Parma inquinata: il blocco del traffico è la vera soluzione?
ESPERTI A CONFRONTO. BEN 22 SFORAMENTI A GENNAIO
Era previsto per mercoledì 24 febbraio, ma il maltempo piombato sulla città ha portato l’amministrazione comunale a revocare il blocco del traffico. Sì, Parma città inquinata necessita di provvedimenti per far fronte alla situazione e perciò, dopo 5 giorni di sforamento del limite del Pm10 – precisamente dal 17 al 21 febbraio scorsi – dall’Arpa ( Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), il Comune aveva nuovamente fissato il blocco del traffico antismog, ormai da anni argomento vivo in città. Ma sono realmente i veicoli in circolazione la causa di tali eccessivi sforamenti?
CAUSA DI INQUINAMENTO – Il traffico veicolare ha parecchi modi di originare materiale particolato. Dall’emissione dei gas di scarico con materiale particolato che, per le caratteristiche chimiche e fisiche che lo contraddistinguono, può essere chiamato anche areosol primario all’usura degli pneumatici o dei freni. Per effetto del loro movimento, poi, tutti gli autoveicoli concorrono ad usurare il manto stradale e a riportare in sospensione il materiale articolato. Da questi fattori, la minaccia.
“Il blocco del traffico è la misura più immediata che può fare l’amministrazione per ridurre – in parte – quelle che sono le emissioni”, spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Parma, Gabriele Folli. Sì, perché ogni auto in meno che circola sono emissioni risparmiate rispetto alla situazione attuale. L’efficacia del provvedimento è chiara e visibile. “Una certa diminuzione del carico emissivo ce l’ha: l’accordo sulla qualità dell’aria ha rilevato che il PM10 si è ridotto del 25% negli ultimi dieci anni. Non è una misura strutturale (cioè non è una misura che serve a risolvere il problema), ma comunque dà una risposta immediata, ed è l’unica risposta immediata possibile che si può dare in una situazione emergenziale”, secondo Folli. Che poi continua: “Dobbiamo intervenire su quelle che sono le politiche di accesso al centro, sul migliorare le offerte alternative”.
Altra efficacia del provvedimento è quella educativa, secondo l’assessore. I cittadini devono abituarsi a usare meno l’auto in qualsiasi condizione, non solo nell’emergenza. “Credo che la consapevolezza da parte loro sia limitata sul fatto che non è percepito in maniera corretta quello che è l’effetto della qualità dell’aria che respiriamo tutti i giorni, si dà cioè per scontato che si vive in una situazione di inquinamento diffuso e che c’è poco da fare per risolverlo”. La critica maggiore che viene mossa al provvedimento riguarda il suo contenere molte deroghe “Ce ne sono tante”, commenta l’assessore, perché “il provvedimento più efficace in assoluto sarebbe vietare tutte le auto, ma si cerca di andare incontro alle esigenze di spostamento di quelle che sono le fasce più deboli: disabili, anziani, malati”.
SOLUZIONE NON SUFFICIENTE – Ma, secondo gli esperti, quanta incidenza ha il traffico veicolare sulla situazione generale rispetto ad altri fattori? “Sicuramente il blocco può essere d’aiuto, ma non risolve il problema”, afferma il professor Sergio Cavallari, docente di ingegneria ambientale all’Università degli Studi di Parma. “Il fermo traffico può avere un ruolo educativo (per far riflettere sul problema dell’uso sconsiderato dell’auto anche per fare pochi metri) piuttosto che un vero effetto sul miglioramento della qualità dell’aria nel territorio”. Contribuiscono infatti all’inquinamento atmosferico diverse sorgenti, che sono da studiare per comprenderne il contributo (in relazione con la morfologia del territorio e gli effetti meteoclimatici): ad esempio l’emissioni di origine industriale, compresi i camini delle caldaie di molte aziende, il traffico extraurbano (è noto che la diminuzione delle velocità lungo le strade riduce le emissioni ma non è sufficiente ) ed ovviamente anche i sistemi di riscaldamento delle abitazioni. Quindi non è solo il traffico cittadino. “Sarebbe meglio una pianificazione più ampia su larga scala (ad esempio coordinare le azioni in tutta la pianura padana), adottare incentivi per cambiare le auto con mezzi più performanti o elettrici, per installare caldaie moderne e migliorare l’isolamento delle case per consumare meno (come fortunatamente approvato ancora per un anno con la Legge di Stabilità), controllare le attività industriali ed obbligare a migliorare i trattamenti depurativi, incentivare l’uso di mezzi pubblici (ecologici però, non vecchi autobus a gasolio euro 0), realizzare vere piste ciclabili” continua il professor Cavallari.
ARPA E LEGAMBIENTE – Silvia Violanti, responsabile del Servizio Sistemi Ambientali dell’Arpa, ricorda invece come in Emilia Romagna l’autostrada sia attaccata alla città: “Tutto quello che passa per l’autostrada si diffonde sul territorio. La limitazione del traffico non è mai stata risolutiva ma sicuramente serve a sensibilizzare ed educare i cittadini. Queste misure emergenziali, applicate da una decina d’anni, hanno consentito anche il ricambio di veicoli: rinnovandosi il parco veicoli, le polveri si sono ridotte di circa il 10-15%. I superamenti giornalieri ci sono lo stesso, ma interni alla media annuale, ovvero dei 40 microgrammi al metro cubo”.
Assolutamente favorevole al blocco del traffico si dichiara Francesco Dradi, Presidente di Legambiente, che spiega come tale provvedimento non porti ad un improvviso ed automatico calo dell’inquinamento, ma almeno non ne favorisce l’aumento. “Ci sono provvedimenti a lungo periodo –spiega–, quali quelli da applicare sui sistemi di riscaldamento o industriali, e provvedimenti di emergenza: il blocco del traffico è uno di questi”. Una ricerca pubblicata su Lancet Oncology alla quale ha partecipato anche l’Italia con un gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano guidato da Vittorio Krogh, ha dimostrato che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni. Nello specifico per ogni aumento di 10 microgrammi di Pm10 per metro cubo presenti nell’aria si ha un aumento del 22% di rischio di tumore. Una percentuale che sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, quello che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori.
“Seppur causi disagio e implichi sacrifici -conclude Dradi- bisogna applicare il provvedimento del blocco del traffico, è una questione di emergenza per la salute di tutti. Legambiente ha pure chiesto che ci siano meno deroghe”.
PARMA CITTA’ INQUINATA – Allo scopo di monitorare quotidianamente la situazione e comunicare alla popolazione in modo immediato i risultati di tali ricerche, è stata assegnata all’Arpa la gestione della Rete Regionale della Qualità dell’Aria. Le verifiche hanno rivelato che Parma è una delle zone più inquinate d’Italia, avendoregistrato il più alto numero di sforamenti a livello regionale per le emissioni di Pm10. Ben 22 sforamenti nel solo mese di gennaio, a fronte dei 35 annui previsti dalla legge. “Ma il problema non tocca solamente la nostra città – afferma Silvia Violanti -. Il problema riguarda tutto il bacino padano: le attività industriali influiscono notevolmente sul livello di emissioni. Inoltre, essendo la nostra un’area, dal punto di vista orografico e meteorologico, non favorevole alla dispersione degli inquinanti, ne risulta particolarmente colpita”.
Da qui le misure d’emergenzaadottate dal Comune che prevedono la limitazione al traffico entro le tangenziali dopo 4 giornate di sforamento consecutive.
UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO – Come si legge dall’accordo di programma 2012-2015 (siglato nel luglio 2012 dai comuni capoluogo e da quelli superiori ai 50.000 abitanti) gli interventi riguardano, fra le altre cose, “potenziamento della mobilità ciclopedonale (incremento della rete e messa in sicurezza, aree attrezzate per ricovero bici, bike-sharing, ecc.); investimenti per il rinnovo parziale del parco autobus regionale con mezzi a basso impatto ambientale (metano e filobus); sviluppo della Green Economy e della qualificazione energetica del sistema produttivo regionale; mitigazione degli impatti ambientali nella localizzazione, progettazione e gestione degli impianti a biogas e biomasse; contenimento delle emissioni di ammoniaca dagli effluenti di allevamento”, con una spesa totale prevista di €235.930.153 (per il triennio 2012-2015).
“Parma è tra le città più inquinate in Emilia Romagna. Per diminuire il problema dell’inquinamento atmosferico bisognerebbe quindi intervenire su più fronti. Il traffico e il riscaldamento domestico sono quelli che nella nostra regione pesano moltissimo. Circa l’80% delle emissioni totali. Bisognerebbe pensare a delle forme di trasporto alternative, quali il trasporto pubblico e le piste ciclabili -conclude la dottoressa Violanti-, facendo in modo che siano presenti, sicure e fruibili per tutti. Ma un altro aspetto è anche il rilancio dell’edilizia con la revisione del centro storico e delle abitazioni esistenti”.
di Marika Bonanno, Giovanna Triolo, Francesca Gatti
Nessuna misura è da sola e in assoluto risolutiva, ma questa non può essere una giustificazione per non fare mai nulla, limitandosi alle chiacchiere e ai buoni propositi sempre disattesi. Il Comune e il Sindaco parlano, parlano, ma bastano due gocce di pioggia per revocare le giuste misure appena deliberate; né si fa poi nulla per farle rispettare le pochissime volte che vengono prese, sicché tutti se ne fregano alla grande.
Fatto è che che si ha paura di scontentare i commercianti, le mamme indaffarate a portare i loro pargoli in auto dappertutto per tutto il giorno, i giovinetti che non fanno un passo senza posare il sedere sui sedili di auto o moto e via discorrendo. Ognuno ha una sua buona ragione per rivendicare il proprio diritto alla comodità. Peccato che questi diritti singoli contrastino con quello di tutti alla salute, che è il bene più prezioso per ciascuno.