Lezioni online, alle difficoltà dei docenti risponde un gruppo di studenti UNICATT

FUTURI MEDIA EDUCATOR OFFRONO SUPPORTO DIGITALE GRATUITO AI DOCENTI: "FORMARE UNA CULTURA NUOVA DI SCUOLA"

didattica a distanza

Era il 24 febbraio quando i cancelli delle scuole di tutta Italia sono rimasti chiusi a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Da quel momento 1,5 milioni di studenti e i loro docenti hanno fatto i conti con un unico imperativo categorico: didattica a distanza. Niente lezioni frontali, niente campanelle, ricreazione o interrogazioni alla lavagna, ci si interfaccia tramite schermo da ormai due mesi. Un passaggio non indolore: basta digitare “didattica a distanza” su Google per accorgersi che la parola immediatamente successiva, tra le ricerche già effettuate, risulta “idee”, a testimonianza del disorientamento di molti insegnanti o delle famiglie stesse alle prese per la prima volta con un’esperienza nuova.

Sono emersi limiti nelle conoscenze delle tecnologie usate per lo svolgimento delle nuove lezioni a distanza, problemi con il tempo della durata delle lezioni o la possibilità di fruire o meno delle registrazioni. Il carico cognitivo spesso non è calibrato per tutti gli studenti e metterebbe in una posizione di svantaggio i ragazzi con DSA, disturbi specifici dell’apprendimento. Nasce poi la necessità di una guida uniforme per tutti i docenti degli istituti garantita dal dirigente scolastico e, là dove possibile, da un team digitale. Consapevoli di questa improvvisa condizione della scuola, alcuni studenti dell’Università Cattolica di Milano hanno ideato un’iniziativa di supporto digitale per la didattica a distanza.

INSIEM.E.: L’IDEA SPONTANEA DI UN GRUPPO DI GIOVANI FORMATORI –  Il gruppo Insiem.e. è composto da insegnanti, educatori, tutor ed esperti di comunicazione, attualmente anche studenti del corso di laurea magistrale UNICATT in Media Education, che si sono conosciuti e messi a disposizione gratuitamente in questo periodo di emergenza. Offrono le competenze del team per far fronte alle difficoltà degli insegnanti. Come spiega Martina Morreale, studentessa e membro dello staff comunicazione del team: “Abbiamo avvertito il bisogno spontaneo di andare incontro ai tanti dubbi emersi nei primi giorni di scuola online e abbiamo fatto girare con un passaparola la nostra disponibilità negli ambienti che frequentiamo, dato che molti di noi si occupano già di formazione. Le richieste sono state inizialmente di carattere tecnico, ma presto, soprattutto i docenti, hanno evidenziato un bisogno diverso. Gli scambi spesso hanno assunto una forma confidenziale, molti ci hanno chiesto quale fosse il modo migliore di svolgere le interrogazioni o le lezioni stesse”.

UN AIUTO AI DOCENTI- L’idea è stata lanciata i primi di marzo da un invito spontaneo sui social del team Insiem.e. Dopo le prime tre settimane erano circa 30 le richieste. I docenti, pur riconoscendo il bisogno di colmare alcune lacune legate all’utilizzo delle tecnologie, si sono messi in discussione.  “L’impressione è che molti si siano trovati improvvisamente a fronteggiare strumenti che non conoscevano abbastanza– rivela la futura media educator – ma anche l’immediata disponibilità a imparare.  Stanno lavorando più di prima, perché oltre a preparare le lezioni, è necessario avere dimestichezza con il computer, imparare ad usare gli applicativi online forniti dalla scuola e pensare ad una didattica che per forza di cose è differente da quella a cui da anni sono abituati”.

Una tematica ricorrente è quella delle interrogazioni: a molti insegnanti preoccupa la modalità di valutazione degli alunni, e come svolgere soprattutto le verifiche orali. Il consiglio è quello di scoraggiare lo studio mnemonico e favorire invece la rielaborazione dei contenuti, perché garantisce un apprendimento duraturo e scongiura la tentazione dello studente di guardare gli appunti. Così come è subito emersa la difficoltà nel gestire i tempi: è controproducente pensare che una lezione online possa durare o essere svolta come a scuola. Le lezioni devono essere più brevi o intervallate da una pausa.

didattica a distanza

UNA NUOVA CULTURA SCOLASTICA – Suggerimenti questi ultimi che evocano un nuovo modo di fare didattica, obiettivo tra gli altri del corso in Media Education, nato tre anni fa a Milano: il corso mira infatti a formare pedagogisti esperti di tecnologie digitali, capaci di rispondere a esigenze di diversa natura presenti da tempo nella scuola. La situazione attuale è un’occasione per ripensare certi metodi, come si stava facendo anche prima negli istituti più innovativi del Paese. Alla fine di questo periodo particolare gli insegnanti avranno maturato un’esperienza professionale che permetterà di capire come gli strumenti digitali si possono usare per fare scuola. “La questione è molto più ampia di una semplice risposta alla reclusione per via del Coronavirus, si tratta di formare una cultura nuova di scuola – afferma Martina – Se vogliamo dare un senso a tutto questo ed evitare di rimanerne solamente segnati, accogliamone gli insegnamenti e iniziamo a ripensare la scuola in un’ottica attuale e preventiva”.

Non ci si può limitare a trasporre la didattica tradizionale in una conferenza virtuale, piuttosto bisogna adattarsi alle caratteristiche dell’ambiente che cambia. “Meglio puntare a una didattica più partecipativa – dice ancora Martina sulla base delle testimonianze ricevute in queste settimane – anche perché in un mondo congestionato dalle informazioni, quello che occorre è una guida”.  Online la didattica non può essere solo frontale né l’assegnazione dei compiti può ridursi alle sole consegne tramite registro elettronico, senza predisporre momenti di condivisione successivi con il docente e la classe stessa. 

SUPPORTO DIGITALE A DISTANZA, COME FARE – Altri consigli sono l’uso e la condivisione del materiale di supporto audiovisivo, favorire massimamente la partecipazione degli studenti pensando la classe come una comunità e proporre attività collaborative. Consapevoli di lavorare in un ambito innovativo e insieme assai delicato, a prescindere dall’emergenza, Insiem.e. è già diventato un progetto a tutto tondo: “Abbiamo creato un archivio delle domande ricevute, sappiamo che questo è un buon momento per fare conoscere il nostro tipo di lavoro – conclude Martina – per cui offriamo anche dei contenuti formativi che saranno validi anche quando i ragazzi torneranno sui banchi. Presto diventeremo un’associazione”. Il team, che nel frattempo ha ottenuto il beneplacito del Cremit, riceve richieste soprattutto via mail o tramite Messenger; un membro della squadra se ne fa carico offrendo un aiuto personalizzato, dopo aver individuato una risposta insieme al resto della squadra. Ci si può rivolgere al servizio scrivendo una mail all’indirizzo insieme.mediaeducation@gmail.com o consultando la loro pagina Facebook

di Sofia D’Arrigo

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*