“I soldi fanno la felicità” e altre scoperte alla Capitan Ovvio

Uno studio americano ha dimostrato che più guadagni e più sei felice, tuttavia gli stessi autori affermano che i soldi non sono l’unico ‘parametro della felicità’: se fossero entrambe mezze verità?

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo detto o sentito la frase I soldi non fanno la felicità, poiché “le cose importanti sono altre”, ma è davvero così? La maggioranza probabilmente risponderebbe con un timido “sì, è vero”, pensando, però, ad un limpido e inequivocabile “ovviamente no”; non preoccupatevi, non siamo più soli, adesso anche la scienza è dalla parte della nostra ‘meschina’ coscienza.

Il primo marzo, sulla rivista americana Proceedings of the National Academy of Science (PNAS), è stato pubblicato uno studio nel quale viene dimostrato che i soldi rendono effettivamente più felici. La ricerca è stata condotta da due diversi ricercatori, i quali già da anni stavano studiando questa questione spinosa, che potremmo definire ‘una rivelazione da premio Nobel’, in tutti i sensi: uno dei due autori dello studio, lo psicologo Kahneman, è stato premiato nel 2002 proprio per gli importanti traguardi raggiunti nel campo dell’economia.

Il britannico Daniel Kahneman, in una ricerca del 2010 aveva affermato che una volta superato il reddito annuo di 75.000 dollari (equivalenti a circa 61.000 euro), la felicità delle persone raggiungeva una fase di stallo; mentre lo statunitense Matthew Killingsworth, nel 2020 aveva dimostrato esattamente l’opposto, ovvero come la crescita della felicità fosse direttamente proporzionale ai guadagni e non avesse limiti.

I due studiosi si sono così decisi ad avviare uno studio congiunto, definito ‘collaborazione contradditoria‘ poiché partivano da due tesi differenti, con l’aiuto della professoressa Barbara Mellers, la quale ha svolto la funzione di persona imparziale; una sorta di ‘arbitro’, con l’obbiettivo di dare una risposta, una volta per tutte, a questa annosa domanda.

Domanda che, tuttavia, una risposta già ce l’aveva: la loro ricerca infatti si è basata sul capire se più soldi portassero concretamente a più felicità e non sul capire se i soldi facessero o meno la felicità, questo ero già abbastanza ovvio ai molti…e non solo ai premi Nobel.

I dati sono stati rilevati tramite l’utilizzo di un’applicazione (Traccia la tua felicità) con la quale hanno chiesto, in diversi momenti della giornata, a oltre 33mila lavoratori americani con un reddito familiare di almeno 10.000 dollari annui “Come ti senti in questo momento?“, con una scala di risposta da “molto bene” a “molto male”.

Tuttavia, gli autori hanno reso noto di non aver avuto a disposizione dati sostanziali per coloro che guadagnano oltre 500.000 dollari annui…peccato, non sapremo mai se Jeff Bezos o Elon Musk siano realmente soddisfatti dei loro viaggi spaziali.

Ad ogni modo, si è così scoperto che la ricchezza rende, in effetti, felici. Non esiste una fase di stallo sopra una certa soglia, come era stato teorizzato in precedenza da Kahneman: la felicità aumenta in proporzione al reddito. I risultati mostrano che per la maggior parte delle persone i redditi maggiori sono associati a una maggiore felicità, anche se esistono delle eccezioni.

Circa il 20% dei partecipanti è l’eccezione che conferma la regola, ovvero persone finanziariamente benestanti, ma infelici. “Se sei ricco e infelice – hanno spiegato i ricercatori – più soldi non ti aiuteranno”, specificando che il denaro non è tutto, ma soltanto “uno dei fattori determinanti della felicità, ma che può certamente aiutare”.

Per noi comuni mortali niente di tutto questo è davvero una novità, perché si sa che i soldi non fanno la felicità, ma come molti ritengono piangere su una Ferrari (o su una Tesla) potrebbe essere meno doloroso, come commentano alcuni utenti di Twitter dopo aver appreso la notizia dello studio, evidenziando anche come i soldi non risolverebbero i nostri problemi, ma sicuramente risolverebbero i problemi economici.

Per questo motivo, tutte quelle liste motivazionali che ci dicono (anche un po’ saccentemente) che i soldi non fanno la felicità, elencandoci una serie di punti da seguire per trovare la ‘vera felicità’, a poco contano quando nel feed di Instagram ci sono altrettante evidenze scientifiche che dimostrano, con grafici e numeri, che 1 giovane italiano su 4 è a rischio povertà, come rende noto Eurostat.

“Stringere amicizie anche in ufficio” e “non lasciarsi risucchiare dal lavoro” risulta difficile quando il tasso di disoccupazione sfiora l’8%, oppure “cenare a tu per tu con un amico” quando c’è stato un aumento drastico dei prezzi degli alimenti e, in generale, della vita, arrivando a fine mese senza aver accantonato nessun risparmio o con il conto in rosso, dovendo così rinunciare ad una cena fuori per permettersi di fare la spesa.

Alcuni usano anche un tono biblico, constatando che la vera ricchezza è la libertà: “Ti adatterai a queste regole, ma ti affannerai per rispettarle, e spesso fallirai. Ti ritroverai a cercare il senso della vita, senza trovarlo, e allora risparmia per poter partire e cercarlo”; purtroppo però non può esserci libertà senza una stabilità economica.

La maggior parte delle persone sa bene che è in atto un caro vita e che il non doversene preoccupare grazie alla cifra del proprio conto in banca aiuterebbe la propria salute mentale (che, oltretutto, ha a sua volta un costo: in media 70€ all’ora).

E se è vero che i soldi sono importanti per potersi permettere i beni di prima necessità, è altrettanto vero che possono comprare le esperienze che ci porterebbero ad essere felici, come viaggiare, andare a vedere un concerto o partecipare ad altre situazioni sociali.

Queste esperienze vengono così considerate dai fantomatici ‘guru della felicità’ i principali fattori (se non gli unici) che porterebbero a percepire la vita come appagante, sostenendo la teoria che per essere felici non sia necessario molto denaro, quanto piuttosto molte interazioni sociali e affettive.

Ciononostante, se poniamo l’attenzione sulla differenza tra felicità quotidiana e soddisfazione generale della propria vita, quest’ultima vede un forte aumento una volta superata la soglia di povertà.

A questo punto è evidente che i soldi costituiscano in gran parte la nostra felicità, ma è altrettanto ovvio che la questione sia molto più complessa di una sovrautilizzata frase fatta: non si ha bisogno di auto sportive o jet privati per essere felici, quanto di serenità e stabilità economica, che ci permettono di avere più tempo per vivere e consolidare rapporti personali e sociali: questi sì che rendono effettivamente più felici e appagati.

Sono due facce della stessa medaglia, dove la medaglia è la felicità e le due facce sono composte dai soldi e dalle esperienze…e queste costano una fortuna al giorno d’oggi.

di Beatrice Guaita

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