Chi è Javier Milei, il nuovo presidente dell’Argentina

Le elezioni presidenziali hanno visto vincitore forse non così inaspettato, il liberista di estrema destra Javier Milei. Di chi si tratta e quali sono i motivi che lo hanno portato alla vittoria?

Javier Milei, candidato ultraliberista e di estrema destra del partito La Libertad Avanza, ha vinto al ballottaggio le elezioni presidenziali dell’Argentina, con il 55% dei voti, staccando il candidato di centrosinistra Sergio Massa, fermo al 44%.

Javier Milei sostituirà così il presidente uscente Alberto Fernàndez che, come Massa, appartiene ad un partito di centrosinistra. Sergio Massa ha ammesso la sconfitta ancora prima del termine degli scrutini dei voti e del rilascio dei dati ufficiali. Milei dovrà prestare giuramento alla nazione il 10 dicembre 2023, dando così ufficialmente inizio al suo mandato presidenziale, che durerà quattro anni.

La vittoria di Milei non è inaspettata, principalmente a causa del grande consenso popolare, ottenuto grazie ad una folle e spettacolarizzata campagna elettorale. Questo nonostante al primo turno delle elezioni presidenziali fosse Massa ad essere stato il più votato, con il 36 per cento dei voti, andando poi a ballottaggio contro Milei e riuscendo però ad escludere la terza candidata alle elezioni, la conservatrice Patricia Bullrich. Bullrich, dopo aver perso la corsa alle presidenziali, si è schierata dunque dalla parte di Milei, sostenendolo in discorsi e apparizioni pubbliche.

Sergio Massa, al contrario di Milei, era un candidato con una lunga esperienza alle spalle in campo politico: attualmente è infatti ministro dell’Economia, ruolo mantenuto durante il mandato del presidente uscente Fernàndez. Milei, invece, non ha alcun tipo di esperienza in campo politico. Milei invece, è economista e ha lavorato per numerose agenzie e realtà, governative e non, in campo economico. Durante la sua carriera però, non si è concentrato esclusivamente su questo aspetto. La sua particolare capacità di smuovere le masse con i suoi modi spettacolari sono infatti in parte dovuti al fatto che per anni ha lavorato anche nel settore dell’intrattenimento televisivo e radiofonico del paese. Questo particolare suona a maggior ragione straniante, se si tengono in considerazioni le forti dichiarazioni riguardo al desiderio di smantellare il Ministero della Cultura. Nonostante la mancata esperienza e preparazione in ambito politico è stato lui stesso a fondare il partito di estrema destra di cui fa parte, La Libertad Avanza, nel luglio del 2021.

Questa sue capacità da intrattenitore sono risultate evidenti durante la campagna elettorale, resa virale soprattutto grazie a foto e video postati sui social e provenienti in particolar modo da estratti di comizi che Milei ha tenuto in tutto il paese. L’attuale presidente ha basato la sua strategia comunicativa su due filoni, uno legato alle tipiche battaglie – e modalità – dei partiti e politici appartenenti in generale all’estrema destra, e l’altro basato invece sulle particolari difficoltà e problematiche dell’Argentina. Il paese – infatti – versa da anni in una profonda crisi economica: solo nel 2023 l’inflazione è aumentata ben del 138%. Questa situazione, che porta addirittura il 40% della popolazione a vivere ben al di sotto della soglia di povertà, secondo alcuni osservatori è stato il motivo principale per cui Milei è riuscito a vincere le elezioni, ponendosi come alternativa allo status quo e alle sue figure politiche.

La crisi economica non è certo un fattore di novità per l’Argentina. Il paese ha infatti attraversato ben 10 default dalla nascita della nazione, di cui gli ultimi tre avvenuti dall’inizio del 2000. Di questo passo, secondo numerosi osservatori internazionali, il paese rischia di essere vicino alla sua undicesima bancarotta. Default è il termine utilizzato per indicare infatti la bancarotta di un paese. L’Argentina è sempre stata instabile economicamente, fin dalla sua prima formazione risalente al 1800. I fattori di questa instabilità in epoca contemporanea sono principalmente la corruzione dilagante della classe politica dirigente – secondo alcune stime che supera di 10 volte l’Italia – e politiche economiche poco lungimiranti, come il Peronismo che, nonostante il suo evidente fallimento, ancora riesce a far leva sulla popolazione e su molti politici. Ad esempio, lo stesso Massa si considera peronista, così come Alberto Fernàndez.

La comunicazione e campagna elettorale di Milei

Ciò nonostante, anche la comunicazione in campagna elettorale non è un elemento da sottovalutare, prendendo in considerazione principalmente come Milei è stato e verrà percepito d’ora in poi dalla politica internazionale. Numerosi politici di paesi esteri – anche di potenze come gli Stati Uniti d’America – si sono affrettati a congratularsi, anche via post sui social. Tra questi troviamo l’ex presidente statunitense Donald Trump e nella politica nostrana figure come l’attuale ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Durante il periodo di campagna elettorale, Milei è stato estremamente teatrale e trasgressivo: esempio più recente e probabilmente maggiormente conosciuto è avvenuto durante un comizio nella città di Olavarrìa, in provincia della capitale argentina Buenos Aires. Alla fine del comizio, il politico ha infatti brandito una motosega – anche se fortunatamente non in funzione perché senza catena. La motosega non è stata scelta per caso, ma è un simbolo ricorrente che oramai viene quindi fatto coincidere con la figura di Milei. L’oggetto dovrebbe rappresentare i tagli alla spesa pubblica promessi dal nuovo presidente, per far fronte alla crisi economica. La motosega, però, in America Latina è conosciuta soprattutto come simbolo assunto da numerose organizzazioni paramilitari di stampo di estrema destra che operano nel paese. Inoltre, si tratta di un simbolo estremamente controverso: vari osservatori hanno sottolineato come si ricolleghi agli omicidi degli oppositori politici del regime di Alfredo Stroessner risalente alla storia del Paraguay degli anni Settanta, per cui come arma del delitto fu utilizzata proprio una motosega.

Non sono stati solo i comizi e le dichiarazioni dirette a caratterizzare questa campagna elettorale. Sia Milei che Massa si sono avvalsi in particolar modo delle nuove tecnologie, soprattutto della tanto discussa IA, l’intelligenza artificiale. Milei ha condiviso sui suoi profili social quella che sembra essere un’immagine creata da un’IA, la quale mostra l’avversario politico Massa nei panni di un leader comunista cinese. Le risposte di Massa non si sono fatte attendere: sia il suo stesso team che numerosi suoi sostenitori hanno utilizzato le IA per rappresentare Milei come un soggetto instabile e pericoloso – trasformandolo ad esempio nell’Alex DeLarge di Arancia Meccanica – e allo stesso tempo creando immagini che dipingono invece Massa come un eroe, addirittura creandone una che riprende il famoso poster proveniente dalla campagna di Barack Obama del 2008, pubblicata sul New Yorker.

Le misure proposte da Milei non fanno eccezione e sono estreme quanto i suoi modi di comunicare e presentarsi all’elettorato. Molte dichiarazioni sono state riprese da testate internazionali che ne hanno sottolineato l’assurdità. Tra queste, troviamo ad esempio la proposta di legalizzare il commercio di organi e iniziare un processo di dollarizzazione del paese, sempre in relazione a misure che dovrebbero portare l’Argentina fuori dalla crisi economica.

Sempre secondo dichiarazioni fatte in campagna elettorale, Milei vorrebbe eliminare completamente interi ministeri considerati inutili, tra cui quello della Cultura. In particolare, la preoccupazione serpeggia all’interno della INCAA, agenzia statale per la promozione e la produzione di prodotti audiovisivi nazionali. Al contrario dell’eliminazione del Ministero della Cultura, la paura dei professionisti del settore riguardo alla INCAA potrebbe avere dei fondamenti da non sottovalutare. L’agenzia, infatti, nonostante sia legalmente protetta, richiede spesso l’intervento del presidente, ad esempio per quanto riguarda l’emissione di fondi statali.

L’elezione di Javier Milei non è un’eccezione, ma la vera e propria dimostrazione della deriva estremista della politica internazionale – includendo anche il caso italiano, che vede ora alla guida del paese il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, di stampo tutt’altro che progressista. L’ultima novità in questo senso arriva dalla stessa regione Europea: solo una settimana dopo l’Argentina, anche i Paesi Bassi hanno avuto le loro elezioni con esiti altrettanto inaspettati. Il nuovo primo ministro ad entrare in carica, dovrebbe essere infatti il politico di estrema destra Geert Wilders, leader del Partito per la Libertà. La campagna elettorale di Wilders, anche se non nella maniera estrema di Milei, è stata allo stesso modo caratterizzata da forti posizioni estremiste, in particolare da un sentimento anti-europeista e da un totale rifiuto degli immigrati, soprattutto islamici.

di Martina Leva

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*