Parma contrasta la violenza sulle donne con la cultura

INIZIATIVE E SIMBOLI A VENT'ANNI DALL'ISTITUZIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEL 25 NOVEMBRE

“La violenza è la ragione di chi ha torto”. Con questo slogan il Comune di Parma dice NO alla violenza di genere. È un fenomeno sommerso e poco visibile, perché si manifesta talvolta nell’ambiente famigliare o sul posto di lavoro, dunque in situazioni in cui è difficile denunciare. Quest’anno compie vent’anni la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e il Comune di Parma, con la collaborazione di enti e associazioni del territorio, ha realizzato una serie di eventi per stimolare la riflessione sul tema.  È un fenomeno che può assumere varie forme, più o meno evidenti: dai maltrattamenti psicologici ai soprusi economici, dalla violenza fisica a quella sessuale, dai fenomeni di stalking agli episodi di femminicidio. Secondo i dati della Direzione generale anticrimine, nel marzo 2019 mediamente vi è stata una vittima di violenza ogni 15 minuti, 88 ogni giorno; da gennaio ad agosto 2019 i femminicidi sono stati il 49% sul totale delle vittime di sesso femminile.

Depliant del programma – Profilo Facebook del Comune di Parma

VENT’ANNI DI CAMBIAMENTI – “La violenza di genere è sempre esistita, la rivoluzione è che ce ne stiamo occupando” sostiene la psichiatra e psicoanalista Maria Grazia Mazzali all’incontro intitolato ‘La comunicazione empatica nella coppia come prevenzione alla violenza di genere’, tenutosi mercoledì 20 novembre allo Studio S Architettura e Design di Interni a Parma. È il ’68 a segnare il punto di svolta tra i rapporti di coppia, il cambiamento socio-culturale sradicò le vecchie leggi: in Italia, in quell’anno, fu dichiarata incostituzionale la legge che puniva le donne adultere; la legge sul divorzio fu conquistata del 1970 e nel 1975 furono soppresse praticamente tutte le disparità, almeno da un punto di vista legale, quindi uomini e donne diventarono uguali nel matrimonio, condividendo le stesse responsabilità riguardo le decisioni da prendere in merito ai figli. Ma il cambiamento dei rapporti tra i sessi non ha arginato l’uso della violenza. Infatti, è stato il 1993 a segnare la presa di coscienza della gravità del problema: il 20 dicembre 1993, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 adottò la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza sulle donne. “Affermando che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne e danneggia ed annulla il godimento da parte loro di quei diritti e libertà, e preoccupata per il prolungato insuccesso nella protezione e promozione di questi diritti e libertà nei riguardi della violenza contro le donne […] Solennemente proclama la seguente Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, e sollecita che ogni sforzo venga fatto in modo che risulti generalmente riconosciuta e rispettata”.

Con questi presupposti, l’ONU nel 1999 designò il 25 novembre come Giornata Internazionale, al fine di promuovere gli stati all’organizzazione di iniziative per una maggiore sensibilizzazione e educazione sul tema. La scelta di questa data è simbolica: in questo giorno si commemorare il primo Incontro Internazionale Femminista, avvenuto a Bogotà, in Colombia nel 1980. Questa decisione venne presa per ricordare le tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, attiviste politiche del gruppo clandestino ‘Movimento 14 giugno’ della Repubblica Domenicana. Le attiviste furono brutalmente assassinate nel 1960: mentre le tre donne viaggiavano in auto, furono fermate dai militari del dittatore Rafael Léonidas Trujillo; furono torturate e bastonate, i loro corpi rimessi nell’auto che fu gettata in un precipizio per simulare un incidente. Per l’opinione pubblica fu chiara la causa dell’accaduto e le ribellioni portarono alla fine del regime nel 1961.

DATI SUL FENOMENO – Ad eccezione dei dati sui femminicidi, la conoscenza del reale numero di atti commessi rimanere limitata. Infatti, le vittime, a causa delle reazioni emotive e psicologiche procurate da una violenza, non denunciano il reato. Secondo i dati raccolti dall’Istat nell’indagine sulla sicurezza delle donne condotta nel 2014, emerge che il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha subito nella propria vita una forma di violenza fisica o sessuale. Il 68,6% delle donne intervistate ha troncato una relazione proprio a causa di un fidanzato violento, proprio perché per il 13,6% delle donne è stato un partner o ex partner ad abusare di loro, mentre per il 24,7% sono stati altri uomini, persone semplicemente conosciute. Si riscontra come molti episodi avvengano tra le mura domestiche, a causa della gelosia del compagno (27,9%) o per la separazione (10,5%). Minacce, spintoni, strattonamenti, schiaffi, calci e pugni, ma anche essere toccate, abbracciate o baciate contro la propria volontà, fino a episodi gravi di stupro, che per il 62,7% dei casi vengono commessi da fidanzati o mariti. La violenza non è solo fisica e sessuale, vi sono dei comportamenti che segnano le disuguaglianze tra uomo e donna, che vanno dagli atteggiamenti di umiliazione, svalorizzazione, intimidazione, limitazione delle libertà della donna anche dal punto di vista economico.

Anche sul luogo di lavoro si registrano questi atti. Sulla base dell’indagine sulla sicurezza dei cittadini dell’Istat del 2016, viene riscontrato che l’8,9% delle lavoratrici attuali e passate ha subito nel corso della vita lavorativa delle molestie fisiche o dei ricatti sessuali.

L’atto estremo, il femminicidio, l’annientamento della donna, secondo i dati è salito da 123 vittime in Italia nel 2017 a 142 nel 2018. Nel 2019 la cifra attuale è di 94 vittime. I dati più promettenti riguardano le denunce: il loro aumento segna una maggior consapevolezza e sensibilizzazione della donna verso delle possibili soluzioni. Infatti, dalla tabella si può notare un aumento delle denunce e una maggiore apertura al dialogo, ricercando un aiuto sia dalle forze dell’ordine sia con da altre persone vicine alle vittime.

Dati Istat sulle denunce delle donne

Non sono episodi lontani dalla realtà di Parma. Pochi giorni fa, il 23 novembre, in zona Pablo un uomo ha cercato di sparare alla ex e al nuovo compagno della donna. Una tragedia sfiorata, perché la pistola si è inceppata, ma ciò non ha fermato l’uomo che ha colpito le vittime con il calcio della pistola e uno scontro tra i due uomini, fermati dai Carabinieri arrivati dopo una segnalazione.

I gradini illuminati di rosso del Teatro Regio di Parma

PARMA VUOLE IL CAMBIAMENTO – Parma si mobilita per educare al rispetto: informazione e conoscenza come forme di prevenzione. Il Comune, con la collaborazione di enti e associazioni, ha organizzato un programma in un arco di tempo di più di due settimane per questa occasione. Incontri, conferenze, spettacoli e momenti per riflettere sul tema della violenza contro le donne. Un percorso strutturato e promosso da Nicoletta Paci, assessora alle Pari Opportunità, che quest’anno ha visto la partecipazione attiva anche del Teatro Regio. Infatti, lunedì 25 novembre la facciata del Teatro si è illuminata di rosso e sui suoi gradini sono state posizionate delle scarpe rosse, simbolo della lotta contro la violenza, il cui abbandono in determinati luoghi diventa un gesto concreto per sensibilizzare l’opinione pubblica. Gli spettacoli nei teatri della città uniti dall’hashtag #neancheperfinta, hanno promosso la riflessione sul tema, attraverso musica e cultura, creatrici di maggiore coscienza e sensibilità. Le occasioni sono state molteplici: nella mattinata del 16 novembre, il Teatro al Cerchio ha proposto il seminario ‘Le bambine cattive non esistono’ condotto da Antonella Questa; Enrico Galliano insieme al musicista Pablo Perissinotto il 23 novembre con  lo spettacolo ‘In Prima Persona’; nella stessa giornata il Teatro del tempo ha proposto lo spettacolo ‘Simposio’ di Platone e alla sera ad Europa Teatri la rappresentazione ‘A piedi nudi verso Itaca’, voci di donne libere dalla violenza.

La giornata del 25 novembre si è aperta con l’incontro nell’Aula della Corte d’Assise del Tribunale con Lucia Russo, Giovanna Ollà, Cecilia Cortesi Venturini e Adriana Nicoletti, per inquadrare la situazione giuridica delle vittime. Alle 17, nella Biblioteca Sociale Roberta Venturini, si è tenuta una conferenza all’interno di ‘Le bambine salvate‘, mostra fotografica di Stefano Stranges.

La consapevolezza che passa per la conoscenza, ma il dialogo non deve essere solo tra donne, ne è la prova l’associazione Maschi che si immischiano, gruppo che nasce a Parma nel 2016 con l’obiettivo di rendere consapevoli gli uomini del loro ruolo attivo per la prevenzione, mettendo in evidenza i valori intrinsechi dell’eredità patriarcale; far luce sul linguaggio, sui comportamenti, sugli stereotipi e sulla coscienza collettiva. Per questo è stato organizzato nella giornata del 25 novembre, sotto i Portici del Grano in Piazza Garibaldi, un momento di riflessione, pensieri e testimonianze. Delle candele accese e dei nastri fucsia come simboli per i partecipanti alla veglia.  “Donne e uomini insieme su questo punto – commenta il professor Gabriele Balestrazzi, giornalista e membro dell’associazione – è una banalità rivoluzionaria. Anzi, scusate se noi uomini siamo arrivati così in ritardo a parlarne”. Infatti, l’incontro è cominciato con una lettura corale da parte dei membri dell’associazione, volta a ribadire che non esiste un solo modo di esprimere la maschilità.

Messaggi proposti da Maschi che si immischiano

Alla radice c’è la mentalità sessista e patriarcale, che può essere sradicata: ‘Scegli che uomo 6’ è la campagna lanciata dall’associazione che ha coinvolto la squadra di Rugby di Parma, le Zebre, ponendo una serie di interrogativi per far riflettere gli uomini sul loro atteggiamento nei confronti delle mogli, colleghe, figli, perché la violenza non è l’unica scelta.

Un partner attento o che si fa servire? Un padre che ascolta o che spaventa? In pubblico ascolti le donne o le mortifichi?

Le Mine Vaganti, compagnia teatrale amatoriale, hanno urlato il loro dissenso: “Un pugno non è un bacio, uno schiaffo non è una carezza”. Tra i partecipanti anche dei rappresentanti del Comitato studentesco, determinati ad istituire uno sportello d’ascolto specifico per questo tema rivolgendosi alle universitarie.

Parma non si ferma: per chi volesse ancora partecipare alle iniziative, giovedì 27 novembre alle 18 nella Libreria Mondadori si terrà un reading di lettura ‘Voci. Poesie e testi del mondo curdo’, realizzato dall’associazione VocInArte; rivolto agli studenti delle scuole superiori di II grado ‘E voi non dite niente?’, realizzato da Croce Rossa Italiana, al teatro al Convitto Maria Luigia sabato 30 novembre; la conclusione si terrà domenica 1 dicembre alle ore 10, con una bici-staffetta nel Parco della Cittadella, su iniziativa dell’associazione Al-Amal e Tuttimondi.

Il 25 Novembre non è una ricorrenza. Ora e sempre NO alla violenza.

 

di Michela Dalla Benetta

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