Unipr Racing Team: l’Università scende in pista

INTERVISTA AI PROGETTISTI DELLA MONOPOSTO DI FORMULA SAE

Unipr RacingDa bambini eravamo soliti stuzzicare la nostra fantasia immaginando di essere pompieri, astronauti, piloti, senza avere la più pallida idea dell’impegno che comportasse effettivamente svolgere queste professioni. Ma eravamo piccoli e l’unica responsabilità che avevamo era quella di essere alla guida delle nostre fantasticherie. Poi, incominciamo a crescere e incombe su di noi un onere ben più gravoso: la guida della vita. E non sempre le nostre aspirazioni ludiche trovano sede. Ma questo non é il caso di un gruppo di studenti di Ingegneria dell’Università di Parma che con passione e studio sono riusciti a plasmare la teoria dei loro studi e desideri in un ‘corpo solido’ a… quattro ruote e motore.

Davide Lusignani e Marco Monegatti, rispettivamente Team Manager e Team Leader del gruppo sono, così come tutti gli altri membri, la personificazione dei sogni fanciulleschi in cui tutto é possibile.

In cosa consiste il progetto Unipr Racing Team?

“Il nostro piano di lavoro consiste nella progettazione, realizzazione e competizione di una monoposto da corsa per partecipare alla Formula Sae, un campionato universitario dove si sfidano gli studenti di ingegneria di tutto il mondo”.

Quanto del vostro tempo dedicate alla cura della monoposto?

“Spesso più del tempo che si dedica allo studio. È un’attività basata sulla passione, sulla voglia di mettersi in gioco in un gruppo e realizzare un progetto ambizioso, applicando ciò che si impara sui libri. Gli sforzi che si fanno all’interno del team sono molti ma, tutti ampiamente ripagati da una forte soddisfazione personale e da una crescita professionale che i soli studi universitari non sanno dare”.

Come vi sentite a mettere in pratica le conoscenze acquisite con lo studio?

“E’ un aspetto meraviglioso perché tutti i membri del team sono volenterosi e competenti. Veder correre per la prima volta il mezzo dopo mesi di sudore e sacrifici ripaga di ogni sforzo, a prescindere dalla competizione e, condividere quest’esperienza con il gruppo è una gioia indescrivibile e un grande strumento di crescita collettiva”.

In un contesto che potrebbe sembrare prevalentemente maschile, come è considerato il coinvolgimento femminile?

“La nostra squadra non ha mai avuto problemi di genere: negli anni sono state numerose le ragazze che hanno fatto (e che fanno tutt’ora) parte della squadra, e spesso si sono dimostrate più capaci e appassionate dei colleghi maschi. Inoltre fino allo scorso anno la nostra Team Leader era una ragazza, l’Ing. Eleonora Delbono, che approfittiamo per ringraziare”.

Quali sono le principali caratteristiche delle gare a cui avete partecipato?

“Le gare prevedono una lunga serie di prove e test. Vengono valutate le scelte progettuali, le soluzioni ingegneristiche, occorre presentare un dettagliato rapporto sui costi ed effettuare presentazioni valutando anche l’eventuale messa in produzione del veicolo. Insomma vengono coinvolti a 360 gradi tutti gli aspetti di una buona progettazione. Ma il peso maggiore sul punteggio finale lo ha però la vettura (che viene guidata da noi ragazzi) che deve sostenere prove di accelerazione, tenuta, endurance e bassi consumi”.

Come avete vissuto la competizione con studenti di altre nazionalità?

“La sfida è uno degli aspetti più interessanti e la rivalità tra le scuderie di tutto il mondo è assolutamente sana, spesso ci si aiuta a vicenda e si collabora assieme anche durante l’anno per portare a termine progetti in comune. Quello che tocca constatare è che purtroppo alcune realtà straniere sono supportate da fondi e sponsor di ditte private che vanno ben più in là delle nostre possibilità. Infatti siamo finanziati quasi unicamente dall’università ma, questo non ci sconforta, spesso i team italiani mettono in campo idee che vanno oltre il portafoglio delle squadre estere”.

Quali sono le caratteristiche tecniche della monoposto?

“Attualmente il veicolo che stiamo progettando prevede un telaio a traliccio di tubi in acciaio, una soluzione semplice che abbiamo adottato quest’anno come compromesso in attesa di progettare un nuovo telaio più prestigioso per i prossimi anni; infatti in passato il telaio è sempre stato il nostro fiore all’occhiello, nel 2008 siamo stati la prima squadra italiana a presentare un monoscocca in fibra di carbonio, e nel 2011 la prima al mondo a presentare un traliccio in tubi di fibra di carbonio incollati tramite adesivi strutturali a giunti di alluminio. Il motore è invece un monocilindrico Beta, la nostra competizione prevede l’ausilio di motori motociclistici di bassa cilindrata e la nostra unità risulta leggera e potente grazie ai numerosi studi e modifiche che sono stati fatti negli anni. Anche l’elettronica fa la sua parte, in università sono state progettate le centraline che governano non solo il motore, ma anche una lunga serie di controlli avanzati atti a migliorare ulteriormente le prestazioni del veicolo“.

È fondamentale il contributo al progetto dei professori competenti?

“Assolutamente, i professori ci affiancano nelle scelte e ci assistono nei progetti e con la loro competenza donano un prezioso contributo. Va ricordato però che siamo noi studenti ad avere l’ultima parola su ciò che viene costruito della vettura”.

Quali sono le vostre aspettative per il futuro?

“La mia ambizione è coltivare questa passione, mettendomi in gioco sempre in nuove sfide, che siano rimanere a fare ricerca in università o lavorare in ditta o restare in proprio” dice Davide, mentre Marco risponde: “Sogno di lavorare in questo settore ma, sono consapevole, che si tratta di una realtà difficile e complessa. L’importante è credere sempre in se stessi e non rinunciare mai alle proprie passioni”.

 

di  Silvia Belli, Elena D’Avino e Mattia D’Ottavio

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