Neuralink, il primo chip cerebrale: come funziona e quali le conseguenze?
Neuralink Corporation è il nome dell’azienda statunitense di neurotecnologie, fondata da un gruppo di imprenditori, tra cui Elon Musk, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili. Ecco cosa sappiamo del primo paziente a cui è stato impiantato un chip di Neuralink.
Fondata nel 2016, Neuralink ha ricevuto il via libera alla sperimentazione umana a maggio 2023 e poco dopo è stato impiantato per la prima volta un chip nel cervello dell’essere umano. È Noland Arbaugh, 29enne rimasto tetraplegico in seguito ad un incidente durante un’immersione, il paziente zero su cui è stato posizionato il primo impianto cerebrale di Neuralink. Per ora i chip saranno destinati infatti solo a persone con gravi problemi motori o che abbiano perso l’uso degli arti, per aiutarle a usare strumenti tecnologici come computer o smartphone. Tuttavia, Neuralink sta cercando di sviluppare impianti in grado di restituire la vista, ripristinare le funzioni motorie e la capacità di parlare. Tra polemiche e malfunzionamenti, ecco tutto quello che sappiamo sul paziente zero e sull’azienda fondata dall’imprenditore miliardario Elon Musk.
Il primo paziente di Neuralink
La prima sperimentazione vera e propria di Neuralink è avvenuta lo scorso gennaio e sono da poco passati cento giorni da quel momento. Il paziente zero si chiama Noland Arbaugh e nel 2016 subì una grave lesione del midollo spinale mentre nuotava in un lago e i dettagli che riesce a ricordare sono confusi. Arbaugh ricorda di essersi lanciato in acqua con gli amici e poco dopo di aver sbattuto la testa contro qualcosa o qualcuno. Una volta tornato a galla, si rese conto di non riuscire a muoversi e da allora il ragazzo è paralizzato dal collo in giù. La sua vita da quel momento è cambiata radicalmente ma, a gennaio 2024, la situazione di Noland Arbaugh è sicuramente migliorata e, come afferma lui stesso in un’intervista: “l’impianto mi ha reso più indipendente e questo non aiuta solo me, ma anche tutti quelli che mi circondano. Mi fa sentire meno indifeso e meno un peso. Sono felice che le persone intorno a me non debbano aspettarmi così tanto. Oltre alla completa guarigione, credo che la maggior parte dei tetraplegici desideri l’indipendenza.”
Ma come funziona esattamente il chip? Il dispositivo sperimentale di Neuralink, chiamato Telepathy, decodifica i segnali di movimento inviati dal cervello e li trasforma in comandi per il computer. Quindi, significa che se, per esempio, Arbaugh immagina di far spostare il cursore del pc, il cursore si sposta, senza che lui debba muovere un muscolo. Insomma, sembra che la prima sperimentazione sia stata un successo nonostante un iniziale incidente riguardante alcuni fili del chip che si sono ritirati dal cervello, determinando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci. Ciò ha portato ad una riduzione di Bps (bit per secondo), l’unità di misura delle velocità di trasmissione dei dati sulle linee. Neuralink ha risposto modificando l’algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale, migliorando le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore.
Neuralink spera, dunque, di migliorare e rivoluzionare le interfacce cervello-computer (Brain-Computer Interfaces, BCI) ma, se alcuni ricercatori nel settore si dicono entusiasti della sperimentazione di Neuralink, come Mariska Vansteensel, neuroscienziata presso l’University Medical Centre Utrecht nei Paesi Bassi e presidente della International BCI Society che afferma: “Spero che possano dimostrare che il dispositivo è sicuro. E che sia efficace nel misurare i segnali cerebrali a breve termine, ma soprattutto a lungo termine”, altri hanno pareri diversi a causa della mancanza di informazioni dettagliate e di trasparenza che circonda il progetto Neuralink.
Infatti, Tim Denison, neuro-ingegnere dell’Università di Oxford, spiega come non ci sia stata alcuna conferma dell’inizio della sperimentazione, a parte il tweet di Elon Musk e che la principale fonte di informazioni pubbliche sulla sperimentazione è un opuscolo che invita a parteciparvi, ma mancano dettagli come il luogo in cui vengono effettuati gli impianti e gli esiti che la sperimentazione valuterà.
Inoltre, la sperimentazione non è elencata su ClinicalTrials.gov, un archivio online curato dai National Institutes of Health statunitense. In pratica, viene chiesto di registrare uno studio e il relativo protocollo in un archivio pubblico di questo tipo prima di arruolare i partecipanti allo studio, in linea con i principi etici volti a proteggere le persone che si offrono volontarie. Ma, Neuralink sembra non voler seguire queste regole volte principalmente alla sicurezza e al benessere dei volontari. D’altronde, se in regola, rendere pubbliche le informazioni necessarie significherebbe far cessare le speculazioni e, quindi, sarebbe anche d’aiuto alla stessa azienda.
Prospettive future
Quali sono le prospettive future per Neuralink? Chiaramente, l’obiettivo è migliorare sempre di più i dispositivi e permettere a sempre più persone come Noland Arbaugh di essere più indipendenti e autosufficienti. Come dichiarato dall’azienda stessa: “Il nostro lavoro attuale è focalizzato sull’incremento delle prestazioni di controllo del cursore allo stesso livello di quelle dei soggetti normodotati e sull’espansione delle funzionalità”. In futuro “intendiamo estendere le funzionalità” del dispositivo “per consentire il controllo di bracci robotici, sedie a rotelle e altre tecnologie che potrebbero aumentare l’indipendenza delle persone tetraplegiche”.
Inoltre, Neuralink prevede di completare l’innesto del suo secondo impianto in un essere umano a giugno grazie al via libera arrivato dall’autorità di regolamentazione farmaceutica degli Stati Uniti, dopo che l’azienda ha risolto il problema già citato emerso nell’impianto al paziente zero. Tra le altre grandi ambizioni, in futuro uno degli obiettivi di Neuralink è anche quello di restituire la capacità di udire suoni, vedere e parlare. Insomma, Neuralink punta a rivoluzionare il trattamento di molte malattie neurologiche e disabilità guardando ad un futuro in cui queste malattie neurologiche siano curabili e le capacità cognitive potenziabili.
Polemiche contro Neuralink
Ovviamente, non sono mancate le polemiche intorno a Neuralink e l’etica seguita dall’azienda di Elon Musk. Innanzitutto, a marzo Reuters ha riportato che gli ispettori dell’FDA (Food and Drug Administration) avevano rilevato delle irregolarità nel laboratorio californiano di Neuralink. Le anomalie erano relative alla mancanza di controlli sulla qualità e di dati di calibrazione per alcuni strumenti utilizzati nella ricerca sugli animali. La segnalazione è arrivata poco dopo che l’azienda aveva ricevuto i permessi necessari a iniziare i test sugli esseri umani. L’FDA non ha diffuso una dichiarazione ufficiale in cui chiarisce la gravità dei problemi riscontrati, ma la portavoce dell’FDA Carly Pflaum ha affermato che Neuralink “ha fornito informazioni sufficienti a sostegno dell’approvazione”, aggiungendo che l’FDA conduce abitualmente ispezioni per garantire l’integrità e l’affidabilità dei prodotti e la conformità alle normative statunitensi.
Inoltre, Neuralink è stata oggetto di pesanti critiche per via dei primi test effettuati sulle scimmie e altri animali, tant’è che l’azienda è sotto inchiesta per aver ucciso 1500 cavie animali (tra cui scimmie, pecore e maiali), ovvero molti più del necessario, a causa di diversi errori durante gli esperimenti dovuti alle continue pressioni di Elon Musk sui dipendenti. Pressioni di cui avevano parlato alcuni ex dipendenti dell’azienda statunitense.
Insomma, nonostante le BCI abbiano il potenziale di cambiare la vita delle persone affette da determinate condizioni mediche, per molte persone la loro percezione continua a essere negativa anche per dei motivi di scetticismo riguardo la tecnologia. In particolare, ci si chiede fin dove potrà spingersi l’intervento della tecnologia sul cervello? E per quali finalità sarà eticamente sostenibile ammettere simili forme di ingerenza?
crediti immagine iniziale: Open
di Martina Milanesi
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