Svegli ma non troppo: cosa significa vivere con la paralisi del sonno

PAROLA AI MEDICI E A CHI CI CONVIVE DA 5 ANNI: "OGGI VIAGGIO TRA SOGNI LUCIDI E SO COME USCIRNE"

Paralisi 1Prima c’è stata la camomilla, due bustine prima di andare a dormire. Poi l’eliminazione di ogni caffè, che per una studentessa con il sangue composto per l’80% di caffeina, è gran cosa. Poi ancora gli esercizi di rilassamento, le playlist di Spotify che mi consigliavano i suoni della natura e degli elettrodomestici in funzione – passando in rassegna il rumore dell’aspirapolvere, dell’asciugacapelli e della lavastoviglie – tutti raccolti sotto la categoria detta ‘White noise’. Per un lungo e interminabile periodo di tempo mi sono imposta di dormire con la luce accesa e con un film in sottofondo. Qualsiasi mezzo era ed è per me lecito, pur di non rendermi conto che sto per addormentarmi e che andrò incontro, probabilmente, a una meravigliosa paralisi del sonno o, nel migliore dei casi, a un fenomeno di apnea notturna.

Di cosa sto parlando? Per l’occasione ho chiesto il parere di due esperti, il professor Nicola Mercuri, direttore della Clinica neurologica universitaria di Tor Vergata (Roma), e la dottoressa Vannia Bignamini, psicoterapeuta cremonese.

PARALISI E APNEE – “Sono entrambi due disturbi del sonno che si raccolgono sotto il nome di parasonnie – spiega il professor Mercuri- , ossia quei disturbi che fanno sì che il paziente viva il sonno. Vengono riconosciute mediante una polisonnografia, esame che permette l’analisi del sonno della persona per capire di quale disturbo si tratta e in quale fase avviene. Per quanto riguarda le apnee, distinguiamo le Aos, apnee ostruttive del sonno, che colpiscono soprattutto persone in sovrappeso e bambini, e le apnee di tipo cellulare che colpiscono i nostri centri nervosi che regolano il ritmo del sonno.” Un blocco respiratorio, quindi, dovuto alla perdita del ritmo del sonno. Breve sì. Ma terrificante, credetemi.  “Le paralisi invece – continua il professore – avvengono tutte nella fase Rem, acronimo per Rapid Eye Movement. E’ la fase del sonno in cui chi dorme ha i muscoli atrofizzati muove soltanto gli occhi in maniera rapida sotto le palpebre. Nel caso in cui una persona priva di anomalie venga svegliata durante questo processo, semplicemente riporterà il ricordo del sogno. Se invece il soggetto riporta anomalie, il rilassamento non avviene e di conseguenza si vive il sonno.”
Le paralisi sono come un vero e proprio blocco che avviene tra il corpo e la mente durate il sonno, come spiega la dottoressa Bignamini: “In questa fase si sogna e l’atonia muscolare ha lo scopo di impedire che i sogni vengano messi in atto (ossia che ci si alzi e ci si muova, ndr). Proprio qui si può verificare una disfunzione che porta corpo e mente a non essere sincroni così che l’individuo si senta sveglio, ma non possa muoversi: il cervello è attivo, ma il corpo è ancora in uno stato di quiete“.

Paralisi sonnoSWEET DREAMS ARE MADE OF THIS – Sì, io sono tra quelle persone che vivono il sonno. Inutile dire che ogni qual volta ne parli con gli amici è sempre un argomento che desta stupore e, a parte qualche pavido che non vuole sentirne parlare, c’è sempre chi esordisce con frasi del tipo ‘Ah ma quindi sai fare i sogni lucidi? Ma cavolo, lo voglio anche io. Non sei contenta?’. La risposta non devo nemmeno specificarla, la capirete da soli, credo. Sfogliando l’album di famiglia dei miei disturbi del sonno ho notato che tutti avevano come minimo comune multiplo il fatto di avvisarti quando tutto sta per iniziare. Sì, perché lo sai prima: è come se svegliarsi nel cuore della notte fosse la sigla che annuncia la serie Tv, e la serie Tv è il tuo corpo: bloccato, immobile nel letto, che di colpo protesta contro di te e ti tradisce, ti imprigiona. Apri gli occhi, vedi alla perfezione cosa ti circonda e mentre lotti contro i muscoli bloccati ti dici “Sì, questa è la volta buona che ci resto secca. Questa volta mi sveglio sotto un cipresso”. Direte “Cavolo come la fai tragica!”, eppure vi assicuro che non è così. La sensazione è proprio quella di non farcela ogni volta, di non riuscire a sbloccarsi. E mentre cerchi di dimenarti e muovere almeno il collo o le braccia, conti fino a venti, poi trenta, ma sai che quelli sono più di venti o trenta secondi, sembra un’eternità.
“Sia le paralisi che le apnee fanno sì che la persona sviluppi una forte forma di insonnia, proprio perché ha continui risvegli e ha il terrore di morire o comunque di non svegliarsi più”, spiega ancora la psicoterapeuta.
Ve l’avevo detto, che non si trattava di esagerazione.

MANUALE DI SALVATAGGIO – Quale terapia si può attuare in questi casi? “Ce ne sono molteplici – risponde la la dottoressa – si può ricorrere all’Emdr, alla Mindfulness, ossia tecniche basate sulla rielaborazione dello stress“. La prima in particolare si ricollega al movimento rapido dell’occhio che avviene seguendo una luce controllata dallo psicoterapeuta e aiuta la desensibilizzazione e la modifica di un particolare evento passato o comportamento che porta ad uno stress eccessivo, tutto grazie al movimento oculare. Ma i rimedi sono innumerevoli, stando alla vastità degli articoli di varia natura sull’argomento che si possono trovare su internet. Si parte dal controllo della respirazione, che può favorire il rilassamento soprattutto se “di pancia”, ossia diaframmatica, per arrivare ai suoni e alla musica. In particolare alla White noise già citata o alla musica classica, passando per i suoni cosiddetti binaurali. Questi ultimi, se ascoltati tramite auricolari, danno l’effetto di passare da un orecchio all’altro passando all’interno del cranio, alleviando quindi sempre di più lo stress. Ultimi ma non ultimi, i consigli sul controllo del sonno che, anche se in una piccola percentuale, permettono all’individuo di uscire dallo stato di paralisi (o a volte di entrarvi a piacere) e viaggiare attraverso i sogni, governandoli come un capitano con la sua nave. Non a caso, chi ci riesce, viene definito onironauta. Ma non è così semplice. E le paralisi continuano, di notte in notte, sempre più terrificanti.

GAME OVER – Quando di colpo tutto finisce, sei di nuovo nella realtà. E respiri. Fine del sonno e del riposo, ci vediamo domani sera, o magari tra qualche mese. Sì, perché tra le varie caratteristiche che la contraddistinguono, la paralisi nel sonno sa anche colpire nel momento più inaspettato, soprattutto quando te ne dimentichi e credi di aver iniziato finalmente a dormire come tanti altri attorno a te. Ma come il migliore dei film horror insegna, nel momento in cui pensi di aver sconfitto il nemico e la vita torna alla sua placida routine senza oscure presenze, eccolo lì, nello sfondo dietro tutte le case e le porte, che torna più forte di prima. E il mio nemico è stata appunto la paralisi del sonno, lo è stata per cinque lunghi anni. Nel corso di questo periodo si è evoluta, ha avuto dei picchi degni di un film di Lars Von Trier o di Lynch, picchi nei quali mi trovavo a chiedere aiuto a chiunque fosse nella stanza con me, senza essere ascoltata. Ed è nata la paura del letto. Anche in questo la dottoressa Bignamini conferma che non sono la sola a viverla così. “Spesso nel corso della terapia, i pazienti esprimono il terrore legato alla stanza da letto, poiché collegano a quella stanza le paure più grandi. Importante è evitare questa demonizzazione perché può provocare un forte trauma. E’ necessario seguire il paziente in modo tale da fargli capire che dormire durante il giorno, tamponando con sonnellini di poche ore, non è la soluzione finale. Anzi – continua la psicoterapeuta – occorre modificare lo stile di vita, magari evitare i caffè, migliorare l’alimentazione, riducendo le eventuali aggravanti in modo che risulti più semplice fare una diagnosi ed individuare le cause principali alla base di queste patologie”. Nei casi più gravi si ricorre anche alla prescrizione di antidepressivi, questo perché molti pazienti esprimono “un forte senso di disagio e di impotenza di fronte a queste esperienze notturne, considerate così sconvolgenti da essere ricollegate a veri fenomeni sovrannaturali”, aggiunge la dottoressa.

Ergo, quando su Google immagini digitate ‘paralisi del sonno’ e tra i risultati si susseguono illustrazioni degne del più oscuro quadro di Goya o Bacon, sì, avete trovato le immagini giuste. Si impara comunque a convivere con questi episodi, magari trovandone i lati positivi. Prima fra tutti la possibilità di avere accesso, appunto, ai sogni lucidi: mettere la tuta spaziale e diventare onironauta per una notte. Magari non proprio una e basta. Risultato? Ad oggi riesco sempre di più a distinguere la realtà dal sogno e, nel caso in cui il sogno non mi piaccia, so come uscirne, come svegliarmi o come prendermi gioco dei personaggi che condividono l’esperienza onirica con me.

 

di Lucia Cicciarelli e Vittorio Signifredi

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*