Parma mappata dai viaggiatori di ieri e di oggi per Nouvelles Flâneries

NELLA CITTA' COLOR MALVA DI PROUST, UNA MOSTRA DIFFUSA DA' VITA AL PROGETTO ARTISTICO DI ETTORE FAVINI

“Una piccola città che produce grandi formaggi”: così lo scrittore Thomas Gray ricorda Parma. Questa citazione è solo una delle dieci presenti nelle lastre donate dall’autore Ettore Favini alla città, opere che danno vita al progetto artistico dell’associazione culturale Others ‘Nouvelles Flâneries‘ che sabato 19 maggio ha visto a Parma l’inaugurazione di una mostra diffusa articolata tra vari edifici di Parma.

UNA MOSTRA DIFFUSA – Una prima peculiarità di questo progetto artistico, come testimonia il nome stesso, sta infatti nel suo spandersi per buona parte del centro storico; le varie camminate da una lastra all’altra sono essenziali quanto le opere stesse perché concretizzano un’idea di fruizione dell’ambiente urbano diversa dal tram tram di tutti i giorni. Nouvelle Flâneries è infatti innanzitutto un invito, da raccogliere quando e come si vuole, a rallentare i ritmi giornalieri per guardare la città come farebbe un ‘botanico da marciapiede’, un flaneur.  Il termine, reso famoso da Baudelaire, indica proprio colui che cammina indolente alla ricerca di sensazioni ed emozioni nuove. Da qui l’idea di guardare ai grandi del passato che hanno soggiornato a Parma e che ne hanno immortalato lo spirito sotto forma di lettere e racconti. Scopo della mostra è vedere la città con occhi diversi e sguardi nuovi. “Tra i tanti autori che hanno parlato di Parma abbiamo scelto solo i viaggiatori, coloro hanno visitato il capoluogo da turisti”, spiega Favini. Il posizionamento delle targhe non è lasciato al caso: ogni luogo ha infatti un legame più o meno visibile con i personaggi citati; primo fra tutti Proust, la cui frase viene apposta su un edificio color malva, nuance che l’autore associò a Parma. Seguendo un percorso ideale tra i palazzi, talvolta gli stessi in cui i viaggiatori hanno soggiornato, riscopriamo Goldoni e il suo coinvolgimento involontario alla battaglia di San Pietro, Leonardo Da Vinci e i suoi studi sugli Appennini nati per caso, proprio grazie al suo soggiorno nella città parmigiana. Il tutto avendo sempre sullo sfondo città e architettura, in un dialogo continuo e aperto tra opera, paesaggio urbano e spettatore, che vede piazze e strade con doppie lenti: quelle del passato e quelle della modernità.

Ettore Favini con la curatrice della mostra, Valentina Rossi

UN PERCORSO COMUNITARIO – “Un progetto nel progetto“: con queste parole Michele Guerra, assessore alla Cultura del Comune di Parma, presenta Nuovelles Flâneries, progetto che rientra in una serie di appuntamenti culturali che si susseguiranno fino alla nomina di Parma a Capitale della Cultura 2020. “L’idea è quella di dare maggior spazio all’arte, Nuovelles Flâneries è solo un inizio”. A sua volta, l’evento del 19 maggio rappresenta la conclusione di un percorso iniziato mesi prima con la residenza artistica di Ettore Favini in città. Parallelamente alla creazione delle lastre, l’artista ha tenuto un workshop di quattro giornate aperto sia agli studenti del Capas dell’Università di Parma che alla cittadinanza per realizzare insieme una nuova mappatura artistica della città . “Lo scopo è stato essenzialmente quello di creare dei nuovi flaneur“, spiega l’autore. Ma un flaneur con gli strumenti del XXI secolo: Favini infatti ha chiesto ai partecipanti di servirsi dell’app Strava, solitamente utilizzata da maratoneti o podisti. “L’app permette di vedere quale percorso e quanti km si percorrono – chiarisce l’autore – inoltre dà la possibilità di collegare le foto fatte al luogo visitato”. Con gli studenti poi è stato adottato un approccio diverso rispetto ai residenti, giocando proprio sul fatto che conoscessero meno la città. “Abbiamo chiesto ai fuori sede di fare un percorso diverso da quello di ogni giorno; altre volte, invece, di fare il solito tragitto ma più lentamente, guardandosi davvero intorno”. Le camminate in solitaria sono poi state accompagnate da tour di gruppo guidati, di stampo storico e architettonico. A chiudere il ciclo delle lezioni, una presentazione dedicata a come fare ad essere dei flaneur della contemporaneità. Al laboratorio hanno partecipato anche studenti esterni all’Università  Parma. Vittoria, amante dell’arte e studentessa arrivata dall’Argentina grazie al bando Overworld, racconta così la sua esperienza: “Sono arrivata un mese prima del corso, quindi ovviamente non conoscevo assolutamente nulla di Parma. Ho scoperto la città proprio grazie a Favini“. I vari tracciati, sovrapposti l’uno sull’altro, hanno portato i partecipanti ad accostarli alle linee pulsanti di un cuore. Quello di Parma.
La mappatura per riscoprire la città a partire da queste opere sarà disponibile in versione digitale sul sito dell’associazione culturale Others.

PER OGNI GUSTO – A piedi, in bicicletta, col cane o col passeggino. A raccogliere l’invito di Favini è stato un gruppo intergenerazionale: dai giovani studenti ai parmigiani con i nipotini. Superati i primi minuti di rincorsa all’autore, la camminata si è fatta più lenta, la fila compatta si è disgregata: al suo posto una fiumana di gruppi sparsi che procedeva lentamente, utilizzando i minuti di camminata da una targa all’altra per conversare, o semplicemente ammirare una Parma che si abita ma spesso non si vive a pieno. La riappropriazione dello spazio pubblico è avvenuta quasi involontariamente, spingendo molti dei partecipanti a camminare al centro delle strade.
A chiudere l’incontro sono state le parole di Germaine Beaumont, l’unica autrice donna ricordata nelle targhe. “Parma non è una città che si visita, è una città dove si va a zonzo, dove si va a vedere l’ora alla meridiana, oppure si cammina passo passo, pigramente“.

 

di Gloria Falorni

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