“GENERiamo salute”: Parma pioniera della Medicina di Genere
La professoressa Giovanna Maria Pelà ci porta attraverso le vignette di Fogliazza a comprendere le differenze di genere per sviluppare una medicina personalizzata
Anche quest’anno si è tenuta – il giorno 30 settembre – l’edizione 2022 della Notte Europea delle Ricercatrici dei Ricercatori, evento promosso dalla Commissione Europea il cui obiettivo è quello di creare un luogo di incontro tra cittadini e ricercatori per promuovere la cultura scientifica e le professioni della ricerca.
Gli incontri hanno coinvolto l’Università di Parma nella sua interezza, animando i plessi del Campus, del centro città e in particolare la sede centrale, posta in Via dell’Università numero 12. Proprio in quest’ultima suggestiva sede si è tenuto l’incontro “GENERiamo salute: comprendere le differenze di genere per sviluppare una medicina personalizzata”, curato dalla professoressa Giovanna Maria Pelà, docente di Malattie Cardiovascolari e Medicina dello Sport presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma.
Appena entrati nell’aula si vedono appese alle pareti diverse gigantografie delle vignette dell’artista Gianluca Foglia, in arte Fogliazza, le quali propongono la tematica della medicina di genere in maniera sintetica e comprensibile, per essere meglio digerite dai cittadini. Motivo per cui tali vignette sono state anche affisse negli spazi pubblicitari di numerosi autobus della compagnia Tep di Parma.
La professoressa Pelà accoglie mostrando e approfondendo le spiegazioni schematizzate all’interno di alcuni cartelli: il primo cerca di fare chiarezza tra il concetto di sesso e quello di genere. Mentre il sesso è una questione puramente biologica, dettata dai cromosomi XX e i cromosomi XY, il genere è considerabile come un costrutto squisitamente sociale.
Per quanto riguarda lo stato di salute, l’OMS ha esplicitamente riconosciuto il genere come fattore determinante e necessario da tenere in considerazione per ottenere una salute più equa e sostenibile per tutti.
In particolare si fa riferimento a tre quadri patologici specifici: i problemi cardiovascolari, l’abuso di alcool e il Covid – 19.
Per quanto riguarda la salute del cuore, è importante sottolineare i maggiori fattori di rischio per le donne, in particolare durante il periodo della gravidanza, momento nel quale le donne sono più a rischio ipertensione. Non solo problemi in gravidanza ma, più in generale, i sintomi di malattie cardiovascolari differiscono da uomo a donna, come nel caso dell’infarto, e sono dunque più ardui da diagnosticare.
Interessante è in particolar modo lo studio sulla sintomatologia e sugli effetti del Covid19. La differenza principale è riscontrabile nel fatto che le donne hanno sintomi più severi ma, allo stesso tempo, si rileva un minor tasso di mortalità nella popolazione femminile, rispetto a quella maschile.
Ciò nonostante, le donne subiscono maggior effetto nel quadro generale, risentendo particolarmente di quello che viene denominato Long Covid, ossia gli strascichi lasciati dalla malattia, i quali possono perdurare anche per mesi. Da questi primi e giovani studi si è concluso che una delle cause potrebbe essere il minor numero di androgeni (i quali facilitano l’ingresso della proteina spike del virus) presenti nella donna.
La medicina di genere, una branca estremamente giovane
“La medicina di genere risale più o meno agli ultimi 10 anni, – spiega la professoressa Pelà – ci sono anche delle leggi ministeriali che impongono che nell’approccio al paziente si tenga conto delle differenze di genere, non soltanto biologiche e legate al sesso. Cos’è il genere? Si tratta del contesto socio-economico che influenza le malattie. I nostri geni possono essere in qualche modo inibiti o attivati, proprio dall’ambiente”.
Se la medicina di genere è molto giovane, ancora lontani siamo invece per quanto riguarda studi più ampi sulle persone intersessuali o che si stanno sottoponendo ad una transizione di genere. “Non c’è ancora nessun tipo di dato e anche in letteratura troviamo molto poco, – chiarisce la professoressa – proprio perché ancora la medicina di genere è uno studio giovane. Ad esempio, anche lo studio dell’etnia in medicina non si è ancora sviluppato, in particolare nella medicina sportiva”.
“A Parma, secondo me, siamo molto avanti, – commenta Pelà – in primis perché proponiamo dal 2017 corsi sulla Medicina di Genere ancora prima che diventasse una legge e poi c’è stata questa bellissima iniziativa del Comune di Parma – dell’ex assessora alle Pari opportunità Nicoletta Paci – che nel 2019 ha organizzato un tavolo istituzionale sulla medicina di genere con ospiti provenienti da tutti gli ambiti sanitari. Sono una quindicina i medici che regolarmente si trova per discutere di questa tematica”.
L’Università di Parma risulta dunque estremamente all’avanguardia in questa disciplina che si rivelerà sicuramente utile all’affermarsi di ciò che viene definita medicina personalizzata. Non si guarderanno più solamente numeri e dati, ma anche e soprattutto le caratteristiche specifiche di ogni paziente, di modo da migliorare il più possibile le cure offerte.
di Martina Leva
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