Finché bonus non ci separi

Ha fatto scalpore la proposta della Lega di dare un bonus a tutti coloro che si sposano in Chiesa. Mentre il governo smentisce e l'opposizione insorge, la Lega si dimostra spaventosamente vicina a idee che dovrebbero appartenere al passato

matrimonio

La Lega lo scorso 13 ottobre, ha presentato alla Camera un disegno di legge mirato a incentivare i matrimoni attraverso un bonus. Inizialmente, la proposta presentata da alcuni parlamentari leghisti (Domenico Furgiuele, Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa ed Erik Umberto Pretto) era rivolta esclusivamente ai matrimoni religiosi. A seguito delle – prevedibilissime – polemiche scaturite sul web e della presa di distanze da parte del governo stesso, la Lega ha deciso di aggiustare il tiro e allargare il bonus a tutti i matrimoni.

Questa proposta consiste in una detrazione d’imposta fino al 20% delle spese sostenute – tra cui catering, bomboniere, addobbi floreali, abiti e servizio fotografico – fino ad un massimo di 20mila euro (4mila euro da dividere in 5 quote annuali uguali). Per ricevere il bonus, però, bisogna rispettare alcuni requisiti: avere un ISEE inferiore a 23mila euro ed essere under 35, avere la cittadinanza italiana da almeno 10 anni e sposarsi in Italia.

La ragione per cui la Lega ha presentato questo disegno di legge è legata ai nuovi dati ISTAT che sottolineano un vertiginoso calo dei matrimoni religiosi rispetto a quelli civili. Secondo i parlamentari del Carroccio, questo sarebbe dovuto dalla natura meno onerosa del matrimonio civile che, quindi, sarebbe preferito dagli italiani solo per una questione economica.

La questione ha generato diverse polemiche e lo stesso arcivescovo Vincenzo Paglia, ha affermato in un’intervista: “Uno Stato che si impegna a sostenere le famiglie, soprattutto nei momenti più difficili, compirebbe una grande scelta. Ma dovrebbe riguardare tutti i cittadini, ovviamente, non solo alcuni, al di là del fatto che abbiano fede o no“.

Anche il mondo della politica ha risposto a colpi di tweet. Mara Carfagna, nuova Presidente di Azione, ha affermato che la Lega è tornata ai tempi del Papa Re, mentre Benedetto della Vedova (+Europa) l’ha definita una perla di reazionario analfabetismo costituzionale. Lo stesso La Russa, Presidente del Senato e fedelissimo di Giorgia Meloni, ha dichiarato che sarebbe una sciocchezza pensare ad un vantaggio solo per chi si sposa in chiesa.

Ma qual è la vera intenzione della Lega? Quella di sostenere le famiglie, rigorosamente “tradizionali”, che si allontanano dal matrimonio religioso per ragioni economiche? O quello di riavvicinare le famiglie alla Chiesa attraverso un bonus? Anche perché…siamo davvero sicuri che i matrimoni religiosi siano in calo per ragioni economiche?

La realtà dei fatti è che sempre più persone non trovano più (e forse neanche cercano) conforto nella religione cattolica e questo fenomeno diventerà più evidente nel tempo. La Chiesa cattolica ha perso quasi completamente il proprio contatto con la società, è rimasta bloccata su idee del passato.

Vediamo allora di analizzare la questione attraverso dei dati specifici. Nel 2021, circa l’82,1% degli italiani risultava cristiano (di cui il 79% cattolico), il 16,2% ateo e l’1,7% professava altre religioni. Ma se si analizzano i dati sugli effettivi frequentatori del culto, i risultati sono ben diversi: nel 2016, la quota dei praticanti era del 25%, nel 2014 del 33%.

I dati del 2020 mostrano come chi non aveva mai preso parte a nessuna celebrazione durante l’intero anno era il 29% (16% nel 2001), mentre chi frequentava la chiesa una volta a settimana il 21% (36% nel 2001). É facile capire che questo trend è in aumento. Più gli anni passano più la popolazione italiana smette di partecipare ai riti religiosi, continuando però a identificarsi come cristiana. Basterà un bonus per invertire la rotta?

Chi sceglie di non sposarsi in chiesa non lo fa (non solo almeno) per questioni economiche, ma semplicemente perché preferisce il rito civile a quello religioso. Un fedele, che desidera sposarsi in chiesa sarà naturalmente portato ad avverare il proprio desiderio, ritardando la celebrazione o sacrificando alcuni dettagli se si trova in una condizione economica grave, ma senza mai rinunciare all’altare.

La tesi della Lega secondo cui le coppie preferirebbero il rito civile solo perché più economico, è uno stratagemma per nascondere – e tentare di invertire – il tracollo subito della religione cattolica negli anni.

Mantenere alto il numero di matrimoni religiosi darebbe l’impressione di una nazione ancora legata al cattolicesimo, alla propria cultura, alla tradizione e questo è il sogno di ogni conservatore. Come Orban, che sostiene che i migranti cancellerebbero la tradizione cristiana ungherese, quando circa il 45% della popolazione si ritiene atea o agnostica.

Puntare sui temi religiosi ha sempre avuto un certo effetto e la Lega lo dimostra ormai da qualche anno, da quando Salvini ha iniziato a brandire rosari nel bel mezzo dei comizi o farsi inquadrare con quadri raffiguranti la vergine Maria nello sfondo. Un tentativo di assicurarsi i voti dell’elettorato cattolico che si sente “minacciato” da una sinistra che cerca di compiere l’efferato crimine di garantire a tutti semplici diritti. Questo tipo di strategia ricorda un po’ il “Dio, patria e famiglia” di mussoliniana memoria? Dopotutto è tornato in voga negli ambienti sovranisti in Europa e in Brasile

Va poi detto che tra le diverse difficoltà affrontate in questi mesi e anni dagli italiani, il matrimonio e le celebrazioni non sembrano essere quelle più importanti. Ci sono ben altri problemi che dovrebbero essere risolti al più presto, ma la Lega sembra non riconoscerli. Il governo si è detto pronto a sostenere la natalità, ma non si è ancora detto nulla in materia di sussidi, asili nido, garanzie per le mamme lavoratrici o pause più lunghe per i nuovi papà.

Davanti all’aumento del prezzo del gas e dell’elettricità, il governo ha persino deciso di abolire – a partire dal 2024 – il reddito di cittadinanza. Pur avendo criticato i tanti bonus introdotti dal governo Draghi (come il bonus monopattino) il governo, o più precisamente la Lega, non manca di fantasia e ha puntualmente commesso l’errore di presentare proposte inappropriate rispetto al momento che stiamo attraversando, come quella della costruzione del Ponte sullo stretto, più una leggenda che un progetto pronto all’avvio.

Foto di Pagella Politica https://pagellapolitica.it/fact-checking/matrimonio-egualitario-paesi-ue

Un altro tema che va affrontato è quello che riguarda le coppie LGBTQA+, che si vedono escluse da questo provvedimento. Il matrimonio egualitario, infatti, non è stato ancora introdotto in Italia, cosa che unisce il nostro paese a quelli dell’est Europa che devono ancora emanciparsi riguardo ad alcune tematiche. Ancora una volta, le coppie arcobaleno non vengono prese in considerazione dalla politica e, quindi, escluse da un provvedimento economico che mira ad aiutare chi si trova in difficoltà nel sostenere gli oneri dell’organizzazione di un matrimonio.

La proposta di un’agevolazione inizialmente rivolta solo a coppie eterosessuali che scelgono il rito religioso – e poi esteso anche a quello civile -, non è un importante simbolo del sostegno statale alle famiglie italiane, è sintomo dell’evidente problema della politica italiana, soprattutto di destra, incapace di individuare le vere priorità del paese. Invece di agevolare la richiesta di mutui per le giovani coppie, invece che predisporre strutture di supporto pubbliche per i neo genitori (gli asili, questi sconosciuti) si ritiene di dover sperperare fondi pubblici per il “sì” di pochi aventi diritto.

Una costellazione di provvedimenti annunciati per favorire ora un settore, ora un altro, per poi descrivere volta per volta un nuovo nemico da combattere: la propaganda gender, i migranti, la decadenza morale e antireligiosa della società e altri ancora.

Il Bonus matrimoni ha tra l’altro evidenziato delle divergenze tra le forza che compongono la maggioranza, dimostrando che il centro-destra non è poi così compatto come lo si vuole dipingere, come si era capito già i primi giorni successivi alla vittoria.

Il bonus, dunque, è una proposta: retrograda, dato il tentativo di rianimare la fede cattolica in Italia; inappropriata rispetto al periodo che attraversiamo; discriminatoria, perché esclude le coppie composte da persone dello stesso sesso e inizialmente escludeva anche coloro che non hanno una fede; divisiva, perché non ha trovato favori positivi nemmeno all’interno degli ambienti ecclesiastici.

Il matrimonio è di per sé un’istituzione cui molte persone danno ancora molto importanza, ma altrettante altre invece non ne riconoscono più il valore. Proprio per questo questa proposta dimostra ancora una volta come la destra non sia in grado di riconoscere le priorità e non sia un grande esempio di virtuosismo politico.

di Gabriele Scarcia

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*