“La ricreazione è finita”, il campus novel di Dario Ferrari

L'autore viareggino racconta con ironia il mondo dell'università e il terrorismo brigatista

A volte uno si crede giovane, e invece è soltanto incompleto”.

Dario Ferrari rovescia la celebre citazione calviniana in un racconto di formazione che vede come protagonista un personaggio in cui riecheggia l’inettitudine dei protagonisti della letteratura novecentesca.

Marcello Gori, un eterno adolescente che non sa come orientarsi nel mondo adulto vince una borsa di dottorato in Lettere e si ritrova, suo malgrado, invischiato nel mondo del baronaggio universitario e in un progetto di ricerca assurdo su Tito Sella, un terrorista morto in carcere, e la Fantasima, la sua presunta autobiografia mai ritrovata.

Ma quello di Ferrari non è solo romanzo di formazione, ma anche, in parte, romanzo storico: inizia infatti un parallelismo tra Tito e Marcello, tra le vicende che il primo ha vissuto negli anni Settanta, e il periodo che Marcello trascorre tra Parigi e Viareggio mentre porta avanti il suo studio, e che condurrà ad un inaspettato colpo di scena.

Il romanzo di Ferrari rientra anche nel genere del “campus novel”: è un romanzo di ambientazione universitaria, che in modo ironico e dissacrante fa satira della vita accademica con le sue invidie, le ripicche, i servilismi e i giochi di potere.

è un romanzo che vede l’alternarsi di generi e di registri: in seguito all’ironia e alla leggerezza della prima parte, il romanzo prende una forma concentrica: Ferrari inserisce al suo interno il racconto autobiografico di Tito Sella, che svela le gesta degli anni Settanta della brigata terroristica Ravachol.

Ricco di citazioni coltissime, “La ricreazione è finita” parla ai millenial, a quella generazione di trenta/quarantenni che, ancora giovane, si sente già sconfitta, in un mondo che appartiene a chi ha provato a fare la rivoluzione senza farcela.

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