni, anche se le forze della NATO hanno cercato di mediare e seguire la linea della diplomazia, anche a causa della minaccia della crisi energetica.

A dimostrazione di come la tensione sia elevata, il presidente Macron ha recentemente affermato che: “L’obiettivo geopolitico della Russia oggi chiaramente non è l’Ucraina ma quello di rendere chiari i rapporti con la Ue e la Nato, già presente ai suoi confini in Estonia, Lettonia e Norvegia, con la possibilità di allargarsi a Finlandia e Ucraina”. Bisogna anche ricordare che la Francia non dipende direttamente dal gas russo e che vorrebbe sganciare la Russia dall’asse con la Cina o creare un’alleanza Berlino-Mosca-Parigi.

Pregressi storici, sociali e culturali

Con il crollo dell’Unione Sovietica, Russia e Ucraina hanno continuato a mantenere rapporti molto stretti. Con il tempo però hanno iniziato a sorgere diversi tipi di tensioni: la presenza di un arsenale nucleare in Ucraina, varie dispute sul gas e la questione della flotta russa del Mar Nero.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, è stata la cosiddetta Rivoluzione arancione, un insieme di proteste sorte all’indomani delle elezioni del 2004, in cui vennero contestati i risultati che davano il filorusso Viktor Janukovyč in vantaggio e che portarono a nuove elezioni nel dicembre dello stesso anno, con il trionfo Viktor Juščenko, leader dell’opposizione e delle proteste pacifiche.

Nel 2010 Janukovyč fu però eletto alla presidenza e ha concesso l’occupazione del porto di Sebastopoli alla flotta russa, permesso che il suo predecessore aveva revocato. Questa venne vista da molti come un’azione incostituzionale e alcuni esponenti dell’opposizione vennero arrestati. Nel 2013, Janukovyč si rifiutò di siglare un accordo con l’Unione Europea, minacciato dalla Russia, che era pronta a non garantire lo status di stato all’Ucraina.

Il 22 febbraio 2014, iniziarono a Kiev delle proteste contro il governo, guidate dal movimento Euromaiden. I manifestanti presero i principali edifici governativi e obbligarono alla fuga il presidente. Il parlamento restaurò la costituzione del 2004 e destituì Janukovyč. In seguito venne eletto Oleksandr Turčynov.

Qualche giorno dopo la fuga del presidente, alcuni uomini armati, detti gli “piccoli uomini verdi“, iniziarono a prendere il controllo della Crimea e, dopo aver occupato il suo parlamento, annunciarono un referendum di secessione. Nel Marzo dello stesso anno la Russia occupò la Crimea e nel periodo successivo aumentò la sua presenza militare nella regione.

Proprio a seguito dell’annessione della Crimea, iniziarono manifestazioni filo-russe anche nella regione del Donbass, che hanno portato a un sanguinoso conflitto tra governo Ucraino e forze separatiste. Da allora le tensioni tra i due paesi non si sono più fermate.

Come leggere la situazione: ci aiuta il professor Emanuele Castelli

– Professor Castelli, qual è allora il ruolo delle nazioni europee? Stanno mediando per la pace o hanno degli interessi nascosti?

“La verità, purtroppo, è che manca un’unica voce europea. Nella crisi ucraina la grande assente è proprio l’Europa. Gli stati che ha citato fanno tutti parte dell’Unione Europea e il fatto che procedono con preferenze e interessi diversi nei loro rapporti con la Russia dimostra che l’Unione Europa non ha voce, o comunque ha una voce dissonante, Francia e Germania, che sono i paesi-guida dell’Unione, si muovono attualmente su piani diversi con la Russia”

“A questo riguardo, l’operazione che ha compiuto Macron con il suo viaggio a Mosca può essere letta come un tentativo di dotare l’Europa di una voce comune, sotto la guida francese ovviamente, perché c’è un interesse evidente da parte di Macron ai fini di politica interna, essendo prossime le elezioni presidenziali. Sono un po’ più scettico sul fatto che la Francia voglia costituire un asse preferenziale che escluda l’Unione Europea. Ma il succo del discorso è che manca un’unica voce europea nei rapporti con un vicino molto ingombrante. Il fatto che siano gli Stati Uniti o un singolo paese dell’Unione Europea a mediare con Putin e non l’Unione Europea la dice lunga sull’inefficacia della politica estera europea nella sua attuale architettura”.

– Cina e Russia si oppongono all’espansione della NATO, cosa temono?

Che la NATO diventi più potente rispetto al passato. L’Alleanza atlantica coinvolge stati che hanno tutti (Turchia a parte) regimi liberal-democratici, cioè opposti a quelli che incarnano Russia e Cina, che rimangono paesi autoritari (la Russia è formalmente una democrazia, ma non è sostanzialmente un paese libero). La Nato è invece una alleanza di liberal-democrazie e viene per questo vista come un pericolo per gli interessi russi e cinesi, che tra l’altro fanno parte invece della Shanghai Cooperation Organization (SCO), che è per molti il contraltare asiatico della Nato”.

In molti credono che però la preoccupazione più grande di Putin non sia l’espansione della Nato, ma la possibilità della nascita di democrazie stabili nelle ex repubbliche sovietiche.

“Sono d’accordo. Il fatto che la Russia non voglia democrazie nei paesi limitrofi è perché le democrazie sono difficili da controllare. Essendo regimi governati dal popolo, è il popolo che in quei paesi decide autonomamente chi deve governare. E il popolo, come è successo proprio in Ucraina, potrebbe decidere di eleggere un presidente che vuole alleanze diverse da quelle con la Russia. La Russia vuole sicuramente controllare gli stati dell’area post-sovietica e per farlo deve impedire che questi stati agiscano in modo autonomo, come si fa nelle democrazie. L’Ucraina ha questa particolarità: se si escludono i paesi baltici, è l’unica democrazia tra gli stati dell’ex blocco sovietico. L’Ucraina ha peraltro avuto una rivoluzione di velluto nel 2004, un evento che ha creato problemi ad una potenza territoriale come la Russia”.

– Secondo alcune analisi, il vero obiettivo di Putin potrebbe essere quello di ricostruire la Russia storica, annettendo la Bielorussia e l’Ucraina (e altri territori che appartenevano all’unione sovietica), idea che fa parte della propaganda russa da tempo ormai.

“La cosa di cui sono convinto è che la Russia è e rimane una potenza territoriale. Non a caso ho usato questa locuzione prima, ossia una potenza che basa il suo potere sul territorio, quindi tanti più territori ha, tanto più potere ha. La Russia è la vera potenza geopolitica, ossia basa il suo potere sul possesso e il controllo del territorio. Questo l’ha fatto a seguito del ritiro americano, già con Trump, ma in realtà anche con Obama. Il ritiro americano deriva da un inesorabile declino egemonico e la Russia ha voluto occupare gli spazi lasciati sguarniti dagli Stati Uniti.”

“Questo status di potenza territoriale deriva dal fatto che la Russia è una potenza continentale, occupa un continente e non è isolata; quindi è chiaro che a livello strategico il territorio sia importante. Poi che Putin voglia ricostruire la grande Russia storica, questo è un piano molto ambizioso…essendo le sue possibilità di rimanere al potere per altri 14 anni, ha tempo per farlo. La cosa importante è che la Russia dà valore al possesso di territorio. La Cina dà più valore allo sviluppo, alla finanza, la potenza della Cina non si basa sul possesso di territorio. La Russia essendo una potenza che trae la maggior parte della sua ricchezza dalle risorse naturali, valuta il territorio come molto importante, mentre altre grandi potenze non lo fanno, o lo fanno certamente meno”.

Negli ultimi giorni si sta parlando anche di un altro grande problema e cioè l’aumento del prezzo del gas. Qual è il rapporto tra tensioni e il problema delle forniture di gas?

L’Ucraina è uno snodo fondamentale per i gasdotti che vanno dalla Russia all’Europa. Il controllo dell’Ucraina da parte della Russia è fondamentale perché da quel territorio dipende la sua vendita di gas ai paesi dell’Unione Europea, che non sono autonomi a livello energetico. Quindi è strategicamente importante. Non solo per il gas, ma a livello strategico l’Ucraina è fondamentale per la Russia. L’aumento del prezzo del gas è dovuto allo shock e alla tensione internazionale in paesi strategicamente rilevanti dal punto di vista energetico, e ciò ha un impatto sui prezzi dell’energia, anche se l’aumento in corso oggi non dipende solo da quello”.

Ciò che sappiamo per certo ora

Negli ultimi giorni Washington ha confermato che la Russia sarebbe pronta ad attaccare l’Ucraina in qualsiasi momento, perché non ci sarebbero infatti solo soldati ammassati al confine, ma anche missili e aerei.

Questa notizia è stata seguita da un febbrile susseguirsi di annunci allarmanti da parte dei paesi europei che invitavano i propri connazionali a lasciare il paese al più presto. L’Italia si è aggiunta – oltre a Germania, Olanda, Spagna, Svezia e Danimarca – a questa lista, richiamando circa duemila residenti. “Lavoriamo tutti al fine di evitare un’escalation”, ha detto il ministro Luigi Di Maio. La Farnesina ha anche deciso il rientro del personale non essenziale della propria ambasciata a Kiev. 

Kiev intanto continua a invitare i cittadini a “restare calmi, uniti all’interno del Paese, evitare azioni destabilizzanti e che creino il panico”, mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha insistito sul fatto che gli avvertimenti occidentali “causano il panico”. Nelle scorse settimane abbiamo anche visto video e immagini di ragazzi o persone anziane che si preparavano a difendersi dal possibile attacco imbracciando armi di vario tipo. Inoltre, ci sono testimonianze di manifestazioni contro la guerra da parte di altri segmenti della popolazione, con l’intento di scongiurare in qualsiasi modo un nuovo conflitto.

La certezza di un possibile attacco russo, annunciata dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, provengono dal fatto che attualmente il territorio Ucraino è circondato da truppe su tutti i fronti: sulla linea del confine russo a Est, sul confine bielorusso a Nord, a Sud con la flotta del Mar Nero e a Ovest nella regione filo-russa della Moldavia, la Transnistria.

Yuri Ouchakov, consigliere diplomatico di Putin, invece attacca le dichiarazioni delle potenze straniere, affermando che l’isteria americana ha raggiunto il culmine” e che “in questi ultimi giorni e queste ultime ore la situazione è stata portata a livelli assurdi, gli americani hanno addirittura annunciato la data dell’invasione russa”. Intanto però Francia e Germania cercano di evitare uno scenario in cui la Russia verrebbe colpita da pesanti sanzioni, che influirebbero anche sull’economia europea. Proprio per questo la portavoce del ministero degli Esteri russo ha accusato gli anglosassoni di aver bisogno di una guerra ad ogni costo, sottolineando il maggior sforzo dell’Unione Europea nel cercare di trovare un accordo.

La situazione evolve continuamente ed è difficile prevedere ciò che accadrà, ma quello che è certo è che le possibilità che la Russia sferri un attacco nei confronti dell’Ucraina nelle prossime settimane potrebbe essere elevata. Quello che resta da fare è quindi sperare nella diplomazia ed evitare un conflitto che non riguarderebbe un luogo qualsiasi della cartina, ma riguarderebbe l’intera Europa e, forse, il mondo.

di Gabriele Scarcia

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