La pensione? Ancora (dis)uguaglianze tra uomo e donna

ALLA CAMERA DEL LAVORO DI PARMA, CGIL PRESENTA LA "PENSIONE CONTRIBUTIVA DI GARANZIA" PER SANARE IL PROBLEMA DELLE DISUGUAGLIANZE DI GENERE

Venerdì 21 febbraio, alla Camera del Lavoro di Parma, si è tenuto il convegno (Dis)uguaglianze di genere nel sistema previdenziale. L’incontro è stato promosso dalla sezione parmense della CGIL e moderato da Lisa Gattini, segreteria generale CGIL Parma. Al convegno hanno partecipato anche Nicoletta Paci, assessora alle pari opportunità di Parma, Luca Ferrari, direttore patronato INCA CGIL Parma, Valentina Anelli, segretaria generale SPI CGIL Parma, Paola Bergonzi, segretaria generale FILCAMS CGIL Parma, Fiorella Prodi, segretaria confederale CGIL Emilia-Romagna e Roberto Ghiselli, segretario confederale CGIL Nazionale.

(DIS)UGUAGLIANZE DI GENERE– Tema del convegno, le disuguaglianze di genere del sistema previdenziale pensionistico italiano. L’obiettivo, come ha sottolineato la segretaria Gattini, è quello di “porre il punto sulle disuguaglianze di genere, non limitandosi a fare una disamina delle normative che regolano il regime pensionistico, ma cercando di fare un ragionamento più profondamente politico sul come si creano le disuguaglianze nel sistema pensionistico”.

Disamine politiche fondate sull’oggettività dei dati e sui fenomeni di disuguaglianza che caratterizzano mondo e mercato del lavoro. L’incontro è stato infatti anche l’occasione per presentare il report 2019 sulle disuguaglianze del sistema previdenziale, promosso dalla CGIL e basato su dati ISTAT. Dai dati emerge che queste disparità non si perpetuano direttamente a causa dei dispositivi legislativi in vigore, ma per le condizioni di diseguaglianza tra i sessi ancora oggi in essere nella società italiana. Parliamo di un fenomeno che si verifica principalmente per motivi sociali e culturali, come ha tenuto a precisare la Gattini: “L’origine del problema sta nelle condizioni della donna nel mercato del lavoro e nel sistema di welfare. Il problema previdenziale è a valle delle cose ma comunque, per come è concepito, aggrava la situazione ulteriormente”.

Ad essere messo sotto accusa, comunque, come ha ribadito la segreteria generale, non è soltanto l’attuale sistema previdenziale: “Oggi si parla di superamento della riforma Fornero, ma le modifiche legislative in materia pensionistica risalgono a governi precedenti. Percorsi fatti per equilibrare i conti dello Stato ed avulsi dalle condizioni reali nelle cittadine e nei cittadini”.

DATI SULLA DISUGUAGLIANZA DI GENERE IN ITALIA– I dati del report relativi al 2017 sono chiari: la retribuzione media delle donne è inferiore a quella degli uomini di 7834 euro, circa il 30%. La conseguenza diretta è dunque che le donne beneficiano di pensioni minori. Diverse le ragioni: in primis, è minore il numero di donne occupate nel mondo del lavoro; le loro carriere professionali sono molto più discontinue; accedono a posizioni più remunerate con meno frequenza rispetto gli uomini, ma non per diversità di contratti, quanto per diversa assegnazione di ruoli e mansioni.

 

Il grafico a lato è emblematico. Nella composizione di 24 ore di un giorno medio settimanale di un lavoratore tra i 25 e i 64 anni, il 21,7% della giornata delle donne è occupato nella cura familiare, contro il 7,6% degli uomini. Tempo che va a discapito di quello da dedicare al lavoro e al tempo libero.

Altro dato importante in tal senso è quello che riguarda la richiesta dei congedi parentali. Nettamente maggiore il numero di congedi parentali richiesti dalle donne nel 2018: 276. 762 contro 67.767 degli uomini. 

E A PARMA?– Parma non smentisce il trend del paese, anzi lo conferma. La differenza nella retribuzione uomo/donna vale il 13%. Paradossalmente, nella provincia il 52% dei pensionati è di sesso femminile, anche se questo costituisce una spesa minore rispetto agli uomini. Ad affermarlo, Luca Ferrari, segretario generale Flai CGIL: “In provincia di Parma la maggioranza di pensionati sono donne, però se andiamo a dividere le pensioni sulla tipologia vediamo che sono a maggioranza in qualunque tipo di pensione tranne che nelle pensioni di vecchiaia e di anzianità. Se togliamo queste pensioni ci rimangono sostanzialmente quelle assistenziali”.

Pensioni dunque più basse, beneficiate appunto da chi non ha possibilità di avere continuità sul lavoro. Nel nostro paese queste persone sono molto spesso le donne. Tra le misure che incidono sull’impossibilità di maturare una piena pensione contributiva, Ferrari si è soffermato sul part-time verticale ciclico: “Altra ingiustizia, per cui le persone non lavorano di fatti tutto l’anno a livello contributivo. È tuttavia apprezzato dalle lavoratrici perché permette di conciliare vita personale e lavoro, però penalizza dal punto di vista pensionistico perchè l’Inps non riconosce i contributi nei mesi in cui non si svolge l’attività”.

Su questa tipologia di contratti, punta il dito anche Paola Bergonzi, segretario generale FILCAMS CGIL: “Il part-time riguarda molte donne, ma non è una scelta autonoma per conciliare vita e lavoro, ma imposta, perché costituisce le uniche offerte che si trovano”.

UNA BATTAGLIA DELLE DONNE, UNA BATTAGLIA DI TUTTI– Questa battaglia della CGIL contro le disuguaglianze di genere non va però pensata come una battaglia relativa al solo sistema previdenziale e soprattutto non solo delle donne. A tal proposito Fiorella Prodi, segretario regionale CGIL: “Non possiamo pensare che dei temi di genere se ne occupino solo le donne. I temi di genere devono diventare una parte integrante della nostra organizzazione. C’è l’idea di andare a recuperare le specificità per farle diventare un collettivo”

Si tratta dunque di una questione che riguarda tutti, perché in gioco c’è la sostenibilità del mondo del lavoro e del sistema previdenziale. Questi, secondo le stime CGIL, non potranno che essere insostenibili tra il 2035-2040 senza riforme strutturali. Il report mostra infatti come con l’attuale sistema pensionistico contributivo la stragrande maggioranza delle donne potrà accedere alla pensione solo a 73 anni.

LA PROPOSTA DELLA CGIL – A tirare le somme del convegno è Roberto Ghiselli, segretario confederale CGIL nazionale. Il segretario ha esposto la proposta del sindacato, attualmente su un tavolo di discussione con il Governo, relativa alla pensione contributiva di garanzia. Si tratta di una misura che, come spiega Ghiselli: “Non è una pensione di cittadinanza. È un meccanismo che in qualche modo dice che se tu hai avuto una posizione di debolezza nel mercato del lavoro per molti anni te li considero comunque come se tu avessi lavorato, a patto che alla fine del tuo lavoro non riesci a crearti una posizione forte. Non è assistenza, è un riconoscimento di dignità”.

Alla base di questa idea: solidarietà e flessibilità. Principi con i quali Ghiselli vuole proporre una riforma strutturale della Legge Fornero: “Flessibile perché affida ai lavoratori e alle lavoratrici di scegliere. Solidale perché introduce degli elementi di solidarietà e di equità”.

 

di Angelo Baldini 

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