A Parma “un’oasi felice per il tennis” e si sogna un’accademia
RACCHETTE E PALLINE: UN MOVIMENTO IN COSTANTE CRESCITA
Da diversi anni, per la Fit, Federazione Italiana Tennis, Parma rappresenta un punto di riferimento grazie anche all’organizzazione del torneo giovanile di Macro Area Nord-Est Osservato, rivolto alle categorie maschili e femminili under 10, 12, 14 fino all’under 16, che tra fine febbraio e inizi marzo ha visto il coinvolgimento di ben 4 circoli cittadini: Castellazzo, Sporting Club, Tc Parma e Tc President.
Motivo di vanto per la città, questo, perché in pochissime altre riescono ad offrire la possibilità di usufruire, nella stessa settimana , di circoli importanti a disposizione per lo svolgimento di un tale evento.
Un fattore importante, quindi, indice del livello di radicamento del tennis nel territorio. “Il tennis nella nostra città è sicuramente uno degli sport più praticati – spiega Antonio Spagnoli, tecnico nazionale -. A livello regionale è sicuramente possibile paragonarla a Bologna per numero di circoli e tesserati“.
Molti sono infatti i tornei organizzati a tutti i livelli: da quelli provinciali, regionali, nazionali fino agli appuntamenti internazionali, basti pensare al Junior Tennis Tournament svolto tra la fine di aprile e gli inizi di maggio a Salsomaggiore che negli anni ha visto la presenza di alcuni atleti, uomini e donne poi entrati a far parte delle classifiche internazionali Atp e Wta.
“Parma inoltre, dal punto di vista della frequenza sui campi, è sempre stata un’isola felice rispetto anche ad alcune zone del territorio nazionale, complice anche – prosegue il tecnico – l’ottima qualità degli insegnanti”.
DALLA PARTE DEGLI ISTRUTTORI – “Il tennis in Italia ha sempre avuto una discreta importanza, tra i primi cinque sport più praticati, soprattutto dopo la vittoria della nazionale italiana nella Coppa Davis nel 1976. Dopo quel successo sono sorti circoli e campi pubblici per poter accontentare la richiesta crescente di tennisti”: parola di Alessandro Meli, dal 2003 maestro nazionale. Arrivato nel 1990 tra le file del Centro Universitario Sportivo del Parma, da allora Meli è responsabile della scuola tennis adulti e dal 2009 direttore tecnico di tutti i corsi.
Come per altre discipline sportive, anche la diffusione sui media ha contribuito a tenere alto l’interesse. “La Federazione Italiana ha creato un canale televisivo, SuperTennis, che ha riportato una crescente popolarità al nostro movimento”, conferma Meli.
Come spiega il responsabile, ad aumentare è stato anche il numero degli spettatori ai tornei, sintomo che Parma è vicina ai suoi atleti. Non solo: il Cus negli ultimi anni ha incrementato anche il numero degli iscritti alla sezione tennistica e trovare uno spazio libero per giocare sembra ormai un’impresa. “Il nostro staff al completo è impiegato per l’intera giornata su tre campi nelle strutture a nostra disposizione” e sarebbe ancora oggi così se le strutture nelle quali si svolgevano gli allenamenti non fossero crollate a causa della nevicata che ha arrecato non pochi disagi all’intera città. “Il Cus però – dichiara Meli – sta facendo tutto il possibile per ripristinare le strutture e poter offrire nuovamente la propria offerta tennistica. Spero che la burocrazia italiana non ostacoli e ritardi questi tempi”.
Tante le storie di giovani atleti avvicinatisi al Cus Parma come quella di Greta Balestrieri che ha preso in mano la sua prima racchetta all’età di 8 anni allenandosi al circolo Sporting Club Baccanelli.“Il maestro Giancarlo Fortunati mi ha tenuta sotto la sua ala fino alla maggiore età”, racconta. Durante gli anni degli anni del liceo, a seguito di qualche problema fisico, Greta è stata costretta a lasciare l’attività. “Questo sport ad alti livelli richiede molto impegno fisico e soprattutto mentale; occorre avere molta costanza, autocontrollo e non dimenticare mai che gli allenamenti non sono mai troppi”.
La lontananza forzata dai campi, però, è durata poco, perché non appena iscritta al corso di laurea in Ingegneria Gestionale ha incontrato Alessandro Meli per qualche allenamento non agonistico, “giusto per muovermi un po’ tra un’ora di studio e l’altra”. Ritrovato come passatempo, il tennis è tornato ben presto ad essere parte integrante delle giornate di Greta. “Abbiamo inoltre creato una squadra femminile agonistica e da quel momento è nata una bella collaborazione con il maestro Meli”.
“L’affluenza è davvero alta – racconta la giovane istruttrice – va dai bambini di 4/5 anni che hanno racchette lunghe poco più di due spanne, fino ad arrivare agli adulti che dopo una giornata di lavoro o studio scaricano la tensione accumulata con due palleggi o una partita”.
La rapidità con la quale si esauriscono i posti a disposizione per il corso degli adulti è indice di quanto la gente ami questo sport, con la distinzione doverosa tra la parte agonistica, più faticosa con allenamenti tecnici e tattici che richiedono determinazione e duro lavoro e quella amatoriale, davvero per tutti: dalla casalinga all’impiegato.
“A Parma abbiamo dei posti bellissimi dove poter praticare il tennis, uno tra tutti è la Raquette, immersa nel verde della Cittadella, così come i campi del Cus, all’interno di un campus veramente ben strutturato e fornito – conclude Greta -. La speranza è quella di vedere sempre più universitari mettersi in gioco perché non è davvero mai troppo tardi per provare”.
Le idee in campo per fare crescere il tennis in città sono tante, a partire dal sogno di Alessandro Tosini, anche lui giocatore ed istruttore del Cus Parma: “creare a Parma un’Accademia per accogliere i migliori giovani giocatori agonisti locali così da permettere loro di allenarsi seriamente ma anche per dare la possibilità a tutti i ragazzi, anche quelli con limitate possibilità economiche, di avvicinarsi a questo sport”.
“Il tennis – prosegue Tosini – credo che possa incidere moltissimo sulla crescita psico-fisica di un ragazzo. E’ uno sport individuale e quindi ogni volta che scendi in campo sei solo, con le tue paure e le tue certezze; ti confronti sempre prima con te stesso e poi con il tuo avversario”.
L’istruttore racconta di aver conosciuto questo “bellissimo gioco” grazie a suo padre all’età di tredici anni. Da quel momento una semplice passione si è rivelata essere un vero e proprio stile di vita, costellato di sacrifici ma anche di molti successi. “Ho giocato per 2 anni la serie A1 a squadre, il massimo campionato italiano, ho militato per molti anni nella serie B nazionale e ho vinto numerosi tornei di categoria tra cui spiccano due tornei Open ed ho raggiunto il mio best ranking di 2.4 battendo quattro giocatori con classifica Atp“, racconta soddisfatto. Nel 2013 la sua carriera ha poi preso la direzione dell’insegnamento, trasmettendo così le esperienze di giocatore ad altri giovani atleti.
A limitare però una maggior diffusione del tennis, secondo Alessandro, è la carenza di strutture pubbliche nel territorio. I campi disponibili in provincia non sembrano soddisfare le richieste degli appassionati e questo soprattutto nel periodo invernale. A ciò si aggiunge anche il fatto che “la maggior parte dei campi da tennis si trova in circoli privati, accessibili solamente a soci”, sottolinea Tosini.
Proprio questo folto gruppo di appassionati, nell’ultimo periodo è continuato a crescere, secondo Alessandro anche “grazie ai risultati delle squadre nazionali di Coppa Davis maschile, di Fed Cup femminile ed agli exploit dei singoli giocatori nei tornei dello Slam”. “Non bisogna dimenticare – prosegue l’istruttore – che la coppia femminile Vinci -Errani sono il doppio numero uno al mondo e il duo maschile formato da Fognini-Bolelli è reduce della grande vittoria ottenuta agli Australian Open”.
TENNISTI PER PASSIONE – Tra i tennisti c’è anche chi, come Alberto Bandini, classe 1993, non pratica a livello agonistico ma soltanto per una grande passione mai venuta meno. “Ho iniziato a giocare all’età di circa 5 anni, alterandolo ad altri sport come il nuoto ad esempio. Non l’ho mai abbandonato, con periodi più o meno costanti – spiega il giovane -.Il tennis è uno sport dal forte impatto formativo, insegna il rispetto per le regole e per l’avversario”.
Il buon livello qualitativo degli impianti, incentiva di molto l’attività, secondo Alberto: “Nella zona centrale della città direi che le strutture non mancano, le luci funzionano sempre bene, i campi, specie quelli in terra rossa, sono curati, così come le reti. Quelle più in periferia in genere offrono anche la possibilità di campi al coperto in condizioni di brutto tempo”.
“Si comincia piano, per provare, e poi se si vede che il fiato migliora e che le gambe reggono, perché non divertirsi in maniera sana?”
di Greta Bisello e Francesca Ponchielli
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