Migranti e clandestini: accoglienza tra i (falsi) luoghi comuni

EMILIO ROSSI (CIAC): "NESSUN LUCRO DA PARTE DEGLI ENTI CHE LI ACCOLGONO"

ProfughiVoci su voci che allontanano dalla realtà dei fatti. Tra gli effetti di un crescente clima xenofobo intorno a profughi e clandestini, c’è anche e soprattutto la confusione riguardo alla gestione dell’immigrazione.
“Se l’accoglienza viene fatta con onestà non si guadagna visto che i soldi che riceviamo dal Comune ci servono a malapena a coprire tutte le spese”. A parlare è Emilio Rossi, presidente dell’associazione onlus Ciac: “Noi siamo un ente etico, come tanti altri sul territorio di Parma. Un albergatore privato non lo è. Semplicemente lucra, fa lo speculatore e mi chiedo: che ne sarà dei rifugiati accolti da uno speculatore?”

Dopo la diffusione della notizia dell’arrivo di 350 profughi nella città di Parma – un dato del tutto approssimativo  – si è tornati a parlare delle difficoltà sul mantenimento e l’ospitalità di chi arriverà sul nostro territorio: “Non è come vogliono far credere i politici: di quei soldi neanche un euro va in mano al migrante, ma sono soldi che vanno a noi ente coi quali dobbiamo coprire le normali spese come gli affitti, le utenze e il percorso formativo. Con Mare Nostrum da 27 euro siamo passati a 35 al giorno”. Una cifra che comprende la sistemazione residenziale, l’alfabetizzazione, i percorsi di formazione lavoro, gli incontri individuali e di gruppo sulle tematiche del vissuto e dell’integrazione sociale, consulenza per le pratiche amministrative riguardanti il permesso di soggiorno, iscrizione al Servizio Sanitario e accompagnamento nella ricerca di una soluzione alloggiativa stabile e di un lavoro. E successivamente, sempre in quei famosi 35 euro giornalieri, sono compresi il riconoscimento dello status di rifugiato da parte della Commissione Centrale o l’accompagnamento giuridico nelle fasi del ricorso avverso all’espulsione.

CIAC: CENTRO IMMIGRAZIONE ASILO E COOPERAZIONE – Esiste un iter chiaro e definito per la richiesta di asilo alla Repubblica italiana: “La politica d’accoglienza si fonda sulla Convenzione di Ginevra, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e l’art. 10 della Costituzione Italiana che statuisce la possibilità di chiedere asilo per il cittadino straniero che si vede negare l’esercizio delle libertà democratiche in patria” aggiunge il presidente Rossi.

A complicare il tutto, però, il fatto che la richiesta d’asilo non può essere inoltrata prima dell’arrivo in Italia a cui si somma la cronica mancanza di passaporti, a volte sostituiti da certificati di nascita per provare, in qualche modo, ad attestare nomi e cognomi. “Io cerco di promuovere sempre la comunicazione tra noi e l’altro – continua Emilio Rossi – spiegargli, appena sbarcato, come funziona il meccanismo di migrazione in Italia: il migrante deve recarsi nella Questura più vicina per dichiarare la sua presenza sul suolo nazionale. Questo semplice gesto aggiunge legalità alla sua presenza nel territorio, tutto il contrario del concetto di clandestino che è ‘colui che entra in un Paese sviando le leggi’. Come dice la carta di Ginevra sullo status di rifugiato, l’oppresso non può chiedere documenti al suo oppressore e di conseguenza gli immigrati arrivano spesso privi di documenti rilevanti al fine di riconoscimento.
Il rilascio del permesso di soggiorno ha un modus operandi molto delicato e non con un criterio univoco” spiega Emilio Rossi: “Si prendono in considerazione i vari aspetti della vita del richiedente asilo, ad esempio il contesto geopolitico dal quale fugge e dalla ricostruzione della propria vita”.

ProfughiSPRAR: SISTEMA DI PROTEZIONE PER RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI – Nel 2001 nasce lo Sprar (Sistema nazionale per la Protezione dei Richiedenti Asilo) ente legislativo non governativo del Ministero dell’Interno, protagonista importante delle dinamiche di accoglienza e gestione dei richiedenti asilo politico. L’adesione a questo progetto da parte dei Comuni è volontaria e offre la possibilità di integrare la città nella rete di accoglienza dei richiedenti asilo. A loro supporto viene messo a disposizione un team di avvocati e psicologi di cui fa parte anche il ‘case manager’, colui che segue passo dopo passo i ‘beneficiari’, i quali in cambio assicurano la loro collaborazione rispettando il codice di comportamento a cui sono vincolati. Ai richiedenti asilo viene offerta la possibilità di imparare la lingua frequentando obbligatoriamente la scuola d’italiano per 4 ore ogni mattina. Il progetto Sprar che si occupa di prima accoglienza ha fra i suoi primi obiettivi rendere i beneficiari in grado di cercare e trovare un lavoro che li possa sostenere.

InformaStranieri, invece, si occupa di accompagnare e aiutare l’immigrato nella compilazione della modulistica per il rinnovo dei documenti. Fra le preoccupazioni di chi si presenta allo sportello trovano accoglienza le richieste di ricongiungimento familiare, la regolarizzazione e la cittadinanza italiana. Non solo, gli operatori si occupano di matrimonio, abitazione, istruzione, sanità e patente.

DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIAAbdul ha 25 anni ed è in Italia da un anno e mezzo, non parla italiano ma solo inglese. Ha paura nel raccontare la sua storia: è un rifugiato politico, scappato dal suo Paese, l’Afghanistan, per trovare fortuna altrove. E’ timido e sorride spesso, cordiale nei modi, ma si nota un filo di smarrimento dietro la sua voce. “Sono partito diretto per la Grecia e dopo poco mi sono spostato in Turchia per poi arrivare in Italia. Arrivato qui mi sono rivolto all’associazione Sprar e ho ottenuto il permesso di soggiorno come richiedente asilo. Ma non ho un lavoro e lo sto cercando”. Su come sia arrivato qui Abdul preferisce tacere e nemmeno accenna a come sia stato accolto; preferisce parlare di come grazie allo Sprar è riuscito ad ottenere i documenti per rimanere in Italia. Adesso vuole imparare l’italiano per poter finalmente trovare un lavoro e diventare autonomo. “Nel mio Paese è difficile vivere, dobbiamo scappare appena possiamo e io l’ho fatto. Non sono cattivo, cerco solo un lavoro

Kan vive in Italia da 12 anni, dall’India si è spostato in Germania dove ha vissuto qualche anno e poi è arrivato in Italia, non come profugo ma come semplice immigrato in cerca di nuove opportunità. “In tv sentiamo quanto lo Stato spende per gli stranieri, ma perché non raccontano di quanto noi paghiamo di tasse e contributi? Ogni due anni spendo all’incirca 200 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno, e così tanti altri immigrati ma nessuno lo dice”. Sui motivi che l’hanno portato nel nostro territorio Kan si sofferma: “Non sempre chi viene in Italia è perché non aveva da mangiare. Sono venuto in Italia per tentare la fortuna, per conoscere altri posti, per arricchirmi culturalmente. E non è semplice lasciare tutto, ma lo facciamo”.

 

di Paola Basanisi, Andrea Francesca Franzini, Stefano Frungillo e Fiorella Guerra

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