Studentessa aggredita al Duc, a salvarla è il collega d’Università

CITTADINI ESASPERATI ORGANIZZANO LE RONDE CONTRO I PUSHER

foto-ducMercoledì 25 febbraio, ore 5.35 della mattina. Due giovani compagni di università, un ragazzo e una ragazza di vent’anni, stanno camminando per andare in stazione. Devono partecipare alla laurea di un amico a Firenze e il treno parte alle 5.58. Stanno camminando in Viale Mentana quando, all’altezza del Duc, incrociano un ragazzo. Ben vestito, sulla ventina, con un berretto in testa, un giaccone beige e le cuffie alle orecchie. La musica rimbomba e si sente all’esterno, gli occhi sono allucinati. Comincia a battere le mani e ad urlare “Bella! Bella”. La ragazza abbassa la testa. Di affermazioni moleste le donne ne ricevono tutti i giorni, purtroppo. Ma quel ragazzo non si ferma lì. “Ti scoperei, sai? Te lo metto nel c…” grida. I due giovani accelerano il passo, spaventati. L’aggressore cerca di buttarsi sulla ragazza per afferrarla ma il suo amico si infila tra i due separandoli. Così, all’aggressore allucinato, non resta che aggrapparsi al ragazzo e scuoterlo violentemente, continuando a ripetere “La metto a novanta e glielo metto nel c…, fratello!”. La ragazza, terrorizzata, fa un gesto per mandare via l’aggressore che cerca di avventarsi su di lei. Il ragazzo lo spinge via e, finalmente, l’aggressore se ne va.

I due, con il fiato corto per la paura, camminano velocemente, quasi corrono, per mettere più distanza possibile tra loro e quel ragazzo dagli occhi allucinati. Alla fine, sono stati fortunati. Non si può dire però che si sentiranno sicuri a percorrere le strade di Parma in orari notturni.

L’ESASPERAZIONE DEI CITTADINI – Basta spostarsi di qualche centinaio di metri per capire che i problemi non ci sono solo nella zona della stazione. Lungo viale Piacenza, nella traverse di via Savani, via Gino Menconi e via Osacca fino ad arrivare a piazzale Pablo, la situazione sembra essere la stessa: la gente ha paura, è arrabbiata, delusa. Le persone anziane camminano a passo svelto e alla domanda: “Si sente sicuro in questo quartiere?” rispondono tutti: “Non esco la sera, questo è un quartiere invivibile”. C’è anche chi se la prende con le istituzioni, con la polizia, con il Comune: “Metti l’allarme, le inferriate, ma non c’è sicurezza. E’ una brutta situazione, lo sanno tutti, lo sa chi può intervenire, chi fa le leggi, ma non fanno nulla. Io vorrei che queste persone scoprissero cosa si prova ad essere derubati, perché finché non sono coinvolti direttamente non prendono provvedimenti”. E’ lo sfogo di un uomo che si è visto portar via, in casa sua, tutti i “regalini” che in quarant’anni di sacrifici era riuscito a donare alla moglie. La gente della zona è restìa a parlare, ma chi lo fa ne approfitta per sfogarsi, sperando che la sua voce arrivi a chi davvero può fare qualcosa di concreto per la sicurezza del quartiere.

LA DROGA  A CAPO DEL FENOMENO – Perché si avverte questa insicurezza? La risposta dei cittadini è immediata: droga. I problemi maggiori sono dati dagli spacciatori, tra i quali si annoverano per lo più gli stranieri. “Sono sempre persone di colore che spacciano, derubano, di italiani non ne ho mai visti. Io ho anche avuto la brutta esperienza di venire rapinata. Erano le 5 di mattina, è stata una persona di colore. Mi hanno puntato un coltello alla gola mentre uscivo di casa e mi hanno rubato tutto.” A parlare è un’edicolante del posto, e nonostante le ronde cittadine organizzate a piazzale Pablo e via Savani, non si sente al sicuro perché l’edicola la apre alle 5 del mattino e “a quell’ora qui si vede di tutto”.  Tuttavia, ci tiene a precisare che “i clienti dei pusher sono per lo più bianchi che spesso guidano macchinoni”.

LA REAZIONE DEGLI ABITANTI – Contro pusher e clienti, ogni sera alcuni cittaidni si riuniscono in via Savani o in piazzale Pablo e lì, tra una chiacchiera e l’altra, allontanano gli spacciatori, con l0 scopo di riprendersi il quartiere. “L’idea nasce dall’esasperazione: ormai erano 4-5 anni che ogni angolo di queste strade era presidiato dagli spacciatori” spiega una dei volontari che ogni sera intorno alle ore 20 si ritrovano per pattugliare la zona. “Noi li chiamiamo ‘vampiri’ perché escono di notte e fanno del male – spiega Mohamed, uno dei promotori di queste passeggiate, e aggiunge – io non sono italiano, ma sono qua da ventiquattro anni e mi sento un cittadino di questo Paese, lo devo fare per me e per gli altri”.

I RISCHI DEL ‘MESTIERE’ – L’azione dei volontari non è passata inosservata tra i cosiddetti ‘vampiri’: “Abbiamo paura perché ora iniziano a essere molto infastiditi. A volte ci capita, camminando, di invadere la pista ciclabile: ieri ne sono passati tre in bici così velocemente che ci hanno quasi travolto, ci hanno fatto le corna, ci hanno insultato, ci provocano.” Nonostante la paura, però, questi uomini e queste donne continuano a lottare. E invitano tutti i cittadini a scendere in strada come loro perché solo così, a loro parere, si potranno ottenere risultati duraturi. Intanto, a quanto loro stessi dicono, la zona sta diventando più sicura e le forze di polizia hanno intensificato i controlli e i pattugliamenti in borghese, come promesso durante la riunione sulla sicurezza tra i volontari, il sindaco Pizzarotti e le forze dell’ordine dello scorso venerdì 27 febbraio.

 

di Luca Mautone, Silvia Moranduzzo, Veronica Rafaniello, Guendalina Truden

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