Le conseguenze della crisi ucraina sullo sport mondiale

La guerra in Ucraina ha portato a molte ripercussioni, prese di posizione e qualche polemica anche nel mondo dello sport

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Foto presa dal profilo Twitter del Napoli

L’invasione dell’Ucraina da parte dei militari russi ha riportato l’incubo della guerra in Europa. In risposta all’attacco russo, l’Unione Europea – insieme agli Stati Uniti e al Regno Unito – ha deciso di colpire la Russia con diverse sanzioni, ma non è solo l’aspetto socio-economico a risentire della situazione.

Le ripercussioni della guerra si sono fatte sentire anche sullo sport. Infatti, diverse federazioni hanno deciso di annullare tutti gli eventi in Russia condannando il conflitto bellico, mentre in Ucraina i vari campionati nazionali sono stati sospesi, con la speranza di poterli continuare una volta che la situazione sarà tornata alla normalità.

La presa di posizione del CIO

Il Comitato Olimpico Internazionale ha fortemente condannato l’invasione russa. Il presidente del CIO, Thomas Bach, ha ribadito l’appello alla pace che aveva lanciato sia alla cerimonia di apertura che a quella di chiusura dei Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022.

Il CIO ha voluto usare la linea dura contro Russia e Bielorussia, paese alleato di Putin. Questo poiché con l’invasione dell’Ucraina è stata violata la tregua olimpica iniziata il 28 gennaio, sette giorni prima l’inizio delle Olimpiadi, e che sarebbe dovuta terminare il 20 marzo, sette giorni dopo la fine delle Paralimpiadi.

La tregua olimpica si rifà alla tradizione dell’antica Grecia: infatti durante il periodo dei giochi nazionali la città ospitante, ovvero Olimpia, non poteva essere attaccata, in aggiunta gli atleti e gli spettatori dovevano poter arrivare ad Olimpia senza problemi. Dal 1992 il CIO ha introdotto la tregua olimpica ad ogni Olimpiade e Paralimpiade.

Le sanzioni proposte riguardano l’invito a tutte le federazioni di trasferire o annullare tutti i loro eventi sportivi in programma nei due paesi. In aggiunta a questo, Bach ha chiesto che le bandiere di Russia e Bielorussia non vengano esposte e che non siano suonati i loro inni.

Nel caso russo, l’invito di Bach riguarda tutte le manifestazioni che non rientrano nelle sanzioni dell’agenzia mondiale antidoping (Wada). La Russia era stata sospesa dalle competizioni a causa di ripetute violazioni delle regole antidoping. A seguito di ciò non può partecipare alle competizioni mondiali con i propri simboli fino alla fine del 2022.

Gli effetti sul calcio

Immediatamente dopo i primi attacchi russi, la Federazione Calcistica Ucraina ha deciso di sospendere il campionato di calcio per almeno 30 giorni.

La Federcalcio ucraina ha comunicato lo stop attraverso una nota ufficiale sul proprio sito web: “A causa dell’imposizione della legge marziale in Ucraina, il campionato ucraino è stato sospeso”.

Una delle prese di posizione più nette l’ha avuta lo Schalke 04. Il club tedesco, sponsorizzato da Gazprom, azienda energetica russa, ha deciso di rimuovere il nome dello sponsor dalle maglie. Inoltre, anche un responsabile dell’azienda, amico di Putin, è stato estromesso dal consiglio di amministrazione della squadra.

In Inghilterra, il presidente del Chelsea, l’oligarca russo, Roman Abramovich, ha deciso di lasciare la guida del club, spiegato che la sua scelta è stata presa nell’interesse della squadra.

L’abbandono di Abramovich rientra nelle ripercussioni che avranno le sanzioni contro la Russia. La decisione di congelare i beni all’estero di Putin e di tutti gli oligarchi a lui vicini, può avere spinto l’ex presidente del Chelsea alle dimissioni. In caso di sanzioni che lo avrebbero colpito direttamente, infatti, Abramovich si sarebbe potuto ritrovare nella posizione di non poter più gestire economicamente il club inglese.

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L’ucraino Malinovs’kyj durante Olympiacos-Atalanta del 24 febbraio 2022 (Foto tratta dal profilo Facebook di Malinovs’kyj)

Anche la UEFA, in un comitato esecutivo straordinario, ha deciso di prendere provvedimenti contro la Russia, il più importante dei quali riguarda l’assegnazione della finale di Champions League 2021/2022.

La finale era stata originariamente assegnata a San Pietroburgo, ma dopo l’invasione russa, la UEFA ha deciso di spostare la sede a Parigi. In più, tutte le partite internazionali previste in Russia e in Ucraina verranno giocate in campo neutro.

C’è altro. In vista delle partite di qualificazione al mondiale 2022 in programma a fine marzo, le federazioni di Polonia, Svezia e Repubblica Ceca hanno espresso la volontà di non giocare contro la Russia. Le tre federazioni sono state infatti sorteggiate nel girone insieme alla Russia.

In merito alla vicenda sono state molto dure le parole di Wojciech Szczęsny, portiere della Juventus e della nazionale polacca. Szczsny, in un post su Instagram ha affermato: “Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia! Mi rifiuto di stare in campo, indossando i colori del mio paese e ascoltando l’inno nazionale della Russia! Invito Fifa e Uefa ad agire e ritenere la federazione russa responsabile delle loro azioni.”

La FIFA, inizialmente, si è esposta sulla vicenda decidendo di seguire la linea dettata dal CIO. Quindi, concedendo la possibilità di giocare alla Russia, ma in campo neutro e sotto il nome di RFU (Federazione Calcistica Russa), ovvero senza bandiera e inno.

Successivamente però, anche a causa delle numerose proteste, la posizione della FIFA è cambiata. In una nota congiunta con la UEFA, infatti, è stata presa la decisione di escludere la Russia da tutte le competizioni internazionali, sia che riguardino la nazionale che i club.

Le decisioni della F1 e degli altri sport

Le conseguenze della crisi Ucraina si sono ripercosse anche sulla F1. Diversi piloti si sono detti contrari a correre il GP di Russia, in particolare Sebastian Vettel che si è esposto in prima persona contro la guerra.

Il pilota tedesco ha affermato: “È orribile quello che sta succedendo, sono scioccato. Per quanto mi riguarda la decisione l’ho già presa, a Sochi a settembre non correrò”.

Infine, dopo un confronto con i team, la F1 ha ufficialmente deciso di annullare la gara russa, che si sarebbe dovuta svolgere il 25 settembre.

F1 ucraina
Foto tratta dal profilo ufficiale della F1

Le ripercussioni più grandi però le ha avute il team Haas. La squadra americana è sponsorizzata dalla Uralkali, azienda chimica russa di proprietà di Dmitry Mazepin, uno degli uomini più potenti del Paese. Il team ha deciso di rimuovere dalle proprie vetture i riferimenti allo sponsor, che richiamano i colori della bandiera russa.

È ancora incerto il futuro del figlio di Dmitry, Nikita che è pilota della Haas, ma la sua presenza in F1 è fortemente legata allo sponsor del padre.

Non solo calcio e F1

Anche le federazioni di molti altri sport hanno deciso di agire in risposta alla guerra in Ucraina. La federazione degli Sci Invernali, ad esempio, ha deciso di annullare o spostare tutte gli eventi che si sarebbero dovuti svolgere in Russia.

Nell’Eurolega di basket, inizialmente sono stati i club a prendere l’iniziativa. Come nel caso del Barcellona che si è rifiutato di partire per San Pietroburgo, oppure il Bayer Monaco che ha chiesto il rinvio della partita contro i CSKA di Mosca. Infine, i club dell’Eurolega hanno deciso di far continuare a giocare le squadre russe, ma in campo neutro evitando così le trasferte sul suolo russo.

Messaggi di pace sono arrivati da molti atleti di diversi sport. Uno dei più importanti è quello del russo Daniil Medvedev, nuovo numero 1 del tennis mondiale. Egli ha affermato che è totalmente per la pace e che in situazioni come questa: “Il tennis non è così importante”.

La guerra in Ucraina ha riportato l’Europa in un clima di tensione e paura che non si viveva dagli anni più bui della guerra fredda. La coesione dello sport nel condannare e punire quanto fatto dalla Russia però è sintomo che uniti si può raggiungere la pace.

di Nicholas Cincinelli

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