Coro di Guerra coro di Pace: il risultato del workshop diventa spettacolo teatrale al Teatro Regio

Una messa in scena teatrale dell’adattamento di Lisistrata di Aristofane che ha coinvolto gli studenti di varie fasce di età, dalle superiori all'università, di ben cinque paesi differenti

Mercoledì 25 ottobre è andato in scena, al Teatro Regio di Parma, un adattamento multilingua dell’opera teatrale Lisistrata di Aristofane diretta dal registra e drammaturgo Marco Martinelli in collaborazione con la drammaturga Giovanna Di Martino.

Un’iniziativa che ha coinvolto due scuole parmensi, il Liceo Artistico Paolo Toschi e il Liceo Classico Romagnosi, l’Università di Parma e altre sette università internazionali: Université de Tours, Univerzita Palackého v Olomouci, University of Groningen, Université Paris Sorbonne Nouvelle, Université Paris Nanterre, Université Paris 13 e University College London.

Il workshop teatrale

L’Università di Parma grazie alla cura della professoressa Francesca Bortoletti ha organizzato dal 22 al 28 ottobre la Fall School Internazionale Memory and Performance: Classical Reception in the Perfoming Arts all’interno del programma BIP-Erasmus con l’obiettivo di introdurre studentesse e studenti allo studio della riattivazione del teatro antico nelle arti performative.

Nella settimana di lavoro in presenza a Parma, è stato previsto un workshop teatrale dal 22 al 25 ottobre alla fine del quale è stato rappresentato lo spettacolo aperto ai cittadini, al Ridotto del Teatro Regio di Parma: una breve rappresentazione che racchiude in sé l’impegno e la dedizione “dei giovani partecipanti e la loro voglia di cimentarsi nel mondo della recitazione” spiega il direttore Martinelli con un’esperienza trentennale nel lavoro con gli adolescenti.

Avendo avuto modo di osservare le varie generazioni, il regista aggiunge che “le differenze tra esse sono evidenti. Oggi arriviamo inoltre dopo anni particolari, quelli della pandemia da Covid 19”. Inoltre, “le tecnologie trent’anni fa non erano così invasive come oggi ma, nonostante questi cambiamenti, sento sempre da parte loro lo stesso fuoco interiore. È quell’età magica dove non sai bene chi sei, perché hai perso l’oro dell’infanzia e ti fai mille domande ma, se gli fai capire che possono essere loro stessi sul palcoscenico, allora non si nota alcuna differenza tra gli adolescenti degli anni ’90 e quelli di oggi”.

Una Lisistrata riadattata

L’opera vede una trama rivisitata, con un insieme di culture diverse per descriverla in varie lingue e sottolineare al meglio il legame che persiste tra tutti noi.

Come afferma il drammaturgo: “Avendo lavorato non solo in Italia – ma anche negli Stati Uniti, Argentina, Africa – posso dire che tutte le lingue del mondo sono le tutte splendide, un modo con cui gli armeni definiscono la loro lingua materna (come traduzione letterale). Per me ogni lingua e dialetto è portatore di vita, di musica”.

L’inizio della commedia parte con tre colpi secchi sulle porte di legno della sala e lo spettatore viene catapultato su un campo di battaglia.

E poi… via all’opera!

Una corsa alla vita, come per rappresentare la realtà di ciò che portano le guerre, mostrando il tutto con semplici movimenti, in una piccola sala, ciò che avviene da anni, in varie epoche e su differenti terreni: i colpi, il dolore e l’ultimo sospiro dei soldati che cadono a terra inermi.

L’intento di Martinelli è quello di “prendere una favola antica e provare a metterla in vita, raccontando attraverso la forza dei loro corpi e facendo anche divertire come faceva Aristofane che usava il comico per raccontare qualcosa di drammatico“.

Sentiamo le prime voci che raffigurano Lisistrata e qui ci imbattiamo in una disputa bilingue: la Lisistrata italiana e la Lisistrata inglese, ma in fin dei conti non ci sono differenze culturali laddove alla base abbiamo la Guerra e la Pace.

Questo concetto viene in seguito rimarcato da un intrecciarsi di affermazioni in varie lingue, con l’arrivo delle tribù delle varie concittadine di Lisistrate: tribù francese, italiana, inglese, Tamil, della Repubblica Ceca, greca e vichinga.

La musica in questo spettacolo è stata significativa nei momenti clou della trama, partendo dal giuramento cantato dalle donne per consolidare un patto tra loro, contro gli uomini che vanno in guerra.

Come aggiunge il regista: “Ogni lingua è una musica, è un suono diverso da un altro e intrecciare tutte queste musiche creando una sorta di sinfonia, era uno degli obiettivi che avevo pensato elaborando quest’opera”.

Il tutto porta a una rivolta da parte degli uomini, rappresentata da un ballo tribale per sottolineare la loro forza come a riprendere dal vivo una lotta.

Infine Orfeo, dio della musica, che invita le due parti a discutere e lottare usando il canto e la danza. Una rappresentazione perfetta nel trovare un accordo in modo pacifico, senza armi, dolore e sangue.

La dimostrazione teatrale viene conclusa con il canto di Bella Ciao da parte di tutti i partecipanti: un canto popolare che attraverso le sue parole forti e simboliche evocano la libertà contro la guerra perché “il significato di Lisistrata, come quasi tutte le commedie antiche di Aristofane, sono inni e grida contro la guerra. La vergogna dell’umanità” conclude Martinelli.

di Lozan Aliona

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