Bonus psicologo: è stato posato il primo mattone, ora bisogna rimboccarsi le maniche
Il 24 ottobre si è chiusa la possibilità di presentare la richiesta per un incentivo a sostegno della salute mentale, solo 1 persona su 9 ne potrà usufruire
Voluto fortemente dal governo Draghi, il bonus psicologo è stato pensato come una misura contro ansia, depressione e fragilità psicologica. Dopo molto vociferare, il 27 maggio 2022 Roberto Speranza (ministro della salute), ha firmato il decreto finanziato dal Parlamento con, inizialmente, 10 milioni di euro, in seguito aumentato a 25 milioni per l’alto numero di richieste.
Richiedibile da chi ha un ISEE fino a 50mila euro, per un contributo minimo di 200 euro ed un massimo di 600 euro, vuole essere un incentivo da utilizzare per sedute di psicoterapia presso psicologi privati anche online, non comprendendo però, gli psicologi in ambito pubblico.
In soli tre mesi dopo l’apertura delle domande per il bonus (25 luglio), si erano già accumulate più di 330 mila richieste e, secondo i dati rilasciati dall’INPS, il 60% di queste domande sono arrivate da giovani under 35, evidente segnale di un malessere da parte di questa fascia di popolazione, ma anche di un cambiamento generazionale di pensiero riguardo il proprio benessere psichico.
Il tabù del ‘pazzo’ e il suo sdoganamento durante la pandemia
“Lo stigma è implicito nella parola ‘mentale’ che ghettizza rispetto alle altre sofferenze del corpo”, afferma Stefano Pallanti, professore associato di Psichiatria all’Università di Firenze.
Da sempre, infatti, il pregiudizio nei confronti di chi soffre di un disturbo mentale è elevato, spesso scaturito da una mancanza di conoscenza e alimentato da un’informazione scorretta, prodotto di una carenza di basi tecniche, che portano all’associazione delle malattie mentali a figure, nell’immaginario collettivo, poco rispettabili e a fatti di cronaca nera, usando la parola “pazzo” come termine totalizzante benché, con il passare degli anni, siano state riconosciute distinte patologie.
In tutto questo processo, i giovani giocano un ruolo fondamentale dal momento che, volendo fermare questo circolo vizioso di disinformazione, hanno iniziato a normalizzare il più possibile i disturbi mentali (soprattutto durante la pandemia), portando sempre di più sui social le loro testimonianze di vita quotidiana alle prese con ansia, stress e depressione.
Malgrado i giovani siano una grossa fetta delle “vittime silenti” del Covid, non mancano all’appello anche adulti e anziani: secondo uno studio condotto all’inizio del 2021 su un campione rappresentativo di 6000 soggetti, dopo il primo anno di pandemia, oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi, o la loro comparsa, ponendo al primo posto come causa scatenante la crisi economica e lavorativa.
Questo aumento esponenziale ha spinto il governo a prestare maggiore attenzione alla salute mentale e, di conseguenza, ad attuare un piano di sostegno economico, dando così inizio a una timida rivoluzione culturale nello sdoganamento dei pregiudizi, come dichiara David Lazzari, presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi: “È un segnale che andava dato. È una svolta culturale: significa tra l’altro dichiarare che la cura psicologica non è un lusso”. D’altro canto, l’attenzione ricevuta dallo Stato ha permesso di far venire a galla le lacune che già esistevano da molti anni nel sistema pubblico e privato.
Il bonus si scontra con la realtà
Tra le criticità che affliggono il sistema dei servizi della salute mentale in Italia, c’è in primo luogo un enorme divario a livello territoriale, la mancanza di personale, la scarsità dei fondi, con il conseguente aumento dei tempi di attesa tra una seduta e l’altra. Insomma, un deficit che è risultato sempre più evidente durante la pandemia, causando gravi interruzioni di questi stessi servizi.
Nonostante queste evidenti mancanze, il personale del Dipartimento di Salute Mentale (risorsa principale per la cura dei disturbi), non aumenta da decenni e, anzi, è andato ad impoverirsi sempre di più, anche a causa del mancato riempimento del gap associato agli specialisti andati in pensione. Inoltre, il budget investito nei servizi di salute mentale è tra i più bassi in Europa, non superando mai la soglia del 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale, quando in paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito si raggiungono il 7 e l’8% degli investimenti.

Spendere di più e meglio per la salute mentale, apportando anche più informazione e progettualità, porterebbe a consistenti benefici per la società, e non solo per il singolo cittadino, poiché “non c’è salute senza salute mentale“, parole usate come slogan dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Purtroppo, usando queste frasi nelle quali si dice tutto e non si dice niente, non è difficile cadere in retoriche che non aiutano in concreto l’obbiettivo di spogliare dai pregiudizi il malato.
Per tutta questa serie di ragioni, bisognerebbe sviscerare il fatto che non si siano stanziati abbastanza fondi per il bonus psicologo: non abbiamo realmente abbastanza soldi, o è lo Stato a non avere una chiara visione della percentuale di persone della popolazione italiana con fragilità psicologiche?
Un po’ di “zucchero” per “mandare giù la pillola”
Come già esplicitato all’inizio dell’articolo, non tutti potranno usufruire del bonus, pur avendolo richiesto, così, qui di seguito, un paio di piccoli consigli e servizi che potrebbero essere d’aiuto e da spunto per addolcire questa pillola amarissima.
Su internet si possono trovare diversi siti validi di persone specializzate come psicologi e psicoterapeuti che, pur offrendo servizi di consulenza a pagamento, svolgono anche un ottimo lavoro di informazione, divulgazione ed educazione.
Unobravo, ad esempio, ha una pagina Instagram nella quale spiega sintomi comuni e non, in maniera chiara e con grafiche rassicuranti e, allo stesso tempo, accattivanti; inoltre, hanno un podcast (“Due chiacchiere con Unobravo”) nel quale spaziano tra argomenti come la percezione di sé, la differenza tra paura e fobia e molto altro.
Anche Gli Psicologi Online nella loro pagina Instagram parlano di tematiche quotidiane come il mobbing e il burnout, cercando sempre un confronto diretto con gli utenti tramite le dirette e i messaggi.
Ultimo, ma non per importanza, è il servizio gratuito Telefono Amico Italia, molto attivo durante il periodo di lockdown, il quale offre sostegno tramite telefonate e messaggistica via Whatsapp o e-mail, sensibilizzando e facendo informazione su Instagram sulla tematica del suicidio.
di Beatrice Guaita
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