La “Chiesa di tutti” di Papa Francesco

Papa Francesco approva il documento che dice sì al battesimo per le persone transgender. Anche persone della comunità lgbtqia+ potranno fare da padrini e madrine ed essere testimoni di nozze

Anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo”, diceva Lao Tzu. Ecco, bisogna vederla proprio così: bisogna credere che per affrontare qualsiasi viaggio, anche il più tumultuoso, sia comunque necessario cominciare da un primo piccolo passo, per poter vedere nella mossa del Vaticano l’inizio di una rivoluzione tanto attesa.

A fine dello scorso mese di ottobre è stato rilasciato un documento dal Dicastero, che consente alle persone transgender di ricevere il battesimo, fare da padrino o madrina ed essere testimoni di nozze. Le coppie omogenitoriali, allo stesso modo, potranno battezzare i propri figli, sia che siano adottati, sia che siano nati attraverso la gestazione per altri.

Tutto è riportato nero su bianco nel testo rilasciato dalla Congregazione per la dottrina della fede, che è stato approvato e controfirmato da Papa FrancescoFrancisco – in risposta alle sei domande inviate lo scorso 14 luglio da mons. José Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile, il quale chiedeva delucidazioni sulla possibile partecipazione delle persone transgender o omoaffettive ai sacramenti del battesimo e del matrimonio.

Una persona transgender “che si fosse anche sottoposta a trattamento ormonale e a intervento chirurgico di riattribuzione di sesso – si legge – può essere battezzata alle medesime condizioni degli altri fedeli, a meno che non vi siano situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli”. Anche “nel caso di bambini o adolescenti con problematiche di natura transessuale, se ben preparati e disposti, questi possono ricevere il battesimo”.

Questo è quello che recita il documento, confermando in un certo qual modo il pensiero del Pontefice, che “ha voluto sottolineare – si legge nella Dottrina della fede – che il battesimo è la porta che permette a Cristo di stabilirsi nella nostra persona e a noi di immergerci nel Mistero”, il che implica “concretamente che nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è la porta, il Battesimo”. D’altronde, “la Chiesa non è una dogana”, così insegna Papa Francesco, “ma la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.

Certo, vi si potrebbe anche scorgere quel pensiero, quella vicinanza che Papa Francesco era intento a dimostrare quando lo scorso agosto, a Lisbona, ai ragazzi della GMG diceva che nella Chiesa c’è spazio per tutti, che nessuno è superfluo. “Così come siamo”, disse, “tutti tutti tutti”.

Tuttavia, è anche vero che nel testo non vengono menzionate le persone bisessuali, tanto per dirne una. Quello che la Chiesa esprime non è, infatti, propriamente un Sì, ma è un Sì… ma: sì, le persone transessuali possono ricevere il battesimo, a patto che questo non susciti scandalo tra gli altri fedeli.

Elemento, questo, che non dovrebbe destare in noi più stupore del dovuto, se consideriamo che il contesto in cui ci muoviamo è – comunque – quello in cui alle tanto citate persone omoaffettive non è permesso prendere, ad esempio, parte al Sacramento del matrimonio nelle vesti di coniugi; il che ci dà conferma del fatto che si tratta di un passo importante, ma non realmente incisivo, né rivoluzionario.

Il rilascio di questo documento rappresenta la punta di un iceberg gigantesco, che contiene le richieste, il sudore, le lacrime e le sofferenze di migliaia di fedeli che fino ad adesso non hanno potuto esercitare a pieno la propria religione per via della propria identità di genere o del proprio orientamento sessuale.

La chiesa di tutti è proprio quella che si auspica costruire, e che ci si aspetta di poter abitare per diritto, al cospetto di di un Dio davanti i cui occhi siamo tutti uguali.

Un primo chiodo è stato affisso dal Vaticano, lo scorso 31 ottobre: un piccolissimo chiodo su una parete immensa che bisogna – se non ricostruire – restaurare.

di Gianna Maria La Greca

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