Adriano Malori, freccia tricolore su due ruote: una vita da crono-man

IL GIOVANE CAMPIONE PARMIGIANO LANCIATO NEL CICLISMO GRAZIE ALL'ORTOLANO DI PAESE

malori4Temporeggiare è una parola che non ha mai fatto parte del vocabolario di Adriano Malori, parmigiano classe ’88, che alla tenera età di sette anni aveva già le idee ben chiare: correre. L’occasione si presenta grazie all’idea dell‘ortolano di paese, che decide di creare una squadra di ciclisti composta da giovani promesse. Comincia a gareggiare nella categoria dei Giovanissimi, passando poi agli Allievi, dove scopre il suo punto di forza: la velocità. Le qualità del crono-man sono raffinate: disciplina, costanza, concentrazione. Nelle corse contro il tempo ci si gioca tutto sul filo dei secondi, basta una minima disattenzione e la vittoria sfuma. L’ha capito in fretta Adriano, che a quindici anni vince la sua prima gara importante, nella Lugo-San Marino, confermandosi sul podio seppur al secondo gradino l’anno seguente. Tra gli Juniores, dopo la prima vittoria su strada nel Memorial Leonardo Massaro, nel 2006 vince il campionato italiano a cronometro che gli permette di indossare per la prima volta la divisa tricolore, a cui sembra affezionarsi. Infatti, passato alla categoria Under-23, conferma il titolo italiano a cronometro per ben due volte consecutive, nel 2007 e 2008. E’ questo l’anno in cui si consacra definitivamente come leader indiscusso nelle prove contro il tempo, vincendo il titolo europeomondiale. Ai Giochi del Mediterraneo del 2009 arriva l’ennesima vittoria, che vale la chiamata della Lampre e il passaggio tra i professionisti.

DA DILETTANTE A PROFESSIONISTA – Dal 1995 ad oggi Adriano non si è mai fermato. La vita dell’atleta è molto frenetica: la sveglia suona presto la mattina e subito dopo comincia l’allenamento. “Ogni giorno dalle due alle sei ore e ho sempre tante cose da fare nel pomeriggio”, conferma. Ogni sport comporta sacrificio, ma per Adriano il ciclismo è uno tra i più esigenti. “Purtroppo il mio lavoro lascia poco tempo libero – racconta  – e preferisco passare i momenti della giornata durante i quali non mi alleno con le persone a cui voglio più bene”. Per gli sportivi è anche importante mantenersi in una perfetta forma fisica per affrontare al meglio le gare: “Per tutto l’anno devo stare attento a cosa mangio e devo stare in attività”. Ma i sacrifici ripagano, come successo ad Adriano quando è passato da dilettante a professionista. “E’ stato bellissimo, tutti sognano di fare della propria passione un lavoro! La differenza tra categorie è stata tuttavia notevole, all’inizio ho sofferto molto, ma poi pian piano mi sono abituato”.
Nel suo primo anno di attività Malori partecipa al Tour de France, classificandosi ultimo. Ma è tutt’altro che una sconfitta: un ciclista con le sue caratteristiche all’interno di un grande giro (espressione con cui si indicano le gare a tappe di tre settimane) corre per vincere una o due tappe, tirare la volata al velocista della squadra, fare l’andatura in pianura, magari fare da gregario al capitano della sua squadra per aiutarlo nella lotta per la vittoria finale. Arrivare all’ultima tappa significa quindi aver affrontato tutte le salite senza mai arrivare fuori tempo massimo (ovvero a più di 30 minuti dal vincitore) nella singola tappa. Una prova di grande sacrificio, che dà l’idea della sua tempra.

VITTORIE, DELUSIONI E IL SOGNO DELLE OLIMPIADI – Durante la sua carriera Malori ha ottenuto numerosi risultati, ma quello che ritiene essere il migliore fino ad ora è sicuramente la tappa conquistata a settembre 2014 alla Vuelta di Spagna. Attualmente Adriano è campione italiano in carica, naturalmente a cronometro, titolo che aveva già conseguito nel 2011. Tra i due successi nel 2012 ha anche indossato la maglia rosa al Giro d’Italia, arrivando secondo alla fine della sesta tappa dopo 220 chilometri di fuga. La maggiore delusione invece risale al 2009 durante il mondiale Under-23 disputato a Mendrisio dove, da campione in carica, si è classificato al quinto posto nonostante fosse uno dei favoriti. Ricorda infatti quella giornata come una delle peggiori di tutto l’anno, una gara che sarebbe potuta finire diversamente: ” Dopo pochi chilometri ho capito subito che non andavo come volevo e che non riuscivo a far girare la gamba”.

Nonostante le gare e gli allenamenti lo portino spesso lontano, Malori rimane comunque legato alla città di Parma e a tutto il territorio. “Sono nato e cresciuto qui, e sempre in questa zona posso trovare i percorsi e i paesaggi migliori per allenarmi”. L’atleta può contare poi sul sostegno di amici e familiari che si ritengono molto orgogliosi di lui e dei suoi risultati; ma sono anche tanti i tifosi che gli danno una grande carica: “Vivo molto bene il rapporto con i tifosi – dice Adriano – mi trasmettono una grande forza”.

Dopo gli scandali legati al doping nel mondo del ciclismo, sorge spontaneo domandare cosa pensi il giovane atleta sull’uso di tali sostanze tra gli sportivi. “Il ciclismo è lo sport che conta i maggiori controlli anti doping tramite sistemi molto avanzati. Inoltre il rapporto tra numero di controlli e positività è il più basso in assoluto tra tutti gli sport. I ciclisti possono essere soggetti a controlli domiciliari a sorpresa e io stesso devo sempre comunicare dove mi trovo nella fascia oraria che va dalle sei del mattino alle undici di sera!”.
Il grande sogno di Adriano al momento è quello di riuscire a vincere un mondiale da professionista e poter partecipare e aggiudicarsi una medaglia alle Olimpiadi.

 

di Martina Pacini e Giuseppe Mugnano

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