Piano d’Ateneo per rifugiati: la storia di Gospel e l’impegno dell’Università

Gospel Ozioma Nnadi è stato il primo studente rifugiato che è riuscito a conseguire il titolo di laurea a Parma e ci racconta la sua esperienza. Ma come funziona il Piano Piano d'Ateneo per i Rifugiati?

Gospel Ozioma Nnadi
Gospel Ozioma Nnadi, foto di Mattia D’Annucci

Negli ultimi anni, sempre più spesso, sono stati glorificati traguardi accademici raggiunti in tempistiche da record. Ma, forse, meriterebbero più spazio storie come quella di Gospel.

Il 20 ottobre 2022 infatti è arrivato il secondo traguardo per Gospel Ozioma Nnadi, studente rifugiato che ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Informatiche all’Università di Parma. Grazie al sostegno del Piano di Ateneo per i rifugiati ha potuto seguire i primi corsi già nel 2017 e al terzo anno di corso, una volta ottenuto il riconoscimento di rifugiato, ha potuto beneficiare della borsa di studio ER.GO.

Gospel, arrivato in Italia nel 2016 dalla Nigeria, si è laureato prima nel 2020 in Informatica e qualche settimana fa ha raddoppiato.

Gospel arriva in Italia nel 2016 dalla Nigeria. Dopo alcuni spostamenti, arriva a Parma, accolto dall’associazione Svoltare Onlus. “Sono fuggito dal mio paese attraversando la Libia, – racconta Gospel – poi con la barca fino in Italia”. Dopo essere stato salvato in mare, senza una destinazione in mente, raggiunge prima Catania, poi Taranto, in cui resta però solo alcuni giorni perchè subito parte per il nord, per Bologna, arrivando infine a Parma. “Sono stato accolto da Svoltare onlus che in collaborazione con l’Università di Parma mi ha permesso di poter far partire un piano dedicato a chi è ancora in attesa di un esito di riconoscimento dello stato di rifugiato. Ho iniziato quindi con la possibilità di frequentare i corsi e la possibilità di dare esami singoli. Quando poi mi è stato riconosciuto lo status di rifugiato sono riuscito a riconoscere quegli esami e a seguire le lezioni come tutti gli altri studenti”.

L’intenzione di Gospel è sempre stata quella di studiare, affascinato fin da piccolo dalla tecnologia e l’elettricità: “Mi ha sempre affascinato il mondo tecnologico, riuscendo anche a risolvere alcuni problemini tecnici che mi capitavano, e ho deciso di proseguire questa passione. Da piccolo, in particolare, mi piaceva molto capire i problemi di natura elettronica e se possibile provavo a risolverli da solo in casa”.

Per affrontare il percorso universitario ed integrarsi al meglio ha imparato la lingua italiana, che parla già fluentemente, ma dopo la laurea ha deciso di provare a riprendere il corso di lingua francese. “Non ho trovato difficile imparare l’italiano. Diciamo che la parte più difficile è stata distinguere maschile e femminile, a livello parlato, distinguerlo al volo nelle parole. Per tanto tempo ho parlato solo al maschile. Ma ho fatto dei corsi che partivano dalla base ed adesso lo parlo abbastanza bene. Ora voglio cercare di ottenere requisiti in più anche per la mia carriera futura, imparare per esempio una nuova lingua. Parlo inglese, italiano e adesso sto imparando il francese. In realtà ho iniziato durante la triennale, ma poi ho preferito conseguire gli esami. Ora che ho un po’ di tempo sto provando a riprenderne lo studio”

Anche se si è sempre concentrato nello studio, fin da piccolo ha coltivato anche una passione per la musica. “Ho una ‘spinta’ per la musica, suono la batteria, la chitarra acustica, canto, ballo. Provo a migliorare la mia capacità di fare queste cose. Ho cominciato suonando la batteria e da piccolo sono entrato nel gruppo del coro della chiesa. Qui in Italia frequento una parrocchia dove ho imparato a suonare la chitarra e suono a messa”.

L’abitudine ad andare a messa gli è stata trasmessa fin da piccolo. “Sono cristiano. Anche da piccolo ho sempre frequentato la chiesa perché ho una famiglia cristiana. Culturalmente, la domenica, si va in chiesa e basta, non avevi alternative. – spiega sorridendo Gospel – Tutt’oggi, se non ci sono eventi particolari, tutte le domeniche vado a messa nella mia parrocchia, anche se è fuori Parma, perchè mi ha insegnato a suonare la chitarra e permesso di continuare anche con questa passione”.

Per quanto riguarda il futuro, spera di rimanere a Parma, città nella quale si è sentito accolto e dove vorrebbe trovare un lavoro. “A Parma mi sono trovato molto bene, ho fatto molte amicizie, conosco tante persone. Per me sarebbe l’ideale sarebbe restare in città o comunque in Italia, che per me non è un punto di passaggio ma un punto di arrivo”.

Il Piano d’Ateneo per i Rifugiati

Per capire più a fondo come funziona il Piano d’Ateneo per i Rifugiati, abbiamo intervistato il professor Castelli, che attualmente svolge il ruolo di coordinatore ed è il punto di riferimento per tutto ciò che riguarda il progetto.

Innanzitutto, il professor Castelli ha precisato che vi è una differenza tra Piano d’Ateneo per i Rifugiati del 2016 e quello che poi è stato ripreso nel 2020 (non c’è il piano 2021): “L’impegno sui rifugiati nasce con Maria Cristina Ossiprandi e Marco Deriu che nel 2016 avevano raccolto adesioni nell’Ateneo per formare questo gruppo di lavoro per l’integrazione dei rifugiati, in maniera molto ampia. Questo gruppo, anche causa Covid, non si è più ritrovato. Nel 2020, il rettore mi ha chiesto di riprendere in mano il progetto e c’è stato un nuovo decreto rettorale di nomina di nuovi componenti del gruppo. Il Rettore ha dato questa specifica indicazione: puntare molto all’inclusione dei rifugiati nei programmi di studio”.

“Non è stato elaborato un piano strutturato ancora perché ci siamo focalizzati principalmente sull’inclusione e abbiamo aderito all’iniziativa dei corridoi universitari che era stata ideata da UNHCR, L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in collaborazione con l’università di Bologna, e che poi nei vari anni ha visto la partecipazione di altre università. Si cerca di costituire corridoi universitari per l’accesso regolare di studenti che sono rifugiati in alcuni stati africani e che intendano iniziare o continuare i loro studi nelle nostre università”.

Dal 2020 ad oggi c’è stata una fortissima crescita del numero di studenti che hanno avuto accesso al Piano d’Ateneo, soprattutto in seguito alle ondate afgane e ucraine, anche se stabilire precisamente un numero è stato purtroppo complicato. “Un problema delle università italiane è che non esisteva un’anagrafica dei rifugiati, quindi non si capisce se è uno studente internazionale, studente con permesso di studio, oppure studente immigrato in Italia ma non rifugiato. Io da qualche mese ho provato ad identificare un numero, siamo a 41. Fino all’anno scorso erano una ventina”.

L’università di Parma purtroppo non fornisce borse di studio dirette e non ha la possibilità di provvedere agli alloggi, quindi la via per ottenere l’esenzione dalle tasse universitarie e le borse di studio è ER.GO. “ERGO ha fatto due bandi straordinari per Afghanistan e Ucraina, ma adesso che siamo ritornati nella situazione ordinaria, chi era stato accolto con quelle borse straordinarie oggi fa richiesta per la borsa di studio basilare di ERGO”.

Infine, il professor Castelli spiega anche che, purtroppo, attualmente non è stato ancora possibile attivare un ufficio di riferimento per questo progetto: “Non esisteva di fatto un tentativo di centralizzazione delle richieste. Erano inviate ai professori, alle segreterie ma senza coordinamento. Ho fatto quindi costituire una pagina sul sito dell’università e una mail, refugees@unipr.it, che può essere usata per inviare le richieste. La maggior parte delle segreterie e presidenti di corsi di studio mi mandano le segnalazioni e io a mia volta mi faccio carico di dove quello studente può essere indirizzato, in base a metodi didattici, ecc. Al momento quindi non c’è un ufficio vero e proprio, che stiamo cercando di istituirlo, ma solo persone impegnate attivamente alla causa”.

di Mattia D’Annucci

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