Alla scoperta del Capas: ecco RadiorEvolution

Come parlare davanti a un microfono? Come si affronta una diretta? Cosa devo sapere per realizzare un buon podcast? Con la radio degli studenti dell'Ateneo di Parma si possono acquisire tutte queste "competenze trasversali che altri luoghi non insegnano". Intervista alla responsabile della comunicazione Marianna Sarselli

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Cosa si nasconde dietro a un programma radio? Come si realizza un buon podcast e come si distribuisce? Al Capas, Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, dell’Università di Parma esiste un laboratorio aperto a tutti gli studenti dell’Ateneo in grado di rispondere a queste domande.

RadiorEvolution nasce il 15 novembre del 2010 su iniziativa di studenti appartenenti a diverse facoltà dell’Università di Parma e oggi rientra tra le attività del Capas. Si propone di essere un laboratorio all’interno del quale sperimentare varie attività connesse all’ambito radiofonico.

Vediamo cos’è e come è nata la radio intervistando la responsabile della comunicazione del progetto Marianna Sarselli.

Come è nata RadiorEvolution

La radio nasce dall’idea di Lorenzo Cavatorta e Flavio Mariani che, insieme a un gruppo di studenti accomunati da una passione comune, decidono di aggregarsi e dare vita alla radio. Alcuni musicisti, altri con competenze nell’ambito del suono ma nessuno di loro era un professionista. Dapprima riescono a ottenere un piccolo spazio nel dipartimento di Chimica per poi trasferirsi in uno spazio più grande con sede al Capas, in vicolo Grossardi 4. Lì iniziano a sperimentare varie attività.

“Non c’era nessun ragazzo che fosse specializzato nel fare la radio, avevano solo passioni che hanno affinato nel corso del tempo e che in seguito sono diventate per alcuni anche un lavoro. Cerchiamo quindi di trasmettere agli altri quello che noi abbiamo imparato prima” spiega Marianna.

Come funziona il laboratorio?

Il laboratorio di RadiorEvolution è composto da tre ‘percorsi’ che si rinnovano ogni anno, a seconda degli studenti partecipanti: la radio vera e propria, i podcast e gli eventi/collaborazioni con diverse associazioni ed iniziative di Parma.

“Per entrare nel laboratorio non è necessaria una selezione. – spiega Marianna – Per iniziare, di solito, inviamo agli studenti interessati un form per capire meglio i loro interessi e se quindi preferiscono approcciarsi alla regia, alla parte redazionale, allo speakeraggio o a tutto. In seguito iniziamo a fare la formazione che dura qualche mese; dopodiché si creano dei gruppi di lavoro e si decide il programma radiofonico da fare”. É una attività che lascia quindi molta libertà ai partecipanti che sono comunque sempre supportati dai responsabili del laboratorio.

Marianna spiega anche la differenza tra podcast e radio: “Mentre la radio è legata all’immediatezza e alla spontaneità, il podcast è una storia raccontata in modo originale che prevede voci, suoni ed è slegata dalla temporalità; è un’esperienza che posso ascoltare in qualsiasi momento”. Diverso quindi l’approccio al lavoro e l’organizzazione, ma entrambe opportunità per imparare a realizzare buoni prodotti di intrattenimento o informazione.

Da quando è in streaming la radio ha avuto circa 70 programmi radiofonici e 10 podcast. Tra questi ultimi si spazia in vari generi e temi: come Ragazza Semplice, un manuale di vita quotidiana per le ragazze, o Quanto Basta, il caffè gastronomico dedicato al cibo e al suo racconto.

Tra i programmi andati in onda invece la radio ricorda Revolution Alive, che vedeva ospiti musicali esibirsi in diretta sulla radio, Non è la radio, destinato al mondo LGBTQIA+ e tanto altro.

Cosa ha lasciato la pandemia

Prima della pandemia “il bacino d’utenza era molto vasto” spiega Marianna, ed era più facile includere ragazzi nel progetto. “In seguito alle restrizioni la radio ha trovato molte difficoltà dovute all’impossibilità di incontrarsi e parlare. Ora ci stiamo riprovando” perché l’obiettivo è quello di ritornare ai tempi pre-covid.

Nonostante i vari corsi portati avanti anche in pandemia, oggi ci si scontra con un problema nuovo, quello della pressione sociale e della performance, che induce i ragazzi a scegliere qualcosa solo se permette loro di ottenere qualcosa di concreto, come i crediti universitari: “Il nostro approccio di ‘fare gruppo’ si scontra con il nuovo approccio universitario”.

Marianna rivela anche un’altra difficoltà, quella di “far capire ai ragazzi che non si tratta di una lezione frontale in cui l’attività è ‘passiva’ e di solo ascolto, ma di un laboratorio in cui interagiamo e discutiamo tra di noi”. Forse anche questa è una delle conseguenze lasciate dalla pandemia e dalla Dad, in cui ci si è abituati a essere spettatori poco partecipi dietro allo schermo di un computer.

Tra alti e bassi, la radio ricorda…

“Una delle attività più belle che abbiamo realizzato è stata la diretta per il record store day“, una giornata dedicata ai negozi di vinili e alla musica. La diretta condotta da RadiorEvolution è durata circa sei ore (qui un video riassuntivo dell’evento).

“É stato molto bello perché durante la diretta hanno partecipato ragazzi che abitavano nei dintorni di Parma e che hanno portato il loro vinile da casa per farlo ascoltare. In quel momento è emerso l‘aspetto del gruppo che vorremmo riportare”.

“Una palestra per quello che volete”

Marianna definisce la radio “una palestra per quello che volete” perché in grado di “darti competenze trasversali che altri luoghi non ti darebbero.” Saper parlare davanti a un microfono, imparare a socializzare sono tutte abilità che possono tornare utili in futuro.

Uno degli effetti del laboratorio è quello di promuovere la socializzazione e spronare i ragazzi, anche quelli più timidi, a parlare. La radio infatti richiede un costante esercizio di comunicazione per scegliere il canale migliore al fine di comunicare: questo diventa un meccanismo naturale che si riflette nella vita quotidiana.

La difficoltà più grande? “Attenerti alle tempistiche previste e riuscire a dire tutto quello che vuoi stando nei tempi giusti”.

E come si fa con l’ansia? “Mentre fai radio e sei in diretta non vedi il pubblico, questo ti aiuta ad avere meno ansia, anche se un po’ di agitazione nel dover parlare davanti a un microfono c’è sempre”.

Progetti futuri?

Primo obiettivo: festeggiare il decimo compleanno della radio che è stato rimandato a causa della pandemia. Ma ci sono anche altri progetti, come restaurare le giornate dedicate alla musica e il World College radio day. Per il resto si ‘affidano’ alle proposte degli studenti e ai loro interessi.

A breve inizierà invece il workshop “Creare un Podcast: dall’idea fino alla distribuzione“.

di Aurora Tognetti

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