A 23 anni convivere con l’alopecia: la storia di Laura
Questa malattia autoimmune colpisce 4 milioni di donne in Italia e ancora non esiste una cura definitiva
“Non vedo l’ora di vedere tua moglie in Soldato Jane 2“. Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock la notte degli Oscar ha il merito di aver riportato, se non altro, l’attenzione sui disagi che vivono quotidianamente le donne calve che sono sempre sottoposte a commenti duri e sprezzanti.
Alopecia: non solo un disagio fisico
La malattia di cui tutti parlano al momento è autoimmune e si chiama alopecia. Colpisce ambo i sessi e soggetti di tutte le fasce di età. Oltre a comportare disagi e sofferenze a coloro che ne sono affetti, la scarsa informazione a riguardo li porta a ricevere commenti indelicati sul proprio aspetto.
Negli ultimi anni è diventata sempre più una faccenda al femminile. Secondo un recente studio dell’ Istituto Tricologico romano, in Italia sono oltre 4 milioni le donne che soffrono di alopecia e si tratta di un fenomeno in crescita. Tutt’ora non sono ben chiare le cause dell’attacco immunitario ai follicoli piliferi: i medici suppongono che giochino un ruolo importante fattori genetici e ambientali. Dai numerosissimi casi analizzati si può evincere che anche alterazioni ormonali possono causare l’alopecia comune.
L’alopecia areata è una delle varianti della patologia più diffuse. Caratterizzata dall’improvvisa perdita di capelli in aree circoscritte, spesso è dovuta ad un’importante componente autoimmune, diffusa nei pazienti con altri disordini immunitari (dermatite, vitiligine, celiachia, tiroide). Questa è, comunque, una forma di alopecia non cicatriziale e di conseguenza il follicolo pilifero non viene danneggiato irreparabilmente dal processo patologico. I campanelli d’allarme a cui bisogna prestare particolare attenzione vanno dalla perdita graduale dei capelli nella parte superiore della testa fino alla caduta di intere ciocche di capelli che vanno a formare chiazze di vuoto più o meno grandi su tutto il cranio (a seconda dei casi).
La malattia, a volte, non si ferma solo ai capelli. Nel caso dell’alopecia universalis, che è la forma più grave di alopecia areata, differisce da quest’ultima per la perdita totale di peli e capelli e la chiusura dei follicoli piliferi.
Secondo i centri di Tricopigmentazione di tutta Italia, attualmente non esiste una cura definitiva che possa far fronte ai disagi che la malattia comporta. Più che altro, sono disponibili terapie anche in via sperimentale, di tipo invasivo, che non conducono spesso a risultati positivi. Esistono immunoterapie che hanno la funzione di stimolare il sistema immunitario e favorire la ricrescita dei capelli. Un’altra terapia consigliata dagli esperti è l’impiego della luce ultravioletta che migliora la circolazione sanguigna e promuove la riattivazione dei follicoli piliferi.
Uno dei rimedi estetici a cui si può fare ricorso è l’utilizzo della parrucca: con le moderne tecnologie è possibile, infatti, creare parrucche sintetiche che abbiano a livello qualitativo eguale struttura e resistenza dei capelli sani. I costi delle parrucche variano dai 100 fino a ben 800 euro, mentre le cure, specialmente per l’alopecia universale, possono essere molto costose (tra i 200 e i 400 euro al mese).
Il racconto di Laura, studentessa universitaria di 23 anni affetta da alopecia
Come hai affrontato la perdita dei capelli e la conseguente diagnosi?
Avevo appena 16 anni quando mi hanno diagnosticato l’alopecia areata. Ricordo che mia madre mi stava sistemando i capelli e cominciò a notare dei piccoli vuoti sul mio cuoio capelluto. Devo dire che inizialmente non ci siamo preoccupati minimamente anche perché si trattava di un processo molto lento. Con il trascorrere del tempo la situazione si aggravava sempre di più e aumentava la mia paura di perdere per sempre i miei bellissimi capelli biondi.
Le ciocche cadevano sempre più spesso, i capelli diventavano sempre più fragili e lasciavano vuoti sulla mia testa che erano diventati difficili da nascondere. Mi sono sottoposta a una serie di analisi e visite mediche prima di ricevere la diagnosi definitiva. È stato molto difficile assimilare la notizia e, soprattutto, conviverci. Vedere le ragazze che sfoggiavano i loro capelli forti e sani suscitava in me sentimenti di vergogna e inadeguatezza. La mia bassa autostima non aiutava molto. Cercavo di nascondere la mia condizione a tutti, pur di non affrontare domande e giudizi scomodi.
Fortunatamente nei momenti più bui ho avuto sempre delle persone al mio fianco che mi hanno dato la forza di affrontare qualunque cosa, soprattutto mio padre, pilastro della mia vita.
Ti sei mai sottoposta a delle cure?
Sì, ho testato diverse terapie negli ultimi anni, persino delle iniezioni cutanee. Inizialmente ho riscontrato anche degli esiti positivi, nonostante la natura dolorosa della terapia, i capelli ricrescevano ed io finalmente avevo ritrovato la speranza. Dopo qualche anno però le cure avevano perso la loro efficacia e il processo di caduta dei capelli si velocizzò esageratamente fino a rendere impossibile una ricrescita immediata. I follicoli si erano ormai chiusi ed è per questo che ho dovuto cercare un’altra soluzione, la parrucca.
È stato difficile abituarsi alla parrucca?
La prima volta che ho indossato la parrucca la percepivo come un corpo estraneo e pensavo non mi ci sarei mai abituata. Potrei definirla come “il mio lasciapassare per la normalità”. La mia prima uscita con indosso la parrucca è stata la cosa più difficile che abbia fatto in vita mia. Avevo una paura folle che qualcuno potesse fare domande e mettermi in soggezione di fronte a tutti. Invece no, quello è stato il primo passo nel mio percorso di accettazione e crescita personale. Finalmente mi ero resa conto di quanto mi mancasse quella spensieratezza nel fare qualunque cosa. Tirai un sospiro di sollievo quella sera e mi sentii felice per la prima volta dopo tanto tempo.
Sicuramente non è stato semplice uscire dalla sensazione di inadeguatezza, ma la parrucca e il sostegno delle persone a me care mi hanno aiutata nel mio percorso.
Ti senti più forte o più fragile oggi?
In realtà nessuna delle due. Come tutte le altre persone ho dei momenti in cui mi sento fragile e momenti in cui mi sento forte. Ci sono giorni in cui penso solamente che dovrò combattere per tutta la vita e impegnarmi a non cadere per affrontare tutto a testa alta. Ho ripreso la mia vita in mano e ho capito che è inutile restare fermi e inermi di fronte a tutto ciò. In verità mi sento, finalmente, RINATA.
di Sara Dell’Infante
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