Parma ricorda l’anarchico Antonio Cieri a 85 anni dalla sua morte

Ha vissuto una vita travagliata e intensa. Anarchico e antifascista, ha partecipato alle Barricate dell’agosto 1922 e Parma, il 7 aprile, ha deciso di raccontarlo e omaggiarlo

Per tanto tempo la figura di Antonio Cieri è stata dimenticata dalla storia. A 85 anni dalla sua morte, l’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna (AICVAS), il Centro studi movimenti, il Gruppo Anarchico Cieri e l’Unione Sindacale Italiana hanno organizzato un’iniziativa a Parma, in borgo del Naviglio, per ricordare questa figura.

Come spiega Alberto Bonora, Aicvas tenta di recuperare, da una decina d’anni, la memoria storica dei parmigiani che combatterono nella Guerra di Spagna, attraverso varie iniziative. Ma cosa sappiamo di certo di Antonio Cieri? Negli anni Ottanta, il giornalista Paolo Tommasi si interessa alla sua figura e, partendo dai racconti nelle osterie e nelle taverne popolari dell’Oltretorrente, cerca di ricostruire la sua esperienza di vita, per capire chi fosse questo “forester” che tutti nominavano.

“Noi lo conosciamo con nome e cognome, ma una volta le persone che abitavano i borghi avevano tutte un soprannome e quello di Cieri era proprio il forester. Passo dopo passo Tommasi ha ricostruito questa figura, il primo articolo è stato pubblicato nel 1979”, afferma William Gambetta, ricercatore di storia presso l’Università di Parma.

William Gambetta del Centro Studi e Movimenti Parma

La Grande Guerra, i moti di Valona e le Barricate a Parma

Antonio Cieri nasce a Vasto nel 1898 e la sua è stata una vita molto intensa, caratterizzata dalla vicinanza all’anarchia e all’antifascismo. Partecipa alla Grande Guerra come telegrafista e in questa occasione viene insignito della Medaglia di bronzo al Valor militare. Subito dopo inizia a lavorare nelle ferrovie dello Stato in qualità di disegnatore tecnico ad Ancona.

Proprio ad Ancona, nel 1920, scoppiano i moti di Valona; la sollevazione popolare contro l’invio di truppe italiane in Albania. Cieri prende parte all’insurrezione di protesta e all’occupazione della caserma Villarossa, per questa ragione le ferrovie dello Stato a dicembre decidono di spostarlo a Parma. Nella cittadina emiliana stringe i rapporti con gli anarchici locali e con Guido Picelli, comandante degli Arditi del Popolo.

“L’anarchia nasce su un accordo libero e volontario, in cui nessuno possa imporre la sua volontà ad un altro. Tutti possono fare come vogliono e volontariamente concorrono al benessere generale. L’anarchia non avrà definitivamente e universalmente trionfato se non quando tutti gli uomini non vorranno più essere comandati né comandare altri. Avranno compreso i vantaggi della solidarietà e sapranno organizzare un modo di vita sociale in cui non vi sia più traccia di violenza e di imposizione” scrive il 20 ottobre 1932 Enrico Malatesta.

Nell’estate del 1922 a Parma scoppiano le Barricate, la città diventa teatro di una resistenza armata alle squadre fasciste che, dopo cinque giorni di combattimenti, sono costrette ad abbandonare il territorio. Durante i giorni delle Barricate dell’agosto 1922 è proprio Cieri a guidare la resistenza nel rione popolare del Naviglio, teatro degli scontri più cruenti. Il 25 settembre 1923 viene licenziato per attività politica e, con la salita al potere del fascismo è costretto, nel 1925, a lasciare Parma. Con la sua famiglia cerca rifugio in Francia.

La fuga da Parma

Il periodo dell’esilio è stato ricostruito e raccontato da Massimiliano Ilari del sindacato USI. Anche in Francia, Cieri frequenta gli ambienti anarchici e antifascisti e viene segnalato come attivista. È un periodo complicatissimo e a Parigi vive una vita di stenti caratterizzata dalla precarietà.

Cieri ha un ruolo determinate anche nel caso Sacco e Vanzetti, uno degli eventi più importanti dell’anarchismo di questo periodo. Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti sono due attivisti e anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento. Ingiustamente arrestati e processati con l’accusa di omicidio, vengono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927. Cinquant’anni dopo la loro morte, il governatore dello Stato del Massachusetts riconosce ufficialmente la loro innocenza.

Per la sua attività politica, Cieri viene arrestato ed espulso, ma continua a vivere come clandestino in Francia.

Negli anni successivi stringe un rapporto molto stretto di amicizia e collaborazione con Camillo Berneri. Il binomio Berneri-Ceri è determinante nel movimento libertario in terra francese con al centro la lotta al fascismo e anche la critica al comunismo di stato. Insieme pubblicano “Umanità nova”, il primo numero risale al 20 ottobre 1932 e ne seguiranno altri sei prima della chiusura del giornale da parte della polizia. I due tentano allora di cambiare ripetutamente il nome della testata, ma con scarsi risultati.

Antonio Cieri continua a vivere in Francia sino al 1936 quando parte per combattere in difesa della repubblica spagnola. Così come Guido Picelli, muore in Spagna il 7 aprile 1937.

Quella di Cieri è stata una vita tutt’altro che semplice, con una costante: la vicinanza all’anarchia. Sono cambiate le città e le situazioni di vita, ma Cieri non ha mai rinnegato le sue idee politiche che ha pagato a caro prezzo. Come sottolinea William Gambetta c’è ancora tanto da scoprire sulla sua vita. Di lui ci rimangono alcuni scritti, pubblicati nel giornale guidato con l’aiuto di Berneri.

“Sono venuti in venti mila armati fino ai denti con propositi di mettere a sacco e a fuoco la città, ma dopo cinque giorni di battaglia sono stati costretti ad andarsene senza essere riusciti ad espugnare una sola delle trincee che i lavoratori avevano costruito a difesa dei loro borghi, delle loro case. Tutti i rioni popolari sono rimasti inviolati. Si sono sfogati nelle campagne, dove non c’era resistenza salvo qualche paese. Ma Parma città è rimasta inviolata, per forza e per volontà di popolo. Nel Naviglio i lavoratori costruirono un sistema difensivo che destò l’ammirazione dei generali e dei colonelli. L’anima della difesa furono gli Arditi del Popolo. Essi si prodigarono in mille imprese, si sacrificarono con entusiasmo e morirono col sorriso sulle labbra”. Antonio Cieri, 19 agosto 1922.

di Laura Ruggiero

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