Lo sport è un settore dominato dagli uomini?

MA È COSÌ SORPRENDENTE VEDERE UNA DONNA FARE ATTIVITÀ SPORTIVE? ANCORA OGGI Sì, LO SI PERCEPISCE ANCHE DAL LINGUAGGIO

Molti sono del parere che lo sport non sia un’attività adatta alle donne, o quantomeno alcune attività sportive. Stiamo parlando di un punto di vista da cui più di qualcuno non riesce a staccarsi, forse per eccesso di maschilismo o perché si rifiuta di riconoscere la sua inferiorità in alcuni sport rispetto ad una collega donna. In verità, lo si deve ammettere, ultimamente le donne stanno dando prova di grande carattere in ambito sportivo, non certo per “dichiarare guerra” ma per dimostrare che non deve esserci distinzione sessuale.

LINGUAGGIO TAGLIENTE – Il linguaggio è uno dei punti che certamente evidenzia un divario ancora da colmare tra uomo e donna. Capita che una donna venga presa più in considerazione per i particolari estetici, tipo le unghie colorate o la gonna, che per i meriti sportivi tant’è che, in caso di successo nella categoria che la vede impegnata, viene festeggiata con il nomignolo di “donna con le palle” o addirittura la vittoria viene sminuita e buona parte del successo viene attribuito all’allenatore uomo. Se si parla di una donna sportiva lo si fa più per la sua vita privata che per la sua carriera. Quante volte, infatti, molte sportive vengono ricordate solo perché hanno avuto un flirt con un collega?

Usare un linguaggio così forte è anche sinonimo di mancanza di educazione e, purtroppo, molte volte i protagonisti in negativo sono gli stessi genitori. Per citare un esempio: durante una partita tra Treporti-Miranese, categoria Giovanissimi, un arbitro donna, Giulia Nicastro, ha dovuto subire fin dall’inizio offese sessiste dalla tribuna per tutto il match e in più la provocazione di un 14enne che si è abbassato i pantaloncini in campo e l’ha sfidata ad espellerlo oppure a effettuare pratiche sessuali con lui. Come risultato, la questione è stata affrontata dalla Federazione mentre la povera ragazza è stata assistita psicologicamente e aiutata a superare il difficile momento dalla sezione Aia di Venezia. Il ragazzino è stato poi espulso dalla squadra e squalificato per un anno.

Se c’è stata solidarietà da parte della Federazione, in maniera del tutto diversa si è mosso il giornalista Sergio Vessicchio: “Uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono centinaia di migliaia di euro ed è una barzelletta della federazione una cosa del genere, impresentabile per un campo di calcio”, sono state le sue dure parole durante la telecronaca della partita tra Agropoli-Sant’Agnello, giocata nel campionato di Eccellenza Campania nell’edizione dell’anno scorso.

Parole che ha portato la Federazione a radiarlo. Già altre volte Vessicchio si era reso protagonista di esternazioni a carattere sessista. Solo dopo il giornalista ritrattò le sue dichiarazioni: “Ho sbagliato e ho fatto una stupidaggine. Mi sono espresso male; non sono sessista e le farei governare il mondo. Ero in diretta e non potevo subito riparare. Mi sono accorto subito di aver detto una cavolata e ne pagherò le conseguenze”.

NUOVO VOLTO PER IL CALCIO? – Il calcio è tra gli sport più amati e praticati nel mondo, in Italia è come una religione e, per buona parte degli sportivi, è lo sport perfetto per il genere maschile, non solo per quanto venga seguito in televisione ma anche per il numero di atleti che lo praticano a livello professionistico o per semplice hobby.

Certamente negli ultimi due anni il calcio femminile ha fatto parlare molto di sé, a cominciare dal giorno in cui la Nazionale guidata da Milena Bertolini ha ottenuto la tanto attesa qualificazione al Campionato del Mondo dopo 20 lunghi anni di assenza, mentre la Nazionale di Ventura ha dovuto subire la tanto deludente quanto inaspettata eliminazione per mano della Svezia. La squadra femminile, alla fine, è stata protagonista di un ottimo torneo terminato ai quarti finale contro la fortissima Olanda, campione d’Europa in carica. Un traguardo che sicuramente pochi si sarebbero aspettati, data la presenza di Australia e, soprattutto, Brasile nel girone eliminatorio. Ogni partita, inoltre, è stata seguita da un grande numero di telespettatori.

Antonio Cabrini, allenatore della Nazionale femminile dal 2012 al 2017, è stato uno dei punti più importanti nella crescita dell’intero movimento, grazie ai quarti di finale raggiunti nell’Europeo 2013. L’ex difensore della Juventus e della Nazionale Campione del Mondo’82 ha espresso la sua soddisfazione per questo enorme passo avanti: “Il movimento è cambiato in maniera positiva, con l’inglobamento delle squadre femminili in società professionistiche maschili. È stata definita una migliore qualità, metodologie di lavoro innovative, quindi il calcio femminile ha proprio voltato pagina. È chiaro che ora siamo in un momento di transizione, perché il prossimo step deve essere quello di rendere queste ragazze delle professioniste. Se non verrà fatto, il calcio femminile rimarrà sempre una potenziale opportunità di crescita ma non come quello maschile”.  

Questo Mondiale sarà la vera e propria svolta per il calcio femminile? Ci sono buone possibilità, considerando il buon momento che le Azzurre stanno confermando grazie al primo posto nel girone di qualificazione all’Europeo in Inghilterra nel 2021 e alla finale raggiunta nell’Algarve Cup, poi non disputata a causa della diffusione del Covid-19. Inoltre, negli ultimi 15 anni sia l’Europa che l’Italia hanno conosciuto un notevole incremento di atlete praticanti il calcio. Secondo i dati forniti dalla UEFA, nella stagione 2009/2010 si registravano in Italia 11.987 tesserate (tra calcio a 11 e calcio a 5), nel 2014/2015 erano 20.563 e nel 2016/2017 erano 23.196. Numeri molto diversi se messi a confronto con quelli che si registravano sul finire degli anni Ottanta, ben oltre 105.000 donne, ma soprattutto imparagonabili a quelli delle altre nazioni europee di maggior livello come la Germania (100.000 giocatrici), in testa al ranking UEFA e seconda in quello mondiale della FIFA del calcio femminile.

Come ha dichiarato l’ex calciatore Guglielmo Stendardo: “Attualmente il numero di tesserate del calcio femminile è troppo basso rispetto ad altri contesti e i risultati in Champions confermano il problema. Aggiungerei una rivisitazione del tetto salariale degli stipendi per essere competitivi con gli altri paesi. Tutte riforme necessarie, soprattutto in tema di tutele e di diritti, che potrebbero promuovere un movimento straordinario e ricco di risorse. Per attuarle, però, occorrono menti, capacità e competenze specifiche in un settore nuovo ricco di possibilità. Pertanto cogliamo dalle avversità che stiamo vivendo delle opportunità incredibili per migliorare un mondo che all’ estero ha già dato tantissime soddisfazioni. Un nuovo mondo che badi all’etica nello sport e non solo al business, che pensi alla Lega Pro e il mondo dei dilettanti’. Ci sono, dunque, molte modifiche da apportare.

È evidente che, malgrado un notevole aumento negli ultimi anni, il nostro paese deve ancora fare molta strada per recuperare il tempo perduto, ma i buoni risultati ultimamente ottenuti dalle Azzurre possono rappresentare una nuova rampa di lancio.

QUANTE DONNE PRATICANO SPORT – Come tutti sanno fare sport non è solo sinonimo di divertimento da condividere con amici, ma anche un modo per allontanare stress e tensione. Secondo una ricerca del CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali) in Italia ci sono circa 18 milioni di donne che praticano sport, circa il 60% del totale delle donne italiane e il 48% di tutti gli sportivi del nostro Paese. In aumento è il numero di donne che si sono iscritte a discipline sportive, più dell’11,9% e, parlando di fasce d’età, quella più impegnata nello sport è compresa tra gli 11 e i 14 anni (56,8%), mentre dall’adolescenza in poi la percentuale scende al 42,6%. Dopo la maggiore età, la percentuale di ragazze che si dedica con costanza allo sport si ferma al 31,9%.

Parlando in modo più dettagliato, in base alla raccolta dati della CENSIS, il calcio risulta essere lo sport in cui la presenza femminile fatica a farsi strada infatti, di circa 1.056.824 gli atleti tesserati a federazioni calcistiche solo il 2% è rappresentato da donne. Ma il numero potrebbe presto cambiare, considerando che più bambine e ragazze si dilettano nel calcio femminile: nel 2018 le donne tesserate sono state 23.903, quando vent’anni fa erano circa 8mila. Negli ultimi anni la risonanza dei campionati di calcio giocati da donne ha, infatti, permesso a molte giovani di dedicarsi a uno sport che per anni ha visto l’incontrastato dominio degli uomini.

La ginnastica è certamente uno degli sport in cui prevale la presenza femminile, come la danza artistica o ritmica, ma anche quelle tipicamente praticate in palestra. Ciò nonostante lo sport più praticato dalle atlete è la pallavolo, che vede il 77% delle donne su un totale di 331.843 atleti.  Al secondo posto, invece, si posiziona il tennis con 400 mila tesserati, di cui il 33% tenniste.

Quello che, dunque, non si riesce ancora a capire è che non deve esserci alcuna distinzione sessuale nelle discipline sportive. Nessuno nasce “imparato”, ma semplicemente ci sono attività in cui si è più portati e in altre meno, uomo o donna che sia. 

di Mattia Celio

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