Lezione di cinema a Parma con il regista Ruben Östlund
Il racconto di una carriera e le prospettive future del cinema: dall’esordio fino all’insegnamento a Bologna, il regista ha presentato non sono qualche aneddoto relativo al suo Triangle of Sadness (2022), ma anche qualche anticipazione sul suo prossimo film
Si è tenuto mercoledì 5 luglio in prima serata, presso il Teatro delle Briciole, l’incontro con il regista svedese Ruben Östlund (due volte Palma D’oro a Cannes) organizzato grazie alla collaborazione tra l’associazione Solares delle Arti e Cineteca di Bologna.
La sala, gremita di gente, ha accolto il regista con un lungo applauso, dopo che a quest’ultimo è stato conferito il premio speciale per l’Eccellenza Artistica Trecentosessanta 2023, consegnatogli dal vicesindaco e assessore alla Cultura Lorenzo Lavagetto.
A condurre l’intervista e la lezione lo sceneggiatore praghese Pavel Joch, docente di cinema alla Chapman University in California.
In un dialogo durato quasi due ore, alternando la conversazione con la presentazione di sequenze da Triangle of Sadness e del suo cortometraggio Incident by a Bank del 2009, il regista si è raccontato apertamente presentando non solo il suo percorso di formazione, ma anche il processo creativo che si nasconde dietro la realizzazione delle sue pellicole.
Ha iniziato ad approcciarsi al mondo cinematografico grazie allo sci. In gioventù ha avuto modo di sperimentare con la cinepresa riprese amatoriali di eventi sciistici che ogni inverno si tenevano nei suoi luoghi natii, poi si è iscritto ad una scuola cinematografica in cui gli insegnanti parlavano anche di storia del cinema e proprio grazie ad un suo insegnante si è appassionato a Vittorio De Sica e si è avvicinato ai film neorealisti italiani, di cui è rimasto affascinato.
Dopo essere stato a Cannes, ha capito che per lui “il cinema è una missione”. Parlando della sua esperienza come insegnante presso l’International Filmmaking Academy di Bologna (che si è tenuta nella città in relazione al Festival del Cinema Ritrovato), spiega che “poter insegnare nella prima città dove è nata l’università è sicuramente un grande onore e il fatto di poter stare con solo 21 studenti che arrivano da numerose parti del mondo (Alaska, Corea, Francia), dà la possibilità di poter interagire con loro e di condividere le domande che si dovrebbero porre qualora vogliano diventare registi in futuro. Ossia come, cosa e quali siano gli ostacoli che un regista deve affrontare. La cosa fondamentale che dico loro è di non guardare al passato, ma di mantenere un proprio stile, anche per avere la possibilità di rimanere sé stessi, e di poter far parte del futuro del cinema”.
Östlund racconta inoltre quanto non gli piaccia la struttura gerarchica del cinema, ma preferisca porsi al “livello degli studenti e cercare di creare una comfort zone”. Insomma, fare in modo che chiunque lavori con lui non abbia paura di essere sé stesso e di presentare le sue idee.
Le parole del regista sul suo nuovo film e idee per la scrittura
Parlando del processo creativo che sta alla base dei suoi film, il regista racconta qualche aneddoto in relazione al suo prossimo lavoro: The Entertainment System is Down. Ambientato su un areo a lunga percorrenza il cui sistema di contenimento risulta essere guasto (ergo niente dispositivi elettronici funzionanti), l’obiettivo del regista è quello di “osservare come gli esseri umani, in mancanza della distrazione di dispositivi tecnologici, possano sopportare il peso e la noia per una lunga tratta e che cosa possa succedere durante la stessa”.
In particolare, l’idea per questo film deriva dal suo interesse per alcuni esperimenti psicologici, tra cui quello della mente disconnessa Just think: the challenges of the disengaged mind, svoltosi nel 2014 nel dipartimento di psicologia dell’Università della Virginia. Questo esperimento prevedeva di porre delle persone all’interno di una stanza per 15 minuti massimo, durante i quali non avrebbero potuto fare nient’altro che pensare; l’unica possibilità di distrazione era rappresentata da un dispositivo a pulsante che, se fosse stato premuto, avrebbe rilasciato una scossa elettrica. È risultato che, pur di non pensare e rimanere fermi, 2/3 degli uomini e 1/4 delle donne aveva premuto il pulsante.
Per continuare il proprio discorso in relazione al suo nuovo film, il regista dichiara di voler realizzare “la più grande fuga dalle sale del cinema di Cannes”. Per fare questo, infatti, pensa di realizzare una scena a dir poco paradossale: i protagonisti della scena sarebbero una coppia di fratellini che devono spartirsi un unico Ipad funzionante per poter giocare; ovviamente i due finiscono per litigare, al che interviene la madre che, sgridando il più piccolo, gli ordina di sedersi e aspettare per 10 minuti. Una volta passato questo periodo di tempo, sarebbe stato il suo turno. “Ecco, in questo preciso istante ho voluto fare in modo che la frase della madre fosse diretta verso il pubblico degli spettatori, in modo tale che questi potessero vivere per 10 minuti quello che sarà costretto a vivere il bambino del film”. Questo rappresenta una tipologia perfetta di rottura del ritmo del film, con una scena che “diventa ancora più provocatoria e potente rispetto a qualsiasi scena di sesso o violenza che possa esserci”.
“Penso sempre ‘Non volete essere sfidati quando andate a vedere un film al cinema?’”. Questo è ciò che domanda il regista al pubblico in sala; e forse, sottolinea quanto proprio la sfida che viene lanciata dal regista attraverso i suoi film rappresenti la prova più alta di un cineasta e, allo stesso tempo, si trova a dichiarare quanto sia anche compito dello spettatore “domandarsi quali cose belle e quali sorprese potrebbe trovare in un film”.
A proposito della stesura della sceneggiatura del film, spiega che prima di scrivere per intero la storia, ha come obiettivo il riuscire a spiegare a voce quello che intende: “Se riesco a spiegarla a voce, vuol dire che riesco anche ad immaginarla e quindi riesco a capire meglio sia il ritmo che i dettagli. Per The Square (2017) l’ho fatto 200 volte, prima di iniziare a scrivere il copione per davvero. E ho cercato di presentare questo metodo di lavoro anche ai miei studenti”.
Qualche aneddoto su Triangle of Sadness e la scelta degli attori
Riguardo la scelta degli attori, il regista svedese dichiara come i casting rappresentino per lui un momento di improvvisazione e di conoscenza degli attori stessi. Infatti, racconta di quanto cerchi di mettere a proprio agio l’attore, dal momento che “il mio obiettivo è che (tu) ottenga la parte”. Questo è anche un momento in cui lo stesso regista, proprio grazie all’improvvisazione, riesce anche a rivalutare l’idea iniziale relativa ad un determinato personaggio: in particolare porta l’esempio dell’oligarca russo presente in Triangle of Sadness (2022), che sarebbe dovuto essere muscoloso e temibile (come da immaginario collettivo), ma, una volta incontrato Zlatko Burić, Östlund si è reso conto di quanto l’oligarca russo sarebbe potuto essere una di quelle “persone con cui si può condividere una cena, qualcosa che è veramente agli antipodi rispetto l’immaginazione generale”.
“Non voglio che gli attori rientrino in binari specifici, ma voglio poter sperimentare combinazioni possibili in modo da poi tirare fuori le soluzioni più interessanti anche per loro.”
Sempre riguardo a Triangle of Sadness, il regista ha voluto condividere la visione di una delle sequenze iniziali del film – quella della cena in cui i due modelli Carl (Harrison Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean Kriek) litigano per il conto da pagare – dichiarando, inoltre, che la scena deriva dal suo vissuto personale e da una discussione che ha avuto con la moglie.
Innumerevoli sono le tematiche presentate dal regista e moltissimi sono anche gli aneddoti in relazione a lavori passati e futuri. In particolare, Ruben Östlund ha voluto anche condividere uno dei suoi primi lavori, il cortometraggio dal titolo Incident by a Bank (2009), relativo a una rapina cui fu spettatore e che ha voluto rendere soggetto cinematografico: il lavoro si contraddistingue per scelta registica, in quanto è realizzato in one take in cui cambia solo lo zoom. Oltre a ciò, ha voluto anche ricordare l’attrice e modella Charlbi Dean Kriek, (Triangle of Sadness, 2022) scomparsa lo scorso agosto a causa di un’infezione batterica.
Insomma, un incontro ricco di spunti che ha affascinato e incuriosito il pubblico. Ora non si aspetta nient’altro che il suo prossimo film.
di Erika V. Lanthaler
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