Il Museo ‘Ernesto Ceresini’, un tuffo digitale nella storia del Parma Calcio

La maglia delle 300 presenze col Parma di Alessandro LuccarelliIl museo del Parma Calcio è un lungo viaggio nella leggenda sportiva, dal 1913, anno della fondazione della prima società , ad oggi. Dagli anni ‘eroici’ (come vengono definiti quelli dal 1913 al 1969) all’attuale risalita verso la A. E in questi due estremi temporali si condensa il significato del museo: un luogo che vuole al contempo celebrare la storia di uno dei club più prestigiosi del calcio italiano e lanciare un segnale di rinascita e speranza.

IL PROGETTO – L’idea nasce nel 2015, dopo il fallimento societario. Sfruttando la piattaforma di crowfunding Tifosy viene lanciata, sotto l’hashtag #WEAREPARMA, una raccolta fondi con l’obiettivo fissato a 150 mila euro, quota necessaria per la creazione del museo. A tutti i sostenitori e affezionati della squadra viene data la possibilità di contribuire acquistando dei premi o diventando soci della società. Vengono messi all’asta la divisa ufficiale del capitano Alessandro Lucarelli, alcune maglie originali e palloni autografati dai calciatori crociati. Una donazione di 500 euro permette invece di diventare soci della squadra e ottenere una targa con il proprio nome visibile all’ingresso del museo. La risposta dei tifosi va oltre le attese: in soli 63 giorni vengono raccolti oltre 170 mila euro.” Spesso le campagne di crowfunding – spiega Giuseppe De Cristofaro, uno dei responsabili del museo – non vanno a buon fine. La spinta di questo caso in particolare sta nell’aver trovato un motivo forte attorno al quale riunire i cittadini.”

Possono così iniziare i lavori. Il museo viene inaugurato ufficialmente il 4 febbraio scorso. La scelta della data non è casuale: coincide con i ventisette anni dalla scomparsa di Ernesto Ceresini, il presidente che per più tempo fu alla guida della squadra (dal 1976 al 1990) e a cui la struttura è stata intitolata. Ceresini morì pochi mesi prima dello storico approdo in A del Parma, non potendo così godere del trionfo di Nevio Scala e dei suoi.

Ernesto Ceresini, presidente del Parma del 1976 al 1990

Ernesto Ceresini, presidente del Parma del 1976 al 1990

VIAGGIO NEL MUSEO – A destra Ernesto Ceresini, a sinistra Bruno Mora; da un lato il presidente più longevo, dall’altro un calciatore dal ‘cuore crociato’, primo parmigiano ad arrivare in nazionale. Sono queste le due figure che aprono le porte del museo. Un percorso di sei diverse zone, corrispondenti ad altrettante fasi della storia gialloblu. Gli anni dalla fondazione al 1969 sono definiti dal pannello che li ripercorre come ‘eroici’: sono quelli delle guerre, di fallimenti e società che si succedono, di un calcio lontanissimo da quello di oggi. Ma negli anni ’70 la musica cambia e inizia la rincorsa alla A, conquistata nel 1990.Sulla panchina del Tardini siederanno in questi anni giovani e promettenti tecnici come Arrigo Sacchi, il boemo Zeman e il condottiero della promozione in A Nevio Scala.

Passo dopo passo giungiamo agli ‘anni dei trionfi’ che, dal 1990 al 2004, portano nella bacheca crociata ben otto trofei italiani e internazionali. Basta voltarsi un attimo per ammirarli, uno accanto all’altro, e rimanerne incantati.  Dalla Coppa delle Coppe vinta a Wembley nel ’92, alla prima Coppa Uefa del ’95, fino all’ultimo titolo, la Coppa Italia datata 2002. In queste stagioni vestono la maglia crociata grandi campioni come Zola, Asprilla, Thuram e Cannavaro. E ancora Veron, Almeyda, Chiesa, Crespo, Boghossian. La stagione ’95 vede anche l’esordio in A con i gialloblu di un giovanissimo Gianluigi Buffon, allora appena diciassettenne. Lungo il corridoio che conduce alla bacheca dei trofei sono esposte le maglie originali delle otto finali vinte. Nella teca centrale si trova invece quella indossata dall’attuale capitano Luccarelli alla sua presenza numero 300 con il club. Presto, spiega De Cristoforo, “si potrà osservare anche la divisa Leone Uluhogian, calciatore di origine armena che militò nel Parma a ridosso del 1920. Si tratta della maglia del Parma più antica in assoluto, che il figlio di Leone, Segav,  ha voluto donare al museo con tanto di pantaloncini, calzettoni e scarpini”.

Tutte le grandi storie, però, vedono l’alternarsi di alti e bassi. Il Parma non ne è esente: così il decennio 2004-2015 verrà caratterizzato dal crack Parmalat, da una retrocessione in B e dall’incapacità di ritornare a imporsi ai vertici. Fino al fallimento, o meglio alla rinascita di due anni fa. L’ultimo spazio è lasciato a disposizione per un temporary museum, che vedrà avvicendarsi nel tempo diversi allestimenti. il primo di questi, in continuità con l’idea di rilancio sportivo propria del museo, ripercorre la vittoria della Serie D, ottenuta nella stagione scorsa.

TRA AMARCORD E FUTURO – Il museo sfrutta a pieno le potenzialità delle moderne tecnologie, che rendono la visita dinamica e coinvolgente. Attraverso la App ‘Museo del Parma’ viene infatti data la possibilità di accedere a contenuti interattivi in realtà aumentata. Inquadrando con lo smartphone lo stemma crociato all’ingresso appare sullo schermo una guida che introduce alla visita. Il simbolo della App è inserito anche nei pannelli che ripercorrono la storia gialloblu : inquadrandolo sarà possibile accedere ad alcuni video integrativi, rivedere le immagini in bianco e nero dei tifosi al Tardini o i tre goal della finale di Coppa delle Coppe contro l’Anversa.

Uno dei totem digitali del museoLungo la sala sono disposti due totem touch screen, uno dedicato ai calciatori più rappresentativi del Parma, l’altro alle maglie. I tifosi possono rileggere le gesta di Benarrivo, Melli, Crespo o tuffarsi in una carrellata delle storiche divise del club. Perché ogni maglia, anche quella meno conosciuta, è la testimonianza di un’epoca, di un episodio, di un campione. Così la divisa rossa della stagione ’87’-’88  ricorda la storica amichevole tra il Parma e il Real Madrid  della stella Boutragueno, organizzata grazie alla Parmalat, allora sponsor di entrambi i club. Il 2-1 per i padroni di casa (goal di Gambaro e Turrini) fu un  piccolo ‘miracolo’ sportivo, segnale evidente di un Parma lanciato verso il calcio che conta.

Il museo offre anche un’esperienza di virtual reality: indossato l’apposito visore, il tifoso è trasportato in un mondo a 360°, dove osservare l’evoluzione dello Stadio Tardini dal 1922 a oggi o, sulle note dell’Aida di Verdi, ritrovarsi in mezzo al campo circondato dai più grandi campioni gialloblu.

I PRIMI RISULTATI – Dopo poco più di un mese è ancora presto per fare delle stime attendibili.  Va sottolineato che il progetto si  inserisce in un piano più ampio che mira a rendere lo Stadio Tardini vivibile sette giorni su sette, attraverso una serie di incontri e iniziative. ” Per il momento – dice  De Cristofaro – gli afflussi maggiori sono stati legati alle aperture straordinarie della domenica, in concomitanza con le partite casalinghe del Parma, e alle visite guidate organizzate con le scuole”.

di Giovanni Zola

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