Questo non è un telegiornale per giovani
Lo scorso 23 ottobre, il primo telegiornale tedesco ha ricevuto il Digital Media Award per aver portato l'informazione su una piattaforma come Tiktok. In Italia i tg continuano a mantenere un'impostazione rigida, perdendo ogni contatto con il pubblico giovanile
La notizia viene dalla Germania e dimostra che c’è ancora speranza per il mondo dell’informazione, soprattutto quella televisiva. Il Tagesschau, telegiornale tedesco della prima rete Das Erste, fondato nel 1952, ha ricevuto l’ambito Digital Media Award. La redazione social del tg è infatti riuscita a raccogliere migliaia e migliaia di like, raggiungendo 1,4 milioni di follower sul popolarissimo TikTok.
Marcus Bornheim, caporedattore di ARD Aktuell, subito dopo aver ricevuto la notizia aveva dichiarato orgogliosamente: “Quasi quattro anni fa siamo stati il primo canale di notizie a fare il passo verso TikTok – con snack di notizie rilassati, divertenti e allo stesso tempo informativi. Tra target giovanile, il Tagesschau su TikTok si è rapidamente guadagnato la reputazione di fornitore di notizie affidabile nei feed for-you ed è considerato un contatto affidabile per domande su argomenti di attualità“.
Il Tagesschau si è quindi distinto per i suoi contenuti di attualità, ma anche per aver fornito consigli sul fact-checking alle fasce più giovani proponendo anche dei piccoli retroscena sul lavoro della redazione. Questo è stato fatto con l’aiuto dei più popolari presentatori di notizie in Germania, tra cui l’iconica Susanne Daubner, diventata nota anche tra gli utenti stranieri per essere scoppiata a ridere durante una edizione flash del telegiornale.
@tagesschau Wenn du morgens noch nicht ganz wach bist und alles lustig findest! #daubner #tagesschau #nachrichten ♬ Originalton – tagesschau
La giuria che ha conferito il Digital Media Award, ha così spiegato la sua decisione: “Con il suo canale TikTok, il Tagesschau riesce a presentare argomenti complessi ed eventi attuali in modo semplice e neutrale. Non si sottraggono a problemi come le guerre, i conflitti politici o religiosi e i fatti che dividono la società. Inoltre, questo caso è un esempio unico di ringiovanimento di un marchio e del suo aspetto. L’elevata crescita della portata organica e la viralità ricorrente sulla piattaforma testimoniano l’eccellente implementazione”.
Se questo può essere quindi un vero e proprio fiore all’occhiello dell’intera ARD (Federazione delle Radiotelevisioni tedesche), i telegiornali italiani ed europei non posso che imparare dai propri colleghi tedeschi, che hanno provato che raggiungere i teenager e gli young adults è non solo possibile, ma anche necessario.
Il Tg1, tra novità e dietrofront
Quando ragioniamo sui telegiornali italiani, pensiamo solitamente a programmi televisivi noiosi e pesanti che hanno una durata stimata tra le due e le tre ore (anche se nell’effettivo durano all’incirca mezz’ora) e che vengono condotti da giornalisti che raccontano le news con l’empatia di un robot.
I cosiddetti nerd della tv inizierebbero con il criticare sigle e grafiche, elementi che possono sembrare superflui, ma che in realtà aiutano ad attirare l’attenzione degli spettatori annoiati e meno informati. Il Tg1, equivalente in termini di popolarità al Tagesschau in Germania, sotto la guida di Mario Orfeo, nel 2014 rinnovò completamente studio, grafiche e logo. Con il passaggio al digitale quindi, modernizzò la sua immagine e stracciò la concorrenza.
Nel frattempo anche gli altri telegiornali italiani si adeguarono ai nuovi standard, riarrangiando le proprie sigle e rinnovando gli studi e le stesse telecamere. La cosa che però suscita una prima polemica è che il Tg1 ha aspettato il 2022, con la direttrice Monica Maggioni, per avere uno nuovo restyling. Con Maggioni, sono cambiati lo studio, le grafiche e la sigla, diventata iconica per il suo nuovo beat e virale su TikTok, avvicinando molti giovani all’informazione, anche se per puro divertimento.
È cambiato soprattutto il modo di raccontare le notizie. Presentatori che per la prima volta si alzano dalla loro scrivania per avvicinarsi al touch screen, avendo così la possibilità di spiegare i conflitti e i movimenti delle truppe con l’aiuto di una cartina interattiva. Inoltre, l’aggiunta di piccole interviste a personaggi famosi del panorama musicale e cinematografico italiano, ha introdotto all’interno del telegiornale più longevo d’Italia, la formula dell’infotainment.
Questo è stato poi quasi completamente cancellato dalla nuova rivoluzione voluta da Gian Marco Chiocci, nuovo direttore in quota Fratelli d’Italia. Si è tornati alla sigla tradizionale e a uno studio più luminoso, eliminando le interviste presenti nell’edizione delle 20 e spostandole all’interno del Tg1 Mattina, altro grande fallimento dell’informazione.
Se, quindi, dal punto di vista televisivo il Tg1 era riuscito a ringiovanire il suo aspetto e attrarre più spettatori, dall’altro continuiamo a vedere un sistema che fa fatica a ripensare le modalità di trasmissione delle informazioni e rischia di perdere completamente qualsiasi battaglia futura con i media avversari.
L’unico telegiornale italiano che si è avvicinato a ciò che è stato fatto dal Tagesschau in Germania è Sky tg24. Il tg di Sky infatti, è l’unico in Italia ad aver aperto un canale Tiktok, sul quale vengono pubblicati video esplicativi sugli eventi più importanti della settimana e piccole rassegne stampa. Il formato è molto simile a quello di Tagesschau e ha raccolto un numero già rilevante di follower, quasi 250mila.
Qual è il futuro dei nostri telegiornali?
L’ultima relazione Agcom relativa al primo semestre 2023, ha sottolineato un calo di 950mila spettatori nelle edizioni dei telegiornali della fascia 18.30-20.30 e di 770mila spettatori nella fascia 12.00-14.30. I dati non sorprendono ovviamente, data l’inesorabile crisi della televisione, ma che destano comunque molte preoccupazioni.
Pur essendo ormai obsoleti, i telegiornali sono le fonti più attendibili per l’informazione e nonostante vengano battuti sul tempo dai flash-tweet Ansa e dalle stories pubblicate da Will – per citarne alcuni – rimangono dei contenitori in grado di scomporre i fatti accaduti e ricomporli in modo tale da permetterci una visione più chiara e semplificata.
Pensare a una vita senza telegiornali diventa sempre più ovvio, perché hanno perso la stima e il riconoscimento che in precedenza si erano conquistati. Si potrebbe partire dalle continue nomine di direttori che, in Rai, schierano la linea editoriale a difesa del governo di turno, o nel caso di Mediaset, funzionano per propagandare le visioni politiche berlusconiane e il Centro destra. Dei telegiornali che quindi non hanno più il compito di raccontarci ciò che accade semplificandolo, ma quello di sostenere le idee politiche di questo o quel partito. Tutto ciò si manifesta poi in una crescente sfiducia da parte degli spettatori.
Il telegiornale è un formato ormai superato, se ancorato al solito modello di presentazione delle notizie. È un programma monotono, che racconta solo cose negative, che ci opprimono e dal quale dobbiamo scappare. Questo spiega l’enorme disinteresse dimostrato dai giovani nei confronti dell’informazione. È vista come qualcosa dedicato ai ‘grandi‘, complicata e noiosa, che è meglio evitare per non essere considerati sfigati dai propri amici.
Se i telegiornali, invece, rivoluzionassero la propria formula ci sarebbe ancora una speranza di mantenere in vita questo formato. Si potrebbe partire con l’affidare la conduzione a conduttori più giovani ed empatici, che riescano a raccontare le notizie in maniera meno rigida e non seguendo un copione già scritto. Ci potrebbero essere delle interviste in studio, con più ospiti, su argomenti spinosi o complessi, magari fornendo più punti di vista.
Questo rischierebbe di trasformare il telegiornale in un programma di approfondimento, come il Tg2 Post? Limitando questi interventi con ospiti alle sole tematiche più spinose del giorno, si potrebbe evitare di snaturare il formato. Andrebbero fatti più restyling, per permettere di dare un senso di novità continuo, che è uno degli elementi che guida la nostra attenzione così fugace.
È soprattutto la battaglia sull’informazione giovanile che rappresenta una vera e propria montagna da scalare. In questo caso è importante sbarcare sulle piattaforme più popolari, come TikTok, Instagram e X. Vengono citati anche gli ultimi due nonostante la presenza di gran parte dei telegiornali italiani su queste piattaforme, perché esse non vengono sfruttate al meglio.
Pensiamo al profilo Instagram del Tg1, che dovrebbe potenzialmente essere il più seguito d’Italia. In questo caso non abbiamo una pagina che pubblica reel esplicativi su ciò che accade in Palestina, ma delle bacheche di foto, con articoli ridotti all’osso e nemmeno un invito a riguardare il telegiornale sulla piattaforma RaiPlay.
Quello che deve essere sottolineato è una certa approssimazione della gestione dei social media. Le testate sembrano non riconoscere l’enorme beneficio che otterrebbero con delle pagine ben curate e popolari. La questione non è solo ringiovanire l’aspetto di questi programmi, ma lavorare attivamente per attrarre sempre più spettatori, provenienti soprattutto dalle fasce più giovani della popolazione. Se questo elemento continuerà ad essere messo da parte, il destino dei telegiornali non sarà affatto roseo.
di Gabriele Scarcia
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