Parco Fluviale, le associazioni: “Cambia il nome ma non il progetto”

GLI AMBIENTALISTI REPLICANO ALL'INTERVISTA DELL'ASSESSORE ALINOVI SUL PROGETTO IN VIA DI DEFINIZIONE

La scorsa settimana si è parlato del progetto Parco Fluviale, un parco con sentiero ciclabile lungo il torrente Parma, presentato in una intervista dall’assessore Michele Alinovi. ParmAteneo ora dà invece voce alle associazioni ambientaliste parmigiane, come promesso.

Il progetto ha scosso un po’ gli animi in questi ultimi due mesi in città, soprattutto tra le numerose associazioni ambientaliste presenti sul territorio. Abbiamo dato voce ad alcune di loro per sottolineare le principali criticità del progetto. Hanno risposto alle nostre domande Rolando Cervi, presidente del WWF Parma; Simonetta Rossi, vicepresidente di ParmaEtica; Bruno Marchio, presidente di Legambiente Parma; Laura Dello Sbarba, di ADA Donne Ambientaliste e Francesco Fulvi, ex presidente di Manifattura Urbana.

Gli interpellati rigettano totalmente l’affermazione dell’assessore Alinovi sul loro coinvolgimento nel progetto preliminare. “Dopo questa affermazione ci siamo scervellati per capire a cosa si riferisse l’assessore” riferisce la portavoce di ADA. “Solo una volta, mentre ci stavamo rimettendo le giacche alla fine di una riunione, l’assessore ci ha detto: ‘Ma una pista ciclabile sul greto della Parma?’, ma noi non siamo mai stati chiamati a dare il consenso alla cosa” continua Cervi di WWF Parma. Anche Legambiente Parma conferma quanto detto da Cervi aggiungendo come questa riunione sia avvenuta quasi due anni fa, nel settembre del 2017. ParmaEtica riferisce invece di non essere mai stata contattata sul merito, nonostate la partecipazione alla Rete del Verde del Comune di Parma, e al coro si unisce anche Manifattura Urbana.

IMPATTO SULL’AMBIENTE– Ma quali sono le principali criticità che riferiscono le associazioni ambientaliste? Il presidente di WWF Parma fa notare come il progetto possa essere “dannoso per la biodiversità che caratterizza e ha sempre caratterizzato il verde che costeggia il torrente Parma”. Questa, infatti, verrebbe fortemente compromessa dall’intervento massiccio della mano dell’uomo. “Anche se il nuovo progetto non contempla più una pista ciclabile asfaltata, sono comunque previste quattro rampe di cui solo due già esistenti- continua Cervi- Le altre due dovrebbero essere create ex novo e in muratura“, con il conseguente inevitabile utilizzo di ruspe, scavatrici e operai che lavorano ininterrottamente per almeno qualche mese. Della stessa idea è Simonetta Rossi di ParmaEtica che, insieme al comitato dei cittadini, si sta muovendo per raccogliere firme al fine di impedire la realizzazione del progetto. La Rossi mette in evidenza come l’area sia un “importante corridoio ecologico che non dovrebbe essere toccato da nessun intervento urbano. Rispetto a quanto appreso prima dai giornali poi in una riunione voluta dalle associazioni con l’assessore, cambia il nome, non si parla più di pista ciclabile, ma non cambia il progetto, la sostanza e l’impatto che avrebbe sull’alveo del torrente”.

“Siamo contrari in maniera motivata” obietta Laura di ADA Donne Ambientaliste, spiegando invece la sua proposta, ossia “lasciare la sponda sinistra così com’è e chiedere alla Regione l’autorizzazione a creare sulla sponda destra un’area di riequilibrio ecologico“. Si tratterebbe di “un’area protetta che istituisce la Regione Emilia Romagna e che viene attuata quando l’area in questione è delimitata e inserita in un contesto fortemente antropizzato”.

Il ‘no’ arriva anche da Manifattura Urbana, il cui ex presidente preferirebbe che quei soldi (ricordiamo che si parla di 700 mila euro per la realizzazione del progetto e almeno 20 mila euro all’anno per la manutenzione) venissero spesi altrove, perchè, come dice Fracesco Fulvi: “Parma ha altre priorità“. E continua facendo l’esempio dei Giardini di San Paolo: “Con 700 mila euro lo fai due volte! Ad oggi il parco è chiuso per lavori e non c’è un progetto per il giardino”. L’associazione Manifattura Urbana si dichiara aperta al dialogo con il sindaco e con i cittadini, “coloro che andrebbero davvero sentiti”. Come altri suoi colleghi ambientalisti, Fulvi sottolinea “l’inutilità del progetto. Prima ci sarebbero da fare altre cose, per esempio non c’è una pista ciclabile davanti le scuole, dove vanno anche i miei figli, o i figli dei miei amici, e questo non è accettabile”.

Anche il presidente di Legambiente Parma propone una soluzione analoga, puntando l’attenzione sul fatto che “la città gode già di aree verdi”, portando come esempio, questa volta, la zona vicino agli argini di via Langhirano, che ad oggi è abbandonata a sè stessa. “Gruppi di volontari si occupano di mantenere queste aree in condizione di poter essere utilizzate. Attualmente infatti, a mantenere pulita l’area della Parma sono i volontari di Legambiente e, secondo il loro presidente, con il nuovo progetto si rischierebbe solo di aumentare il problema manutenzione del verde e raccolta rifiuti. Marchio mette in evidenza come il torrente sia una risorsa molto importante e il progetto del parco fluviale “non migliorerebbe l’educazione ambientale”.

“I COSTI SONO TROPPO ALTI”– Di questo si lamentano dello specifico WWF Parma, Legambiente Parma e Manifattura Urbana, denunciando come il progetto abbia un costo eccessivamente alto per un parco che, alla fine dei conti, “sarà utilizzabile solo poche ore al giorno e che verrà chiuso nei mesi invernali”. Inoltre c’è da  notare come la zona sia già accessibile attualmente, e “un’intervento simile sarebbe inutile oltre che dannoso”. Si potrebbe fare una pista ciclabile sul lungoparma, ribadiscono più volte i portavoce,  e “tutti quei soldi potrebbero essere spesi per sistemare le piste ciclabili e tenere pulite le aree verdi che già ci sono”. Sul tema accessibilità tuttavia l’assessore Alinovi aveva specificato già l’attenzione dell’amministrazione per le persone diversamente abili, anziane o con passeggini, che oggi non riuscirebbero ad accedere alla zona.

NESSUNA LUCE, NESSUN CONTROLLO… E LA SICUREZZA?– Altro elemento cruciale che è emerso dalle conversazioni con gli esponenti delle associazioni è quello della sicurezza: del torrente e delle persone. “Bisogna stare attenti quando si toccano i torrenti”, esclama infatti Simonetta di ParmaEtica. Per la sicurezza personale, invece, c’è da chiedersi se “aprire al pubblico una zona parzialmente nascosta e quasi per nulla illuminata sia una buona idea dato che non si riesce a garantire la sicurezza di zone come viale dei Mille, figuriamoci lungo il torrente” commenta la Rossi.

Il parco del Ticino di Pavia, che l’assessore Alinovi ha preso come modello di riferimento, inoltre “non è paragonabile alla situazione del torrente Parma per due principali motivi. – conclude la portavoce di ADA – Il primo riguarda la biodiversità, di cui il nostro torrente gode in maniera preponderante rispetto al Ticino. Il secondo motivo è che il parco del Ticino è un parco vero, come lo è anche il parco del Taro. Qui si usano delle parole che non corrispondono ai fatti, e le parole hanno la loro importanza“.

Insomma, secondo le associazioni ambientaliste, il rischio di questo progetto è, in sostanza, quello di rivelarsi un flop in termini di risorse ma anche di sicurezza ambientale e personale.

ParmAteneo ha sentito anche cosa ne pensano i cittadini parmigiani. Abbiamo fatto un giro al mercato e in centro storico. Potete ascoltare le loro opinioni qui: http://www.parmateneo.it/?p=48836

 

di Eleonora Di Vincenzo 

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