Uto Ughi a Parma: “La musica e l’arte salvano dall’ignoranza”

L'IMPEGNO E IL TALENTO DEL VIOLINISTA LOMBARDO IN CONCERTO A PARMA

Uto Ughi.-U10603102934688tcE-U10603143280303U2E-318x270@LaStampa-TORINOUna voce pacata, matura, priva di sbavature accarezza il microfono di un cellulare: “Una città d’arte e cultura, dove ritrovare Paganini, Verdi, il maestro Toscanini. Dove ammirare la bellezza del Teatro Regio”. Queste sono le prime parole che il violinista Bruto Diodato Emilio Ughi, in arte Uto Ughi, dedica alla città di Parma qualche minuto prima del suo arrivo. Il giorno dopo infatti, 3 aprile 2017, l’uomo che ha segnato e continua a segnare il mondo della musica avrebbe incontrato il pubblico parmigiano all’Auditorium Paganini. Ad accompagnarlo nell’esecuzione di Beethoven, Saint Saens, Dvorak, Tartini, il grande pianista italiano Marcello Mazzoni.

TOSCANINI E LA RESPONSABILITA’ VERSO I GRANDI MAESTRI – L’incontro tra le due grandi personalità musicali, Uto Ughi e Arturo Toscanini, è chiaramente avvenuto solo tra libri e spartiti musicali. Ughi nasce appunto qualche anno prima della morte del direttore d’orchestra che la settimana scorsa festeggiava proprio a Parma i suoi 150 anni. “Come tutti i grandi interpreti – racconta il maestro Ughi – Toscanini è una fonte inesauribile d’ispirazione. E’ un precursore e come tale è anche una fonte inesauribile di vita; come tale illumina il cammino di chi viene dopo.” Una scia che non può non essere seguita, quindi. Una devozione che non può venir meno. Anche dopo anni. Anche dopo aver raggiunto la fama internazionale. “La sola responsabilità che oggi posso provare, infatti – aggiunge subito dopo –  è la responsabilità verso i grandi maestri come Toscanini. Non rovinare quello che hanno realizzato. Custodirlo. L’emozione prima dei concerti, durante i concerti, deriva proprio da questo senso di responsabilità. Poi l’emozione in generale si prova sempre, anche davanti lo spirito musicale.”

DUE VIOLINI, DUE AMORI – E’ un po’ come avere il cuore diviso a metà. Perché due preziosissimi violini come quelli in possesso del maestro Ughi, dividono il cuore. Inevitabilmente si spartiscono l’amore di chi li possiede, l’anima di chi li possiede. Il primo, lo StradivariVan Houten-Kreutzer del 1701, dal timbro trasparente; l’altro, il Guarnieri del Gesù del 1744, appartenuto ad Arthur Grumiaux, invece più caldo, struggente, dal timbro scuro. Un tesoro dal valore inestimabile stretto tra il mento e la spalla del maestro Ughi che nel corso degli anni ha incantato gli animi di migliaia di persone. “E’ vero, sono due violini importanti, di grande valore. Li porterò anche a Parma. Tuttavia, bisogna sempre ricordare che in generale il violino è sempre un mezzo per esprimersi meglio. Ciò che conta alla fine è l’esecutore, il pilota, – afferma Ughi – la sensibilità e l’emozione che si trasmette. Altrimenti è come una Ferrari data in mano a qualcuno che non sa guidarla.

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IL DONO DEL TALENTO PER UN’ITALIA IN PERICOLO – Al suo primo concerto Uto Ughi aveva la tenera età di sette anni. Eseguì la Ciaccona dalla Partita n° 2 di Bach ed alcuni Capricci di Paganini. Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza, quelle dita continuarono a scorrere sempre allo stesso modo sulle corde del violino. Ora assai rapide e struggenti, ora assai dolci e delicate. Ma comunque sempre in maniera perfetta. Dietro gli anni pieni di sacrifici, dedizione, passione, sicuramente c’è qualcosa in più, qualcosa che va oltre e che lo stesso Ughi non nega di possedere. C’è il talento. C’è una ben salda fede cattolica. C’è tutto quello che spesso accomuna i grandi protagonisti della storia. “Ma il talento è un dono gratuito del Padre Eterno – afferma con un tono di voce più intimo di quello iniziale – Va coltivato. Si tratta di predisposizioni naturali per qualcosa, che certo semplificano il lavoro, ma che senza, appunto, rischiano di andare perdute.” La voce di Ughi sembra quasi accendersi alla parola dono, così come alla parola libertà. Perché è proprio una libertà particolare che già da alcuni anni il talento del violinista lombardo si preoccupa di proteggere: la libertà del buon gusto. La musica classica, l’arte nella sua totalità.  
Infatti, nominato Presidente della Commissione per la comunicazione a favore della diffusione della musica classica, il suo impegno è altresì volto al patrimonio artistico italiano. 
“In Italia, la libertà del buon gusto è in pericolo. Ci sono, ad esempio, trasmissioni televisive che soffocano l’arte nella sua totalità. Questo è impressionante. Qualcosa si salva, certo, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Oggi abbiamo la grande opportunità di conoscere l’arte e la musica. La conoscenza dell’arte e della musica salva dall’ignoranza. L’ignoranza è una colpa, non già un destino. Chi l’accetta ne ricava un arricchimento. Chi la rifiuta, perde tutto.

 

di Carmelo Sostegno

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