Il poliamore in 5 punti

Il poliamore è un orientamento relazionale così diverso dai rapporti monogamici? Oppure la percezione di questo fenomeno è nutrita dai pregiudizi? Sfatiamo 5 miti che riguardano il poliamore.

Poliamore: possibilità o pratica di intrattenere più di una relazione intima (sessuale e/o sentimentale) contemporaneamente, con il consenso esplicito di tutte le persone coinvolte.

Questa è una definizione data direttamente da niente di meno che l’Accademia della Crusca, consultabile sul loro sito.

E non è nemmeno finita qui: il portale web dell’Accademia ha in aggiunta anche un magazine intitolato Italiano Digitale, in cui è presente un approfondimento riguardo al termine, dalla sua etimologia al ruolo grammaticale, fino ad arrivare alle implicazioni a livello psicologico e sociologico.

Per quanto potrebbe essere considerato quasi ammirevole la volontà di inserire una parola come questa, con tutto ciò che essa comporta, all’interno di un sistema come quello della Crusca, allo stesso tempo è evidente quanto questa definizione sia limitante, tanto da diventare fuorviante in alcuni punti.

Definire equivale a limitare. In alcuni casi si rivela una procedura utile e addirittura necessaria.

Altre volte significa dover sacrificare troppi particolari e troppe sfaccettature che invece dovrebbero essere essenziali e funzionali alla definizione stessa.

Un altro aspetto importante da considerare è quello dei cosiddetti “falsi miti”: definire dovrebbe servire anche a sfatare questi famosi bias che un po’ tutti abbiamo, almeno in qualche ambito.

Si dovrebbe dunque provare, invece che a definire – accerchiando quasi la complessità del fenomeno e svuotandolo di significato – ad andare per esclusione: Cosa non è il poliamore? Quali sono i falsi miti e bias da sfatare? Ma le relazioni poli sono poi così diverse dalle altre?

Fonte: Vice

1. “Il poliamore è solo una scusa per fare sesso con più persone”

Falso.

Il poliamore non è uno scudo dietro cui nascondersi, una scusante o una giustificazione al desiderio di avere più partner sessuali.

Questo, anche perché molto spesso il sesso è una componente marginale del rapporto o – in alcuni casi – anche inesistente.

Essendo un orientamento relazionale, che riguarda dunque come viene vissuta un rapporto – prescindendo così dall’orientamento sessuale – anche molte persone asessuali possono essere poli e intraprendere questo tipo di relazione.

Il fattore sessuale, inoltre, può caratterizzare alcuni rapporti e non altri: una persona può avere più partner ed essere in intimità fisica solo con alcuni di loro.

2. “Il poliamore è solo una fase”

Falso.

Così come non direste mai ad una persona gay o trans che il suo orientamente sessuale o il suo genere sono “solo una fase” non dovreste dirlo ad una persona poli.

Molto spesso si fa un errore simile a quello che viene fatto nei riguardi delle persone bisessuali: nel momento in cui intraprendono una relazione, per l’altro è come se finalmente questa persona avesse “scelto da che parte stare”.

Ma, ovviamente, non è così.

Una persona bisessuale non smette di esserlo in base al genere del suo partner di un determinato momento.

Una persona poli non smette di esserlo in base al fatto che in un determinato momento abbia solo un partner.

Fonte: The Washington Post

3. “Il poliamore vuole sostituire la monogamia”

Falso.

Anche in questo caso, come nei due punti precedenti, si potrebbe fare un discorso similare per l’orientamente sessuale e di genere: il focus di tutti questi aspetti, per una determinata fetta di persone, è quello di distruggere la stabilità della famiglia tradizionale.

Anche in questo caso, non ci potrebbe essere niente di più falso.

In primis, non c’è alcun motivo per cui le persone poli dovrebbero volere l’eliminazione totale dei rapporti mono.

L’unica cosa che questa categoria di persone desidera è essere trattata e guardata con il rispetto che ogni essere umano merita, con uno sguardo privo di giudizi – e di pregiudizi.

Come le persone poli non hanno interesse a vedere distrutta la monogamia, così dovrebbe valere anche a parti inverse.

Chi porta alta la bandiera della famiglia tradizionale punta molto sull’argomento infanzia: come si spiegano questo genere di cose ai bambini? Che conseguenze ha esporre i più piccoli a questo tipo di relazione?

E la risposta, molto semplicemente, è che i bambini sarebbero più consapevoli del mondo che li circonda e del fatto che esistono persone differenti, che hanno caratteristiche diverse e che vogliono cose diverse.

E l’insegnamento più grande ed importante è quello che queste cose non vanno tollerate: vanno in primis accettate e, se necessario, tutelate.

4. “Il poliamore può funzionare solo tra persone poli”

Falso.

O meglio, non è vero in tutti i casi.

Come non si dovrebbe fare di tutta l’erba un fascio per quanto riguarda le relazioni mono, così dovrebbe essere anche nel caso del poliamore.

La risposta in questo caso è “dipende”.

A volte può funzionare, in altri casi no.

Si può provare e si può imparare a vivere la relazione in questo modo, ma si può anche decidere che la cosa non fa per voi.

L’elemento essenziale, come in ogni rapporto – anche di amicizia – è l’ascolto reciproco e la condivisione trasparente.

In particolare, il partner mono dovrebbe partire da un importante quesito: 

“Perché non riesco ad accettare l’idea di una relazione poli?”

+ bonus “Ma come fai?”

“E tu come fai con un* solo partner?”

Probabilmente, questo ultimo punto bonus non ha bisogno di chissà quali spiegazioni: la tua libertà finisce dove inizia la mia e la stessa cosa vale per le “aree di competenza”.

Come si vive una relazione e le scelte che si fanno nel contesto del rapporto non necessitano di giustificazioni esterne, riguardano solo i diretti coinvolti.

Inoltre, una domanda di questo tipo equivale a trattare questo fenomeno – e dunque le persone che lo vivono – come un qualcosa di strano, quasi esotico, da analizzare nei minimi dettagli, anche quando risulta poco rispettoso.

Il poliamore non esiste per essere un fenomeno da baraccone e soprattutto non esiste per soddisfare la curiosità altrui.

di Martina Leva

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