Nessun contratto, nessun diritto: storie di affitti in nero e di proprietari senza vergogna

LA LEGGE E' DALLA PARTE DEGLI INQUILINI, MA IN POCHI HANNO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE

AFFITTASI-NEROVita difficile quella dello studente. Frequentare l’università non vuol dire solo studiare, significa anche gettare le basi per costruire il proprio futuro. Significa che, a volte, bisogna cercarsi un lavoretto per aiutare i genitori col pagamento delle tasse universitarie. O a volte, significa vivere nell’illegalità. Letteralmente.
Studenti costretti ad accettare l’affitto di una stanza in nero, spesso controvoglia. Studenti senza diritti, che pur di studiare in un’altra città, auspicando una preparazione migliore, vivono in una stanza di due metri per tre e in condizioni pietose. Bestie, non esseri umani.

SUCCEDE ANCHE A PARMA – Via D’Azeglio, civico 118, proprio di fronte al chiostro di Lettere. Al primo piano c’è un appartamento composto da una singola, due doppie, un bagno e una zona cottura. In realtà la stanza singola e una delle due doppie non avevano muri fino a qualche mese fa: erano divise tra loro e dalla cucina da pannelli di plexiglass, stile ufficio. La cucina era in realtà un corridoio.

Questo appartamento è stato affittato da Luca, ex studente di Scienze della Comunicazione di Salerno, che poi decide di iscriversi al corso di Giornalismo e Cultura editoriale a Parma. Arriva in città senza sapere bene come muoversi, visita alcuni appartamenti fino a quando non arriva al 118 di via D’Azeglio. La proprietaria, una signora parmigiana sulla cinquantina, gli sembra onesta. La casa non è un granché, ma  decide comunque di prenderla in affitto: è proprio di fronte all’università, Luca non ha molte pretese e nemmeno il portafogli di Briatore. Dà alla donna i soldi della caparra e riceve la promessa di un contratto.

Luca entra in casa il 19 settembre. Chiede insistentemente la firma dell’accordo ma la proprietaria tentenna. Finché non gli dice che il contratto non lo fa, perché è da solo. Non è una barzelletta. A fine ottobre arriva un ragazzo spagnolo, ma il contratto non si vede.

“ADESSO BASTA” – Un giorno va via la corrente per una presa difettosa. Luca e il suo coinquilino chiamano la proprietaria di casa che si rifiuta di intervenire. La presa malmessa è ancora lì, anche se la corrente è stata ripristinata. Il ragazzo spagnolo, però, non ne può più. “Ha provato prima a darle una specie di ultimatum chiedendole di sistemare le cose. Lei si è rifiutata dicendo che le cose stavano così e lui ha deciso di fare i bagagli e andarsene” racconta Luca.

Ad affittare la doppia arrivano due ragazzi indiani, con il loro avvocato che preme per avere un contratto regolare, poichè si tratta di studenti extra-europei e temono di ritrovarsi con seri problemi burocratici qualora qualcosa risultasse irregolare in territorio straniero. “Pochi giorni dopo la signora si presenta con un contratto che però riportava cose non vere – spiega Luca -. Innanzitutto, ha unito il nostro appartamento (due doppie, una singola, una cucina e un bagno) con il monolocale situato al piano di sotto (sempre di sua proprietà) facendo figurare tutto come se fosse un’unica abitazione dotata di cucina, soggiorno, due bagni, due singole e due doppie. Ha scritto che quindi ci abitavamo in quattro: io, i due indiani e una ragazza che alloggiava nel monolocale. Poi, come data di partenza del contratto, ha scritto 1 affitto in nerodicembre, cioè, una settimana e mezzo dopo dall’arrivo dei ragazzi indiani e quasi tre mesi dal mio. Tralasciando il fatto che rispetto a quanto ho pagato, lei ha dichiarato quasi due terzi di meno. Ovviamente io ho rifiutato la proposta e me ne sono andato. La cosa bella è che quando me ne sono andato , lei ha ritirato la proposta di contratto che aveva fatto, e dunque anche i due ragazzi indiani sono stati costretti a cambiare casa”. Ora Luca abita in un appartamento piuttosto distante da Via D’Azeglio, ma ha un contratto regolare. Ed è tranquillo.

NIENTE DI NUOVO – A Parma non è una novità che accadano queste ingiustizie, ma nessuno si indigna più di tanto. E’ normale che succeda agli studenti, si pensa. Martina e Simona avevano preso una stanza in sub-affitto in Via dei Mille, e un giorno, all’improvviso, sono state buttate fuori di casa. Il proprietario aveva addirittura cambiato la serratura della porta d’ingresso.

Roberto, rientrando nell’appartamento, in Viale Piacenza, che aveva affittato dalla sua coinquilina, nonché proprietaria della casa, si è trovato costretto a fronteggiare un fidanzato molto arrabbiato e molto poco ragionevole a cui era stato fatto credere che il povero studente fuorisede fosse l’amante della ragazza, che voleva liberarsi del fidanzato. Il risultato? Vestiti che volano dalla finestra in nome di un contratto mai stipulato.
IL SILENZIO DEGLI STUDENTI – Ma perchè gli studenti, sapendo a quali ‘non-garanzie’ vanno incontro decidono di sottostare al contratto in nero? Secondo Roberto “i padroni di casa hanno il coltello dalla parte del manico. Ti offrono prezzi competitivi in zone spesso molto vicine alle sedi universitarie, sanno fare offerte molto allettanti e tu provi a fidarti. Con il risultato che devi sperare di avere compagni di corso con un posto sul divano.”

Avendo il coltello dalla parte del manico, come dice Roberto, può succedere che si prendano qualche libertà di troppo nei confronti degli inquilini. “E’ capitato piuttosto spesso che la mia proprietaria, specialmente quando abitavo da solo prima, con il ragazzo spagnolo poi, entrasse in casa a suo piacimento, senza fare nemmeno una telefonata prima per avvertire – racconta Luca -. Più volte le avevamo segnalato quanto la cosa ci desse fastidio, anche perché si trattava di una violazione di domicilio. Solo che non avendo il contratto era come se noi lì, in quella casa, non ci abitassimo. E lei si sentiva autorizzata a fare quello che voleva. Non solo entrava da sola o con la madre, ma a volte portava altre persone per farle vedere la casa, mentre io e il mio coinquilino spagnolo eravamo fuori. Quello che mi chiedo è: come si deve sentire uno studente sapendo che in quella che sarebbe casa sua potrebbe entrare uno sconosciuto in qualsiasi momento? Non ha nemmeno il diritto di saperlo? E se quello sconosciuto prendesse qualcosa? In casa spesso si lasciano anche oggetti di valore. Senza considerare che ci sarebbe una privacy da rispettare”. Nessun contratto, nessun diritto.

LA LEGGE – Una soluzione al problema però c’è: è il decreto legge n. 23 del marzo 2011, una legge storica per la svolta giuridica che AffittoStanze_04381-F100323193635--U15051577784cB-290x198--U1703012517051HH-300x322comporta in materia di affitti. L’inquilino, infatti, può denunciare all’Agenzia delle Entrate un contratto non registrato o fittizio, presentando le prove che attestino il suo domicilio nell’appartamento. Bastano una copia del bonifico del canone mensile e le bollette delle utenze intestate a suo nome.
Se l’inquilino si reca all’Agenzia delle Entrate e denuncia l’affitto in nero, avrà diritto a 4 anni di affitto, a partire dalla data di registrazione, il cui canone sarà pari a tre volte la rendita catastale dell’immobile in questione.

Ci si può rivolgere anche al Sunia (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini ed Assegnatari), che si trova in Via Pozzuolo del Friuli, 13: qui si può ricevere assistenza nel caso di soprusi e abusi come quelli sopra citati. Sono ancora troppo pochi coloro che denunciano casi di sub-affitto o affitto in nero. Infatti, secondo i dati del Sunia, “il grosso problema per gli studenti a mio parere è l’alto costo degli affitti per gli studenti. Nonostante la crisi i canoni non si sono abbassati di molto e questo caro prezzo va a pesare ancora di più sulle tasche dello studente fuori sede”.

I COSTI DEGLI AFFITTI – Nel caso in cui il contratto sia regolare, mediamente a Parma un posto letto singolo costa tra i 170 e i 200 euro nella prima periferia. Il prezzo sale fino a 360 euro se si affitta in centro storico. Rispetto ad altre città universitarie dell’Emilia Romagna, Parma è una delle città più economiche. Infatti, al primo posto sul podio per gli affitti maggiori troviamo Bologna, nella quale si chiedono in media 350 euro al mese: seguono Reggio Emilia e Modena, in cui si arriva ad affittare rispettivamente a 284 e 273 euro al mese. Economica o no, resta il fatto che molti studenti sono costretti ad affittare stanze in nero. Rischiando molto. Questa è la legge di mercato.

 

di Arianna Belloli, Darika Fuochi, Silvia Moranduzzo, Guendalina Truden

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