“AAA cercasi partner ma niente relazione, solo figli”: arrivano le App per la co-genitorialità

Copaping e Family4Everyone: le app spagnole che danno alle persone la possibilità di fare un figlio senza avere una relazione sentimentale

Quante persone non hanno avuto la possibilità di avere figli perché non hanno trovato la persona giusta? Secondo l’inchiesta sulla fertilità svolta dall’ISTAT nel 2018 è emerso un calo di natalità rispetto al 2008, con quasi il -4,0% in meno di nati, e, oltre al protrarsi dei corsi di formazione, alle difficoltà dei giovani nell’entrare nel mondo del lavoro, tra i motivi vi è anche quello di non trovare la persona giusta. Internet sotto questo punto di vista offre molte possibilità e la Spagna ha lanciato così due app, Copaping e Family4Everyone, che permettono di cercare un partner con l’unico scopo di creare una famiglia senza avere una relazione sessuale o amorosa.

Clara è una donna spagnola intervistata dal giornale La Vanguardia che ha dichiarato di aver usato una delle due applicazioni per provare ad avere un bambino. Si era iscritta quando aveva più o meno 36 anni. “Volevo conoscere una persona per creare una famiglia ma avevo un’età e l’orologio biologico non andava a mio favore, così decisi di provare una delle pagine dei contatti”. Alla fine, Clara ha incontrato il padre dei suoi figli: nel 2012 è nata la prima figlia, e qualche anno dopo un bambino. 

La co-genitorialità rompe quindi totalmente il concetto di famiglia tradizionale e dà la possibilità alle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ di avere un figlio.

Le App spagnole non sono tuttavia le prime ad essere apparse sul web nel mondo. Il primo sito web di co-genitorialità è stato PrideAngel, fondato nel 2009 negli Stati Uniti, e aiutava le persone a trovare il proprio donatore personale o un co-genitore. Nel 2014 in Francia è nato CoparentaLys, che conta quasi 45.000 utenti registrati nella comunità.

Co-genitorialità: fare un figlio senza tenere sesso né amore

Quali sono le funzionalità e le iscrizioni delle applicazioni?

Copaping e Family4Everyone si differenziano dalle altre applicazioni come Tinder o Meetic, incentrate sul trovare un partner per una relazione, in quanto tendono a promuovere la co-genitorialità, ovvero quell’unione di due persone che assumono il ruolo di genitori senza avere una relazione vera o proprio. Ma in comune hanno la creazione di un profilo e un pagamento di 15 euro al mese, poi gli vengono proposti dei test di compatibilità, i cosiddetti “match”, per incontrare persone che hanno in comune le stesse idee riguardo l’educazione, l’affetto e i valori che si deve dare al bambino.

La maggior parte delle persone che si iscrivono a queste  applicazioni sono donne single intorno ai 40 anni, con livello culturale alto, studi superiori e livello socioeconomico alto, mentre il profilo maschile sono maggiormente uomini omosessuali, ma non si escludono anche gli eterosessuali, di età 40 anni e un livello culturale alto. “Sono stata ben accolta perché mi hanno scritto molti uomini, la maggior parte eterosessuali, ma io optai per un uomo omosessuale perchè ho pensato che se mi fossi innamorata sarebbe stato tutto più complicato – racconta Clara – ho anche evitato di essere una madre single perché volevo che i miei figli avessero un padre, non un donatore. Essere una famiglia monoparentale non è facile e richiede molte risorse economiche”. 

Tutelarsi giuridicamente è importante

L'importanza della tutela legale

Il fondatore dell’app Copaping, David Reyes, consiglia sempre di firmare un accordo giuridico tra le due persone prima di intraprendere il processo. In questo accordo devono essere concordati il tipo di educazione del figlio, dove vivrà e soprattutto il contributo economico. “In caso di problemi si applicherà la legge prevista per la rottura delle coppie di fatto”, afferma Sandra Burgos, avvocata specializzata in diritto di famiglia, a La Vanguardia.

Clara infatti è attualmente in un processo giuridico con il padre dei suoi figli per disaccordi sull’educazione della loro bambina, che ora ha sette anni. “Se qualcuno vuole seguire questo modello di famiglia, consiglio che lasci tutto per scritto perchè possono avere problemi. Nel mio caso, lui aveva tanta voglia di essere padre che ha omesso delle cose che sapeva a priori che non mi sarebbero piaciute. Per esempio, non mi ha detto che era religioso e che voleva battezzare i suoi figli o che le sarebbe piaciuto crescerli in un collegio religioso”. 

di Giulia Mastrocicco

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